
VICCHIO – Un excursus su un personaggio cardine nella letteratura, nel teatro e nell’opera: questo è stato l’intento dello spettacolo “Falstaff ovvero l’educazione del principe”, diretto da Gianfranco Pedullà e andato in scena sabato 11 gennaio al Teatro Giotto di Vicchio. Sono molti gli spunti a cui la Compagnia di Teatro popolare d’Arte si è ispirata: ai testi shakespeariani “Enrico IV”, “Le allegre comari di Windsor” ed “Enrico V”, alle musiche di Giuseppe Verdi e alle parole del librettista Arrigo Boito. Il trait d’union fra questi generi letterari è stato reso dal protagonista, interpretato da Veio Torcigliani, il quale, essendo baritono di professione, ha eseguito a cappella molte arie dell’opera “Falstaff”. Tutti i personaggi, pur trattando temi comuni e quotidiani, li hanno espressi in toni piuttosto aulici, forse volendo far intendere il contrasto che vi è spesso tra forma e sostanza. Ed è proprio su questo contrasto che si è giocato l’intero spettacolo, si potrebbe ipotizzare che il volere della regia sia stato quello di contrapporre le sembianze alla realtà, evidenziando il subdolo che vi è nell’uomo. Il trionfo dell’ipocrisia lo abbiamo visto sul finale, nel momento in cui il principe, da sempre amico del protagonista, nel momento in cui diventa re, inizia a disprezzare Falstaff, il quale, per antitesi, nonostante fosse stato sempre presentato come un briccone, decide di difendere il suo re. È quindi solo il personaggio meschino e ipocrita che sull’ultimo riesce a portare avanti i veri valori. Un progetto ardito si è visto dietro quest’opera, la cui audacia però non si è percepita molto sul finale, del quale il pubblico all’uscita si è un po’ rammaricato. Infatti, l’energia e la dinamica che avevano caratterizzato lo spettacolo, si sono un po’ affievolite in fondo, non lasciando agli spettatori il finale forte che aspettavano con ansia.
Caterina Tortoli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 15 gennaio 2020
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