MUGELLO – Tornando sull’argomento dell’XI^ edizione del premio “Ada Cullino Marcori” (già trattato, vedi articolo qui), tenutasi martedì 1 aprile nell’Abbazia di San Miniato al Monte, c’è da sottolineare come questa cerimonia abbia portato a più di un riferimento al Mugello.

Non soltanto, quindi, perché il premio è stato assegnato da una prestigiosa giuria al mugellano Dario Nardini, per il suo libro “Il calcio storico fiorentino. La rievocazione tra ‘patrimonio’ e identità” (ex aequo), ma anche perché la signora Cullino Marcori, alla quale il premio è intitolato, è transitata a Vicchio nel periodo dell’occupazione nazifascista. Su questo argomento, troviamo diverse informazioni nella rivista di lettere, scienze ed arti del Gennaio-Marzo 2015 “Nuova Antologia”, fondata da Giovanni Spadolini e diretta da Cosimo Ceccuti. Vi è pubblicato, infatti, il diario inedito di Ada Cullino Marcori relativo ai mesi di giugno e luglio 1944, a cura del figlio Roberto Marcori, Presidente della Fondazione dedicata alla madre che, oltre al premio annuale, organizza iniziative culturali e benefiche a lei ispirate.

Chi scrive è una giovanissima Ada, nata a Trieste nel febbraio del 1926, città nella quale compì i suoi studi magistrali e di pianoforte. Con la madre, Maria Frank Cullino, giunse a Vicchio dopo l’8 settembre del ‘43, per ricongiungersi al fratello Dario, direttore di una distilleria di proprietà del gruppo triestino Stock e studente universitario a Firenze. Il padre di Ada e Dario, Michele Cullino, in quel momento si trovava a Trani, dove dirigeva la Distilleria Adriatica, sempre parte del gruppo Stock. Essendo la Puglia troppo lontana, Ada e la madre, dovendo abbandonare Trieste dopo l’armistizio, raggiunsero Dario Cullino a Vicchio.

Il diario dei due mesi del ’44 in Mugello sono un prezioso documento di vita vissuta, in un periodo nel quale le violenze della guerra e i soprusi delle forze nemiche non risparmiavano nessuno. La scrittura è chiara ed esaustiva nella ricostruzione dei fatti e delle emozioni, dove a spiccare è la forte personalità di Maria Frank, la madre di Ada e Dario, una donna che ha saputo affrontare varie incursioni e situazioni di rischio, con la sicurezza di chi non è disposto a svendere la propria libertà. Un atteggiamento che, più di una volta, spiazzando l’avversario, ha salvato la vita della famiglia.

Roberto Marcori Consegna la targa al vincitore Nardini

Tanti gli episodi descritti, come quelli legati all’azione partigiana del 6 marzo 1944 e alle sue conseguenze, in primis le tante vittime, fra le quali i cinque giovani innocenti ricordati come i Martiri di Campo di Marte. C’è pure una ricostruzione – forse non del tutto esatta, ma frutto di notizie arrivate in paese – dell’eccidio di Padulivo, sul quale ha scritto in un libro anche Sandra Cerbai ( leggi articolo di Massimo Biagioni ).

Come tante altre persone, Ada e la madre furono costrette anche a sfollare, e precisamente – in un primo tempo – dal centro di Vicchio per nascondersi in una colonica di Romignano, nella campagna adiacente. Nella villa omonima (di Romignano) già abitavano Carlo e Vera Wagner, appartenenti alla famiglia proprietaria della Stock. Erano ebrei i Wagner, e lì si erano trasferiti per sfuggire alle persecuzioni razziali. Con l’avanzata del fronte, e dopo tante peripezie, mentre le SS tedesche si adoperavano per trafugare dalla fabbrica i preziosi macchinari, le due donne si persuasero al trasferimento a Firenze, il 18 luglio 1944. Un ingresso decisamente non semplice, ma quando finalmente vi si sistemarono, da lì a un mese Firenze fu liberata, ed iniziò una nuova vita per tutti. Qualche mese dopo la signora Ada conobbe il futuro marito, Oroveso Marcori, con il quale si sposò il 10 dicembre 1949, trasferendosi definitivamente a Firenze, la sua città di adozione che ha amato tanto, e dove ha operato per il bene del prossimo fino all’ultimo giorno della sua vita.

Un riconoscente ringraziamento alla memoria di Ada Cullino Marcori, che adesso conosciamo meglio, e al figlio Roberto Marcori, che ne porta avanti la missione con tante manifestazioni di grande valore, come la donazione di un nuovo organo ‘a baule’ all’Abbazia di San Miniato al Monte. E qui, veniamo al terzo elemento in odor di Mugello, ovvero al legame che Roberto Marcori mantiene con la nostra zona dove, attraverso la Fondazione, ha contribuito al restauro dell’organo della Pieve di Barberino, opera del primo ottocento di Giacobbe Paoli, restituendolo a nuova vita. E proprio il pievano barberinese, don Stefano Ulivi, che è anche un valente musicista, ha deliziato gli ospiti del pomeriggio del 1 aprile, interpretando brani della “Toccata” di Léon Boëllmann, all’organo dell’Abbazia di San Miniato.

Elisabetta Boni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 Aprile 2025

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