FIRENZUOLA – Grande scalpore suscitò, in tutto il Mugello, il furto della Madonna in terracotta invetriata, una Salus Infirmorum, attribuita ad Andrea della Robbia. L’importanza di questa maiolica venne affermata, dallo storico dell’arte Peleo Bacci, in un suo articolo su “ Rivista d’arte “ dell’aprile del 1909: “ Anche in quelle asprezze montane l’arte dei Robbia ha portato il proprio sogno di bellezza e di fede, un piccolo rilievo non più alto di 56 cm. ne più largo di 36. Il nome di Andrea della Robbia viene spontaneo sulle labbra, associato a quell’espressione d’ineffabile dolcezza che sta fra la lunetta di S. Maria del Fiore e la pala di Gradara”.
Il furto si consumò la notte tra il 27 e il 28 febbraio 1912, quando i ladri riuscirono ad introdursi nella chiesa della Traversa, allora denominata anche San Jacopo a Castro, passando per il tetto della sagrestia e uscendo poi tranquillamente, a misfatto compiuto, dal portone principale lasciandolo spalancato.
Un importante riferimento per la devozione popolare, oltre che un oggetto di ingente valore artistico, valutato all’epoca oltre 150000 lire, era stato rubato lasciando in un profondo sconforto il parroco Don Pio Benelli e tutta la popolazione traversina.
Le indagini per molti giorni segnarono il passo finché, casualmente, gli investigatori intercettarono una missiva che un tale Settimio Mannini, commerciante di Barberino del Mugello, aveva inviato al parroco, chiedendo se fosse stato disposto a pagare un compenso di due o tremila lire per poter rintracciare il capolavoro rubato. Molto abilmente gli inquirenti, spacciandosi per il parroco e per un suo collaboratore, riuscirono ad incontrarsi con il Mannini. Questi raccontò, poco credibilmente, di aver sentito, in una trattoria di via del Corso a Firenze, alcune persone discutere del furto, di essere risalito agli autori e di aver capito dove la Madonna era conservata. Con queste informazioni, secondo lui, aveva voluto mettersi a disposizione del parroco per poter recuperare l’oggetto. Il delegato di polizia Solaini, incaricato di seguire le trattative con i ladri, ricevette da costui l’assicurazione che, il recupero della Madonna, sarebbe andato a buon fine e che questa sarebbe stata spedita da Chiusaforte, in provincia di Udine, dove si trovava. Qualche giorno dopo il Mannini si incontrò con l’inquirente alla Traversa e qui con un lungo interrogatorio, al quale partecipò il pretore di Firenzuola Angelini, fornì elementi che servirono per l’identificazione e l’arresto di quattro persone ritenute gli artefici del furto; consegnò poi al Solaini la bolletta di svincolo di una valigia conservata alla stazione di San Piero a Sieve, nella quale venne trovata la preziosa immagine.
Un’altra versione, riportata da alcuni giornali dell’epoca, attribuisce il successo del recupero ai carabinieri e non alla polizia. Su questi organi di stampa si legge che l’operazione parte dall’azione del tenente dei carabinieri di Borgo San Lorenzo Pantaleoni, il quale era venuto a conoscenza, sempre dalle informazioni del Mannini, di particolari del furto; eseguì, con la collaborazione dei carabinieri di Udine e di Tolmezzo, l’arresto di una persona implicata nel rapimento e indicato come speditore dell’opera: Antonio di Leonardo. Questi rese una piena confessione dichiarando che, insieme al Mannini e a un certo Forasassi, si erano recati a Vienna per vendere l’opera, ma le persone a cui si erano rivolti non avevano voluto portare a termine l’operazione, perché pensavano che si trattasse di un falso. Fu a questo punto che si pensò di chiedere un riscatto al parroco della Traversa, e quindi di spedire la maiolica a San Piero a Sieve, dove fu recuperata dal tenente Pantaleoni il giorno 22 aprile, in una valigia di pelle gialla contenente anche due fazzoletti, un paio di calzini ed una cinghia.
