San Bartolomeo a Galliano

BARBERINO DI MUGELLO – Le origini e la storia di Galliano con la sua pieve di San Bartolomeo, sono strettamente connesse alla presenza e alle attività feudali che gli Ubaldini svolsero nella parte più occidentale del Mugello. Scesi in quest’angolo della Tuscia dopo la caduta dell’Impero Romano, occuparono un’area vastissima di territorio pedemontano e appenninico, insinuandosi profondamente anche nella regione romagnola. Probabilmente gli Ubaldini giunsero nella zona di Galliano ben prima dell’anno Mille costruendovi la propria dimora fortificata, odierno Palazzaccio, in posizione sopraelevata e dominante la piana del Tavaiano.

Secondo gli storici, la costruzione del borgo fortificato di Galliano, sarebbe avvenuta invece nella prima metà dell’XI secolo, favorita dagli stessi Ubaldini che ne avevano intuito la notevole importanza strategica ed economica. Da qui transitava infatti, uno dei tracciati viari più importanti dell’epoca che consentiva il collegamento fra l’area fiorentina e il nord della penisola attraverso il valico dell’Osteria Bruciata, seguendo un percorso che si snodava in massima parte all’interno del feudo ubaldino.

Galliano sorse quindi come punto di controllo sulla viabilità da e verso l’Appennino, meta di sosta e di ristoro lungo un itinerario difficile e pericoloso, sul quale proprio gli Ubaldini esercitavano un controllo totale, esigendo pesanti gabelle di transito. Come ogni altro borgo fortificato del tempo, possedeva il proprio luogo di culto e di preghiera, esistente però inizialmente fuori dalle mura, nel luogo detto allora in Ricavata. Adonaldo degli Ubaldini edificò la primitiva chiesa di San Bartolomeo nel 690, probabilmente non lontano dalla piccola cappella del Castelluccio che ancor oggi s’incontra poco fuori dal paese, lungo la strada che sale a Panna.

Panorama dal Castelluccio

Il Niccolai, storico del Novecento, narra inoltre che poco dopo, lo stesso Adonaldo avesse fatto edificare appena fuori dal borgo, anche un monastero femminile, dove presero i voti religiose della stessa famiglia degli Ubaldini.

La chiesa attuale sorse in epoca più tarda, probabilmente sulle basi dell’antico oratorio del monastero e la tradizione vuole che la stessa sia stata consacrata il 19 maggio 1163, giorno di Pentecoste, da San Tommaso di Canterbury durante il suo passaggio verso Roma. Per lungo tempo, in omaggio a questo evento, rimase l’usanza di esporre ai fedeli la terza domenica di maggio, i paramenti usati dal vescovo durante la cerimonia di consacrazione.

Gli Ubaldini furono per secoli i patroni di San Bartolomeo e dell’adiacente cenobio femminile, che dal 1364 avrebbe assunto però una nuova identità, divenendo convento dei monaci Basiliani. Inserita nel piviere di San Gavino Adimari, la chiesa ottenne il titolo di prioria nel 1548, concesso da Niccolò Ridolfi vescovo di Firenze a Girolamo di Melchiorre Ubaldini, il rettore di allora.

Alla prima metà del Settecento sembrano appartenere importanti interventi di restauro e consolidamento dell’edificio, mentre con decreto vescovile del 4 settembre 1837 la prioria di Galliano diveniva pieve con le annesse parrocchie di San Lorenzo a Croci, Santa Maria a Collebarucci, San Michele a Cintoia e Santo Stefano a Rezzano.

Al momento di questa nuova investitura, la chiesa da tempo priva delle periodiche cure patronali degli ultimi Ubaldini, mostrava i segni della propria vetustà, denunciando un evidente degrado e precaria staticità. I Vaj-Geppi, nuovi patroni della chiesa in quanto eredi degli Ubaldini furono chiamati al radicale intervento di sistemazione e ricostruzione dell’edificio, cui avrebbe contribuito in maniera significativa anche la famiglia Torrigiani, da tempo proprietaria di molti beni in Galliano.

