
MUGELLO – Il corpo immobile, nudo, e proteso, con le grandi mani che raccolgono un bimbo inerte. Nel torace concavo si apre un vuoto in corrispondenza delle braccia che trasportano il fanciullo.
Un bronzo di cento chili, alto un metro e novantadue, agile nell’esprimere la disperata invocazione. Un monito a spogliare retorica e a rinnovare sconforto e coraggio. “La feci per me -continua Vangi – Questa scultura ha girato per diverse mostre, non solo in Italia, ma credo che Sant’Anna possa essere la sua dimora definitiva. Se me lo chiedessero, sarei disposto a regalarla al cordoglio delle vittime, agli impegni futuri di questo museo e di quanto rappresenta”.
E Giuliano Vangi, novant’anni, non si ferma qui. “Ci vedremo al MART di Rovereto il prossimo 11 marzo, una mostra personale, allestimento di Mario Botta”.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 agosto 2021