Quale di queste versioni sia la giusta non si sa, questo scatenò anche lo scherno del giornale satirico mugellano “ Il Pananti”,che nel suo numero del maggio 1912, ironizzò su questa doppia indagine.
Comunque fortunatamente la Madonna fu ritrovata e depositata provvisoriamente presso la galleria degli Uffizi. A questo punto si sviluppò un dibattito cioè se fosse stato meglio conservare il bassorilievo robbiano, ma anche tutte le opere importanti presenti nella zona, in un posto sicuro, per esempio un museo, o se fosse giusto restituire l’opera al popolo che l’aveva custodita per tanti secoli. La ragione era forse da tutte e due le parti; ce l’aveva chi ne era proprietario ed ne aveva fatto oggetto di devozione e di rispetto, ma ce l’aveva anche chi voleva preservare queste opere per renderle fruibili da tutti conservandole in un luogo predisposto, in sostanza si chiedeva ai parroci e al popolo, delle chiese più isolate e meno difendibili, di rinunciare alle loro opere più significative magari sostituendo l’originale con una copia.
Il processo per il furto cominciò il 2 ottobre 1912 e si svolse anche nei successivi giorni 3 e 4; assenti quelli che erano risultati essere gli autori materiali del furto: Forasassi e Gardini, presenti coloro che furono complici a vario titolo: Di Leonardo, Settimio Mannini, Luigi Gatti e Sisto Nannini. L’occhio dell’opinione pubblica era rivolto specialmente sul Mannini, che ebbe parte attiva nel gruppo del marchese Gerini alle ultime elezioni.
Gli autori del furto vennero condannati a 4 anni e 8 mesi e a 3 anni e 6 mesi; rimase il dubbio che i due, in realtà, fossero solo i complici di un ben più abile ladro, rimasto sconosciuto, che era riuscito a staccare dal muro l’opera con estrema perizia e poi a far sparire ogni sua traccia. Gli altri imputati vennero condannati a pene più miti, salvo Sisto Nannini che fu assolto.
Grazie all’interessamento del marchese Gerini, il bassorilievo fu riconsegnato il 30 agosto 1913.
La Madonna con l’automobile di Guido Luder, giunse sul passo della Futa verso le 19. Lì trovò numerosa parte del popolo della Traversa, giunto in processione fra canti e preghiere. Durante il percorso erano stati predisposti alcuni archi trionfali, addobbati con bandiere e festoni vegetali; le case lungo il cammino del corteo e la chiesa erano illuminati a festa; i fedeli, lungo il tragitto, portavano ognuno un lampioncino in mano. Lungo la strada si erano installati numerosi banchi di frutta, di dolci e di gelati, che fecero fare affari d’oro ai commercianti. Giunti alla chiesa, la Madonna fu posta solennemente presso il suo altare.
Per l’occasione si tenne anche un triduo officiato da don Pacinotti, di Santa Margherita a Montici, e dal padre Diani, del collegio Sant’Antonio di Roma.
Il giorno seguente, la domenica, si susseguirono numerose cerimonie, con la partecipazione dei parroci del territorio. In questo giorno, a causa delle numerose persone presenti provenienti da Bruscoli, Barberino, Santa Lucia e altri luoghi dei dintorni, si effettuarono numerose corse straordinarie dei bus dell’autovia. Nella canonica si tenne, alle 12, un pranzo alla presenza del marchese Gerini e di tutte le più alte personalità del paese. Alle 16 una processione solenne, accompagnata dalla banda musicale di Firenzuola, percorse tutto il borgo con l’immagine della Madonna ritrovata; ai partecipanti vennero distribuite delle medagliette con la sua effige, fatte coniare da Teresa Torlonia Gerini.
Alle 21 si tenne uno spettacolo di fuochi d’artificio al termine del quale una gran folla si recò al castello Gerini, a rendere omaggio al marchese.
Le vicende della Madonna di Andrea della Robbia non finiscono qui. Purtroppo nel 1944 fu rubata di nuovo, ma di questo parleremo un’altra volta.

Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 Marzo 2020

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