La ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Dante è l‘occasione per approfondire i legami tra il “ghibellin fuggiasco” e il poeta vagabondo di Marradi, che dichiara apertamente di avere innestato nella propria poetica “la più viva sensibilità moderna nella linea della più pura tradizione italiana”. I riferimenti espliciti, i richiami, il lessico, i sintagmi e le reminiscenze dantesche (non solo della Divina Commedia, ma anche della Vita Nova), sono numerosi nell’opera di Dino Campana, ma il dantismo di fondo è dato dal modello archetipico del viaggio su cui si adagiano la trama e la struttura del libro. Una poesia che racconta un viaggio, un cammino “nello spazio” “fuori del tempo” è una “poesia di movimento”.Una poesia che ha la sua massima esemplificazione in Dante Alighieri e che Campana sente propria : “Riposo ora per l’ultima volta nella solitudine della foresta. Dante la sua poesia di movimento, mi torna tutta in memoria. O pellegrino, o pellegrini che pensosi andate !.”
Di poesia di movimento nell’introduzione del suo libro L’Italia di Dante parla e cita Campana il prof. Giulio Ferroni, università La sapienza di Roma, che sarà ospite d’onore della serata con un intervento in diretta dal titolo: L’Appennino di Dante e di Campana. Il suo contributo dal titolo Sulla strada di Dante: una sfida al passato e al presente spicca anche nell’Appendice della terza edizione anastatica dall’originale del 1914 dei Canti Orfici, pubblicata per l’occasione in 500 copie numerate che sarà presentata da Mirna Gentilini, presidente dell’Associazione.
Altro momento importante del programma del genetliaco è la proiezione di un video Spiriti danteschi in Dino Campana prodotto dal Centro Studi Campaniani. Leggono Dante e Campana rispettivamente Lorenza Guerrini e Carolina Pezzini. Riprese e realizzazione tecnica di Carlo Borean. Concluderà l’evento, coordinato dal Silvano Salvadori, membro del Consiglio direttivo del Centro Studi, una performance di teatro, danza e ingegneria teatrale intitolata Chimera. Co-produzione Coppelia Theatre, Teatro del Drago, Ravenna Festival. Progetto vincitore Bando Internazionale Giovani Artisti per Dante 2020. La genesi della Chimera viene rappresentata sulla scena e raccontata attraverso una selezione di testi tratti dai Canti Orfici e dagli Inediti del poeta Dino Campana. L’intensità dell’atmosfera sonora scandisce il percorso interiore e esteriore della Chimera in mutazione: tecniche di danza e teatro fisico vengono inserite in una drammaturgia volta a trasformare in immagini e metafore visuali i versi poetici. La figura umana da larva informe diventa donna, poi essere felino dotato di protesi meccaniche e artigli; infine raggiunge la forma completa di Chimera alata, senza tuttavia esaurire il mistero della propria identità. Il progetto si propone di indagare la leggendaria figura della Chimera, essere mostruoso della mitologia greca, etrusca e romana, mentre nel linguaggio comune la parola chimera ha assunto il significato di “desiderio irrealizzabile, illusione, sogno vano, utopia, assurdità. La ricerca sulla Chimera approda anche allo studio del personaggio della Sirena descritta da Dante nel canto XIX (versi 1-33) del Purgatorio. Nell’immaginario di Dante le sirene sono raffigurate come donne- uccello, giovani fanciulle dal corpo di rapace, le muse del mare che ammaliano col loro canto i naviganti: detentrici di un sapere sovrumano. Le Sirene incarnano quindi quella dualità che caratterizza da sempre i “cercatori di conoscenza” come Dante, Campana, Ulisse. Una serata da non perdere a cui si potrà partecipare previo appuntamento e comunque esibendo il green pass.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 agosto 2021