Fra il 1845 e il 1847 la chiesa vecchia fu completamente demolita per dar spazio ad una nuova costruzione, sicuramente di foggia moderna per l’epoca, non molto diversa da come la vediamo oggi. Il nuovo edificio mostrava un’architettura sobria e compatta, munita di torre campanaria sul lato sinistro, una lunetta sopra la porta d’ingresso e tre finestre di foggia analoga, aperte nella parte alta, sulla parete di sinistra. Semplice anche l’interno ad unica navata, con pareti ornate di fregi e stucchi e coperta con volta a botte. Quest’ultima, poco tempo dopo decorata a fresco dai Chini, sarebbe andata completamente perduta con il crollo del soffitto avvenuto nel 1963.

Rosone policromo sulla facciata

Il semplice prospetto che ora si affaccia sulla piazza del paese accanto alla Porta Fiorentina, conserva ancora molto della sua originale linearità, ad eccezione dell’oculo circolare apposto negli anni trenta del Novecento in sostituzione della lunetta.

San Bartolomeo a Galliano – Interno

All’interno l’unica navata è coperta a capriate e prende luce da strette finestre centinate con vetrate policrome. Il presbiterio è rialzato di due gradini, caratterizzato da un arco trionfale che delimita il coro. Ai lati dell’ingresso due acquasantiere di pietra finemente scolpite ed impreziosite da motivi a rilievo.

Acquasantiera in pietra scolpita
Fonte Battesimale in marmo, 1314

Nell’angolo destro accanto all’ingresso è collocato il Fonte Battesimale di marmo bianco racchiuso da una balaustra metallica. La vasca battesimale ha forma ottagonale e reca la scritta “Bertus Lotti de Gagliano A.D. MCCCXIV hoc opus fieri fecit.” La colonna di sostegno alla vasca è invece di esecuzione posteriore e mostra una base con motivi fitomorfi. Per comodo del popolo e per la sua notevole distanza dalla chiesa madre, San Bartolomeo ebbe il proprio Fonte nella seconda metà del Settecento, ben prima che le venisse riconosciuto il titolo di pieve.

Tabernacolo per Oli Santi, sec. XVII

Accanto al Fonte, sulla parete della controfacciata è sistemato un elegante tabernacolo di marmo bianco del XVII secolo. Di esecuzione raffinata mostra un disegno classico con lesena laterali e capitelli a foglia d’acanto. Nel timpano è riprodotta una conchiglia fra due ali stilizzate e sulla base un evidente motivo di piccoli intarsi cilindrici neri.

Sant’ Antonio Abate, sec.XIX

Nella navata, sopra il primo altare di destra si conserva un affresco databile alla metà dell’Ottocento e da considerarsi tra i primi arredi aggiunti dopo la ricostruzione della pieve. L’opera mostra un non meglio identificato Santo Anacoreta, rappresentato in ginocchio e in adorazione del Crocifisso. Tuttavia, alcuni suoi elementi iconografici concedono licenza per una lettura più attenta e un’attribuzione dell’immagine a Sant’Antonio Abate, figura del resto molto diffusa nella tradizione agreste e popolare dell’epoca. Il santo infatti, stringe nella mano destra il bastone con il campanello tipico degli eremiti e porta sulla veste il simbolo del “tau”(T) ultima lettera dell’alfabeto ebraico, molto frequente nelle rappresentazioni pittoriche di Sant’Antonio e adottato per sottolineare la natura ascetica del santo ma anche simbolo o allusione alla fine delle cose terrene. La mano sinistra cinge invece un teschio, simbolo di saggezza e di consapevolezza della morte.

