Opere
La peculiarità della decorazione del palazzo consiste nella sua qualità e soprattutto nella sua integrità: praticamente, non solo le decorazioni pittoriche e le vetrate, ma anche gli arredi ed i mobili risalgono all’epoca della costruzione e sono frutto dell’ingegno di Tito e dei suoi collaboratori.
L’ampio ingresso introduce alla bellissima scala convessa a pianta circolare, mentre le panche lignee e le lampade in ferro battuto e vetro integrano la ricca decorazione dipinta delle pareti. La flessuosa, doppia rampa di scale, inquadrata da un prospetto delimitato da due colonne a fascio è accompagnata alle pareti da vetrate policrome geometriche e pannelli dipinti con complesse decorazioni riche di motivi allegorici (graticola di San Lorenzo, vasi, leoni rampanti ecc.), conduce al secondo piano, i cui ambienti più significativi sono rappresentati dall’atrio esagonale, illuminato da un velario in vetro, che introduce agli uffici più importanti dell’edificio, ai quali si accede da portali timpanati. Lungo le pareti del vasto ambiente si trovano alte fasce decorate con motivi a vaso e graticola, mentre a sinistra dell’ingresso, entro un grande pannello rettangolare, le figure di San lorenzo e San Martino, dipinte da Tito assieme ad una veduta ideale del paese di Borgo. I due santi protettori di Borgo sono raffigurati secondo l’iconografia tradizionale, in abiti liturgici e con la graticola il primo, rivestito di una lucida corazza metallica con mantello e spada il secondo, in pose iconiche e araldiche di solenne efficacia.
Il vero cuore politico e artistico del palazzo è, tuttavia, la stanza del podestà (oggi stanza del sindaco), abbagliante per la completezza e bellezza della decorazione e degli arredi. Tutto l’ambiente si è quasi perfettamente conservato: dal bellissimo tondo centrale del pavimento, con la figura in ceramica policroma di San Lorenzo, alla decorazione delle pareti, costituita da pannelli incorniciati da elementi figurati e vegerali in grès ceramico, dipinti con complesse edicole recanti i nomi degli “uomini illustri” borghigiani, al monumentale lampadario in ferro battuto, ad alcuni dei mobili, realizzati dalla falegnameria Cesare Bini (sempre su disegno di Tito), per concludere con la splendida serie delle vetrate delle finestre, la cui coloratissima articolazione geometrica appartiene ormai chiaramente al linguaggio Decò.