SCARPERIA E SAN PIERO – Nel pomeriggio di venerdì scorso, 27 ottobre, si è tenuta nel Palazzo dei Vicari l’annunciata presentazione del libro di Claudia Giusti “Il Respiro della Foresta”.
Dire che è un libro fotografico è riduttivo, e la definizione migliore la fornisce la stessa autrice al suo interno, parlando di “Narrazioni fotografiche in due atti”.
La serata – un po’ “sui generis” come qualcuno dei partecipanti ha scritto sui social – , organizzata dalla Biblioteca di Scarperia e San Piero, è stata anche piuttosto contenuta nei tempi, ma non per questo meno accattivante. Innanzitutto la sala era gremita, e di questo Claudia e Elisabetta Boni, che l’ha accompagnata nell’occasione, hanno ringraziato. Inoltre, trattandosi di un’esperienza vissuta all’interno di nove delle più belle e ricche foreste europee, alcune delle quali patrimonio Unesco, ad incuriosire è stata anche la parte emozionale. E non soltanto per il contatto di prossimità con gli orsi bruni della foresta del Sarek, piuttosto che con i bisonti europei di Bialowieza, ma anche per le percezioni dell’aria, dei profumi, dei rumori del bosco, dei quali abbiamo perduto un po’ la memoria, immersi nella nostra rumorosa quotidianità.
Così, per le proiezioni delle foto della prima parte del libro Claudia ha scelto una musica tribale/world fusion, che ha facilitato l’immergersi in paesaggi talvolta immortalati nel loro aspetto più crudo, talaltra ripresi in splendide fioriture quasi da fiaba. Mentre la colonna sonora della seconda sequenza di immagini, di stampo più intimistico in quanto realizzate con una tecnica in movimento (panning) riproducente l’atto di respirare, sono stati il vento, lo scorrere dell’acqua, il canto degli uccelli… Ma, prima della seconda galleria di riproduzioni, il momento clou è stato un minuto di respirazione guidata dall’artista stessa, che ha avvicinato ancor più il pubblico a lei, al suo sentire, alla sua produzione. Ed a passare, insieme alle emozioni, è stato anche il messaggio insito nel testo, una sorta di dichiarazione d’amore alla natura attraverso fotogrammi che hanno del sacro affinchè – in questi tempi bui – , facciamo tesoro di tanta dedizione e rispetto, quali basi per approcciarsi a temi impellenti. Un’esperienza singolare, che ha sollecitato anche diverse domande, considerazioni sulla simbologia dei colori, evocazioni a partire da sfumature che sembrano pennellate su tela. Claudia ha lasciato tanto di sé e della sua esperienza in questo pur limitato momento, e se ancora qualcuno volesse approfondire il senso del suo progetto, sia stato presente o meno alla serata, può farlo contattandola alla mail claudia giusti@msn.com.
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