Margaritone d’Arezzo – Madonna col Bambino, 1257

Sempre sulla parete destra ma sul secondo altare, protetta da una teca di vetro, è visibile una suggestiva immagine della Madonna in trono col Bambino. Questa tavola a fondo oro, che molti definiscono essere il dipinto della Madonna più antico del Mugello, è comunemente attribuita a Margaritone d’Arezzo e datata alla seconda metà del XIII secolo. Ritenuta miracolosa e popolarmente conosciuta come la Madonna del Rosario, l’immagine era in passato costantemente coperta da un drappo, rimosso solo in particolari momenti, quando il popolo gli si rivolgeva per ottenere intercessioni verso carestie, calamità naturali o epidemie. L’opera che mostra i caratteri della pittura bizantina, propone la Madonna seduta in trono, vestita di una tunica gialla e di un manto scuro impreziosito da fregi e ricami d’oro. Dolcissima l’espressione della Vergine che indica con la destra il Bambino seduto sulle ginocchia. Nella prima metà del Novecento erano ancora presenti sul quadro due corone metalliche forse in oro, che impreziosivano i volti della Madonna e del Bambino. La Soprintendenza alle Belle Arti eseguì un restauro dell’opera nel 1951 assegnandola alla scuola fiorentina del XIII secolo. Nella parte inferiore, leggibile solo quando la teca è aperta, compare la scritta “hoc B. Marie tabernaculum vetustate A.D. MCCLVII (1257) redac” probabilmente la data della realizzazione del dipinto.

Filippino Lippi – Madonna di Rezzano, da S.Stefano a Rezzano, sec. XV

Sopra la porta che dà accesso al chiostro è sistemata la splendida pala d’altare proveniente dalla chiesa soppressa di Santo Stefano a Rezzano. Di forma rettangolare (m 1×1,30 circa) la tavola raffigura una Madonna in trono col Bambino e santi (fine sec. XV). A sinistra San Giovanni Battista e San Francesco, a destra San Matteo e San Domenico. Di pregevole fattura l’opera richiama decisamente la maniera di Filippino Lippi, artista a cui viene comunemente attribuita.

Sulla parete sinistra dell’aula, nel primo altare dopo l’ingresso, è una statua policroma della Madonna racchiusa in una nicchia centinata, mentre in prossimità del presbiterio è collocato l’altare dei Torrigiani ornato da due stemmi di marmo che ne rammentano il patronato e l’impegno di questa famiglia nella ricostruzione ottocentesca della pieve.

Altare dei Torrigiani, stemma familiare
San Carlo Borromeo e San Luigi Gonzaga, sec.XIX

Sopra l’altare è l’affresco di San Carlo Borromeo e San Luigi Gonzaga, apposto come nuovo arredo dopo il 1847. San Carlo Borromeo è rappresentato sulla destra in abito cardinalizio mentre a sinistra è San Luigi Gonzaga in veste talare e con giglio bianco. Le figure si staccano da uno sfondo naturalistico nel quale compare un palazzo e un paesaggio non molto diverso da quello locale. Nella parte superiore dell’affresco è sistemato un dipinto con cornice ovale raffigurante la Madonna col Bambino.

Maddalena Tombaresi – Madonna col Bambino, 1999

Altre due opere pittoriche occupano i lati del presbiterio; a sinistra un trittico di Maddalena Tombaresi apposto nel 1999 raffigurante la Madonna col Bambino e a destra una Vergine Assunta del XVIII secolo giunta in dono alla pieve da una chiesa soppressa di Barberino.

Vergine Assunta, sec. XVIII

L’Altar Maggiore ha mensa di pietra, orientato verso il popolo e precede il coro con l’elegante organo da parete del 1851. Nella calotta del coro, il simbolo dello Spirito Santo e le figure circolari dei quattro evangelisti dipinte da Tito Chini nel 1922.

Altar Maggiore e coro con l’organo Ottocentesco e la cupola dipinta dal Chini nel 1922

L’aula è infine ricca di altre opere pittoriche minori provenienti da alcune chiese soppresse presenti in passato sul territorio di Barberino.

San Giuseppe col Bambino sec. XIX
Madonna col Bambino, sec. XVIII – Proveniente da S. Maria a Cafaggiolo

Fra queste è da ricordare un San Giuseppe col Bambino del XIX secolo e sulla stessa parete destra una Madonna col Bambino di esecuzione settecentesca proveniente da Santa Maria a Cafaggiolo.

