MUGELLO – Uno scrittore che di viaggi se ne intendeva davvero, Giorgio Manganelli, anni fa destò scandalo con una riga intinta nella polvere da sparo: ‘Se Firenze è una città capolavoro, non mi interessa. Scelgo luoghi minori…’ Insomma, via dai grandi centri urbani ancorchè di eccellenza superiore e, zaino in spalla, alla ricerca dell’avventura dove i torpedoni turistici non fanno tappa. Dunque, quassù. In Mugello.
Le città fanno in genere rima col presentismo non col viaggio dell’anima. Outlet, un museo di rinterzo, ciabatte e panino, foto ricordo, in quella casa (rifatta, perDio) è nato tizio, in quel palazzo sedevano i Medici. Stop. Ripartenza.
Ti confesso che quassù è un’altra cosa, soprattutto se percorri la valle alla vecchia maniera. Consiglio un pellegrinaggio in bicicletta alternando le antiche strade ai passi appenninici. Secoli fa lo fecero in tanti. Gibbon, addirittura, dall’alto di una cinquina di tomi sulla vita e la morte dell’impero romano, giudicò il Giogo un luogo così selvaggio, così impervio che nemmeno i barbari avrebbero osato affrontarlo.
Suggerisco tre tappe, alla vecchia maniera. A cavallo tra la ‘Via degli Dei’ e la Bolognese sfili dalla Raticosa alla Futa. Buoni ristoranti, natura esemplare, caldo senz’afa.
Del cibo non parlo. Non vantiamo cuochi stellati ma le sagre ostentano tortelli di patate e arrosti di qualità. Se la panca rurale ti è scomoda, ogni luogo ti offre il meglio di sé sotto forma di trattorie e ristoranti. Anche il vino, che non è mai stato da championsleague, comincia a dare soddisfazione.
Il costo dell’avventura è accettabile. Chiedi conferma a Ulisse.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 7 luglio 2019