un’antica immagine della Villa delle Maschere (villa Gerini)

BARBERINO DI MUGELLO – Il Mugello è un punto fondamentale per il passaggio dal nord al sud d’Italia. Ce ne siamo purtroppo accorti con l’invasione della ferrovia direttissima (che ha seccato le preziose sorgenti della zona) e l’invadente Autostrada, poi raddoppiata. Quando si poteva passare solo in carrozza o a dorso di ciuco, almeno dal punto di vista paesaggistico le cose andavano sicuramente meglio. Tanti furono i viaggiatori famosi che sostarono nelle locande lungo il nostro percorso appenninico: politici, scienziati, artisti, filosofi, regnanti e scrittori. I giudizi sulla difficoltà del tragitto alto-mugellano non furono unanimi. Alcuni lo trovarono agevole, altri tremendo, ma forse dipendeva dal dorso del ciuco, dal rango del viaggiatore o ..dal tempo che incontrò! Non è tutto, il problema spesso era anche quello di salvare la.. pelle, poiché gli abitanti del versante toscano erano giudicati nelle cronache “rustici e selvaggi”. Appunto, mi sembrava strano che il mio trisavolo non si fosse fatto riconoscere. La temibile Pietramala, famosa per la sparizione di viaggiatori, spaventò Stendhal (1817) e addirittura quel mascalzone del marchese De Sade che un’anima pia e tranquilla proprio non era. A riguardo di un possibile pernottamento in paese scrisse: “… il mio consiglio è di lasciare domestici e vettura fuori, piuttosto che entrare in questa casa infame, in cui, se ci si passa la notte, si rischia di venire derubati e magari anche peggio.” Anche riguardo al cibo le cose andavano maluccio. Nella seconda metà del Settecento scriveva il viandante e critico d’arte britannico William Beckford scendendo in Mugello “…vedemmo di fronte a noi un gruppo di misere capanne, al nostro avvicinarsi due megere ci vennero incontro furtivamente con delle lanterne e ci invitarono, con un ghigno che non dimenticherò mai, a mangiare…”. Per la cronaca, secondo Beckford la cena consisteva in succulente… interiora di corvo!

“Stazione di posta e osteria delle Maschere in un disegno datato 1770 e accanto una foto dello stesso luogo oggi”

Alcuni viaggiatori ne dissero ancor peggio. Lady Anna Miller, poetessa con una discreta puzza sotto il naso, passando in quegli anni dalla Futa, si fermò a cenare e riposare nell’Osteria delle Maschere, nome che (non so se vi è noto) deriva dalla presenza di 22 diverse maschere scolpite sulla facciata della villa che fu dei Gerini. Nel “villone” sostavano nobili e regnanti, mentre l’osteria “popolare” con stazione di posta adiacente era un po’ più a nord, nell’austero edificio piazzato sul crinale a bordo strada. Secondo l’altezzosa Miller quella era “..la più sporca delle locande e nel più misero letto corteggiavamo il sonno invano dopo aver consumato una cena… a base di stufati di maiale con l’intera testa dentro, ciglie, occhi e naso, gli ultimi resti del disgraziato animale rimasero impiastricciati tra i denti..”. Insomma, alle Maschere c’era un’osteria “tremenda”; ma che peccato, e dire che avevo un così tenero ricordo giovanile di quel posto. Tanto, ma tanto tempo fa ci abitava mio zio che faceva il guardiacaccia; mi ritornano in testa a questo punto vecchie immagini di scale buie e ripidissime per salire in casa e nel granaio, pieno di odorosi grappoli d’uva appassita appesi ai cannicciati..… L’artista W.Marlow pubblicò nel Grand Tour un disegno del 1770 di una non meglio precisata “stazione di posta vicino a Firenze”. Il confronto di sagome e finestre degli edifici tra quel disegno e la situazione odierna mi porta con certezza a dire che si tratta proprio dell’antica stazione delle Maschere (vedi foto dell’articolo); nonostante i restauri, duecento anni dopo il luogo ha mantenuto inalterate le principali caratteristiche strutturali. Insomma, un pezzo dell’antico Mugello è ancora lì, sotto i nostri occhi, purtroppo ormai distratti.

Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 Marzo 2020

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