Madonna col Bambino e San Giovannino, sec. XIX

Di provenienza locale dovrebbe essere anche la piccola Madonna col Bambino e San Giovannino databile al XIX secolo posta sulla parete sinistra accanto alla nicchia della Madonna.

Chiostro dell’antico monastero dei Basiliani

Esternamente sul fianco destro della chiesa si apre il chiostro dell’antico monastero, circondato da un suggestivo loggiato con volte a vela sorrette da colonne di pietra con capitelli ionici.

Chiostro – Capitello ionico
Chiostro – Lapide sepolcrale degli Ubaldini, sec. XIII

Sulla parete del chiostro adiacente alla chiesa resta una lapide sepolcrale del XIII secolo recante la testa di cervo emblema degli Ubaldini e l’epigrafe che recita “sepulcrum Davici Grecci delli Ubaldini da Galliano et filiorum” (Davizzo di Greccio degli Ubaldini e figlio) antica testimonianza della primitiva chiesa e dell’opera ubaldina nella zona.

Oratorio della Compagnia – Interno

Dal loggiato del chiostro si accede all’oratorio della Compagnia costruito nel 1745 dagli ultimi discendenti degli Ubaldini. La cappella ha un’aula spaziosa simile ad una piccola chiesa, coperta a capriate e caratterizzata da un’architettura semplice con arco trionfale sorretto da quattro colonne che delimita il presbiterio.

Davide del Ghirlandaio – Annunciazione, sec. XVI

Dietro l’altare, nella sua trionfale bellezza, si colloca la splendida tavola dell’Annunciazione tradizionalmente attribuita a Davide del Ghirlandaio, più recentemente ricondotta ad un pittore fiorentino del primo Cinquecento, forse il Bachiacca. Traslato in questa sede dall’oratorio più antico presente all’interno del paese, il dipinto si distingue per il fascino immediato e singolare che colpisce l’osservatore, determinato dalla vivacità dei colori e dall’eleganza del supporto che lo accoglie. L’opera è racchiusa infatti in una preziosa ed elaborata cornice lignea dipinta ad oro, con fronte intarsiato, colonne e gradini modanati di esecuzione raffinata. Delicatissima la figura assisa della Vergine che veste i colori dell’iconografia classica, e quella dell’angelo inginocchiato nell’atto di offrire un fiore. Le figure sono riprodotte all’interno di un elegante ambiente rinascimentale che lascia spazio ad un ampio scorcio paesaggistico retrostante.

Notevoli e di superba esecuzione anche le nove miniature di santi disposte sulle colonne e alla base della cornice.

Madonna in gloria fra San Francesco e Sant’Agata, scuola fiorentina, sec. XVII – Proveniente da S. Maria a Soli

Accanto all’altare, sulla parete destra del presbiterio è infine un olio su tela rappresentante la Madonna in gloria fra San Francesco e Sant’Agata. L’opera, un tempo pala dell’Altar Maggiore nella vicina chiesetta di Santa Maria a Soli, è raccolta all’interno di un’elaborata cornice lignea e costituisce un esempio classico della pittura devozionale tipica del Seicento fiorentino.

scheda e foto di Massimo Certini
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 giugno 2020

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5 commenti

  1. Recati PierLuigi on

    Complimenti per il bel servizio effettuato a memoria della storia di Galliano
    e aver riportato la bella immagine della Madonna dipinta da Francesco Ubertini Detto IL Bachiacca .

  2. Pingback: » Margaritone d’Arezzo, Madonna in trono col Bambino, 1257

  3. Donatello Azzini on

    bellissimo report, complimenti davvero. penso che poche persone siano al corrente o si siano mai informate su quante belle testimonianze artistiche ci sono nella chiesa di Galliano.

  4. Pingback: Il Filo – Il portale della Cultura del Mugello » Chiesa di San Bartolomeo a Galliano. Affreschi sulla cupola, Tito Chini (1922)

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