La pieve di Santa Felicita a Larciano, in val di Faltona, una delle più antiche del territorio, è citata per la prima volta in un documento del 1016.
Nel 1897 e nel 1907 la pieve fu interessata a lavori di ripristino e restauro, che le hanno conferito l’aspetto attuale, mentre nei successivi anni 1912-1914, fu abbattuto il vecchio campanile che sorgeva direttamente sull’abside, per edificarne, in forme chiaramente neomedievali, uno nuovo a torre.
La pieve, che sorge lungo il percorso della strada Faentina, si presenta con una facciata a quattro spioventi ed unico portale archivoltato. Sul lato sinistro della chiesa sorge, con facciata a capanna, l’oratorio della compagnia dell’Annunziata, accanto alla quale si trova, preceduto da un loggiato con colonne, probabilmente tratte dall’antico porticato della chiesa, un edificio novecentesco che in passato fu il teatro parrocchiale.
Interessante è l’esterno dell’abside che si presenta con caratteri spiccatamente lombardi, data l’articolazione della massa muraria: sotto una cornice superiore ad archetti pensili si apre una serie di fornici, mentre due lesene scendono fino al basamento dell’abside. Sul lato destro, la cappella del Rosario, costruita nel XVII secolo, nasconde parzialmente la muratura absidale. L’interno presenta una pianta basilicale a tre navate e sei campate sorrette da pilastri quadrangolari, privi di base e dotati di una semplice cornice modanata. Un’abside semicircolare conclude la tribuna. Malgrado i restauri di gusto purista, le linee architettoniche della chiesa risalgono chiaramente al periodo medievale, di cui rappresenta certamente uno degli esempi meglio conservati nel contado fiorentino. Il carattere del filaretto con cui sono realizzate le murature dell’edificio e la presenza al suo interno del fonte battesimale un tempo datato 1157, consentono e di riferire l’edificazione della pieve intorno alla metà del XII secolo. Del ricco patrimonio d’arte di cui la pieve doveva essere fornita rimane in situ ben poco: il più antico è rappresentato dal piccolo capitello cubico, murato sopra la porta che conduce nel cortile dell’abside. La sua decorazione richiama i modelli classici dei capitelli ionici, sia pure interpretati secondo una semplificazione formale che lo fa chiaramente riferire ad un epoca altomedievale, forse ai secoli VIII-IX. Si tratta probabilmente dell’unico resto di una struttura (un ciborio?) appartenente alla pieve preromanica e preesistente a quella attuale.
All’interno della chiesa, in corrispondenza della prima campata settentrionale, si trova certamente l’arredo più importante che vi è ancora conservato: si tratta dello splendido fonte battesimale in opus sectile, risalente al 1157. Tra le opere più rilevanti del cosiddetto romanico fiorentino, è costituito da una vasca esagonale formato da altrettante formelle, tre delle quali, appunto, realizzate in opera di intarsio in marmo bianco e verde di Prato. Dell’originario battistero, che recava la data MCLVII, restano solo tre decorate con finissimi motivi geometrici in verde di Prato su fondo bianco. Conclude il manufatto una raffinata cornice modanata e aggettante con una teoria di palmette eseguite a pasta vitrea. L’opera, evidentemente di fondamentale importanza per la possibilità di datarla con certezza, rappresenta uno degli esempi più alti di Inkrustationstill, romanico fiorentino. La sua perfetta e logica astrazione geometrica esprime, con un linguaggio alto e raffinato, quasi un pensiero astratto che prende forma, ne fa un’opera di grande significato, anche dal un punto di vista dei contenuti simbolici che certamente esprime. Dall’antico arredo della pieve proveniva certamente con tutta probabilità anche un piccolo leone stiloforo, con tutta probabilità appartenente ad uno scomparso pulpito coevo al fonte battesimale, come è possibile ancora oggi vedere, ad esempio, nella basilica fiorentina di S. Miniato al Monte o nella vicina pieve di Sant’Agata di Mugello. La piccola scultura, stilisticamente riferibile all’incirca allo stesso momento del fonte battesimale (metà sec. XII) fu utilizzata come base di un’acquasantiera in marmo, dalle eleganti linee rinascimentali, già conservata all’interno della sacrestia della pieve.
Tra gli altri arredi ancora presenti all’interno dell’edificio della pieve, si segnalano una bella acquasantiera marmorea, di elegante fattura rinascimentale; sulla parete di fondo della navata destra si riconoscono ancora i resti di un affresco che sembra riprodurre l’immagine della SS. Annunziata.
L’apparato iconografico è ancora oggi rappresentato dal dipinto del catino absidale, il “Redentore tra due angeli”, opera eclettica di Augusto Bastianini (Casole d’Elsa, 1875-1938), risalente con tutta probabilità ai restauri della fine del XIX secolo ed all’intervento di Leto Chini (1843-1910), ultimo dei figli di Pietro Alessio, al quale si deve la decorazione dipinta della seicentesca cappella del Rosario, che si apre sulla testata della navata sinistra, e probabilmente delle vetrate della chiesa (1904).
Particolare rilevanza assumono anche i più tardi lavori plastici che Mario Bini eseguì su committenza del pievano don Ferdinando Mei nel 1936. L’allora giovanissimo artista e docente mugellano (Borgo San Lorenzo, 1909-1987), si esprime con diversi accenti una qualità espressiva di primo livello: mentre nel monumentale Crocifisso bronzeo dell’altare maggiore, la qualità del modellato e la drammaticità espressiva rimandano alla grande scultura del primo prinascimento fiorentino, Donatello prima di tutti, la serie della Via Crucis, in pietra artificiale, mostra invece una potente ricerca di sintesi espressiva e lineare che guarda in tutta evidenza verso le più significative coeve esperienze artistiche italiane.
Salve, sarà possibile visitare Pieve di Santa Felicita a Faltona ad aprile. Sono interessato all’arte romanica e mi piacerebbe vedere un fonte battesimale unico? In caso affermativo, qual è la quota di iscrizione?
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1 commento
Ciao
Salve, sarà possibile visitare Pieve di Santa Felicita a Faltona ad aprile. Sono interessato all’arte romanica e mi piacerebbe vedere un fonte battesimale unico? In caso affermativo, qual è la quota di iscrizione?
Grazie in anticipo
BR
Janusz Stanczyk (Polonia)