MUGELLO – Il mercato antiquario toscano da poco tempo ha restituito un biglietto di Nicola Lisi alla cugina Leonella (Nella) Cartacci, madre della poetessa Margherita Guidacci. Si tratta di una cartolina postale in franchigia scritta da Lisi, allora sottotenente del Genio militare italiano, dal fronte di guerra in Friuli il 13 di luglio del 1916.

Ecco il testo:

Carissima Nella, grazie della tua lettera, presto ti scriverò a lungo raccontandoti le cose di quassù. Mi è dispiaciuto assai del caso successo a Toto ed a Bruno, ma che vuoi farci? Speriamo nella prossima pace. Benedetto ramoscello d’olivo, verrà forse col Signore nel giorno vaticinato da Giovanni nell’Apocalisse? Certo che in un modo o nell’altro è indispensabile il giorno del giudizio. Stanotte ho costruito due rampe e un ponte e più ancora nell’ore notturne il castello incantevole dei miei cari ricordi.
Saluti e baci a tutti, Nicola

È un messaggio breve e semplice, scritto evidentemente in risposta a una precedente lettera della cugina che informava di lutti comuni legati agli eventi bellici (non so al momento identificare le due persone menzionate con il solo nome, Toto e Bruno). Colpisce però nella seconda parte del messaggio la proiezione della desiderata fine delle ostilità fino all’avvento definitivo del Signore, dopo la grande tribolazione degli ultimi tempi, così come descritto in Apocalisse 21.

Non si tratta, credo, di una semplice iperbole a indicare quanto sospirata e lontana dovesse apparire la fine del conflitto nel 1916 a chi ne era di fatto travolto. È probabilmente già viva in Lisi la sincera propensione a leggere la storia degli uomini come indirizzata e già coinvolta in una superiore dimensione divina che è destinata a darle fine e significato. Ma quello che a mio avviso più deve colpire di questo biglietto è la frase con cui si conclude. “Stanotte ho costruito due rampe e un ponte e più ancora nell’ore notturne il castello incantevole dei miei cari ricordi”. Una frase affettuosa che sembra solo voler rassicurare chi è rimasto a casa che gli affetti domestici non sono dimenticati al fronte, ma che in realtà appare come una straordinaria e precoce indicazione di quello che sarà il processo creativo di Nicola Lisi. La propensione di fronte alla durezza della realtà a costruire l’incanto di un castello di buoni ricordi che non siano cieca fuga dalla realtà ma recupero di una dimensione di senso e di fiducia nel vivere non è forse la chiave segreta del Diario di un parroco di campagna?

Giuseppe Marrani
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 aprile 2021

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