Capaccia (Vicchio)

VICCHIO – Pochissimi in Mugello conoscono questo luogo che pure fu storicamente importante in antico, come rammentato dalle disposizioni del Libro di Montaperti, e precisamente quelle datate 14 aprile 1260. Eh sì, cari amici, è passato davvero un po’ di tempo, appena 760 anni, che volete che sia.

Nel prezioso documento si parla varie volte di Capaccia (capitolo Busse et suorum sex e quello intitolato Lictere destinato domino Bindo Vicario in Mucello). Nelle disposizioni si afferma tra l’altro che  “…Bussa de la Vigna, populi Sancti Simonis, sextus Sancti Petri Seradii, filius Ghiandolfini possit et sibi liceat remanere cum suo equo et morari tempore presentis exercitus ad custodiam sue domus que dicitur Capaccia posite in Mucello in loco ubi dicitur Colle, infra curtem de Padule. Que domus dicitur esse magna et apta ad defensionem et utilis in Contrata, ad obstandum exinde inimicis et refugium etiam hominum et personarum Contrate ..”.

Per farvela breve, riepilogherò per voi tutta la storia. Siamo in presenza delle disposizioni del capitano dell’esercito fiorentino alla vigilia della battaglia fiorentina contro Siena a Montaperti; il capitano raccomandava a un certo Bussa Ghiandolfini de la Vigna con i suoi uomini di rimanere a guardia della sua casa di Capaccia, situata in un luogo detto Colle, nella corte di Padule. In caso di bisogno, avrebbe dovuto difendere la zona, dare soccorso in Val Marina e, infine, rifugio a eventuali alleati. In cambio, lui e i suoi uomini venivano esentati dal partecipare alla guerra contro i senesi.

Un compito strategico e importante dunque; eppure nessuno in precedenza, e dico proprio nessuno, né il Niccolai, né il Chini e neppure il Repetti rammentano mai nei loro scritti questa località. Il Libro di Montaperti fa dunque riemergere dalle nebbie della storia un luogo fortificato di rilievo nello scacchiere difensivo mugellano.

A Capaccia c’era una costruzione familiare grande, fortificata e che ben si prestava alla difesa, un presidio che aveva un senso in quanto poteva costituire un baluardo contro le invasioni nemiche. Difatti, se nel Mugello ovest Firenze si era ormai affermata prendendo possesso delle zone da San Giovanni Maggiore a Ronta, da Vezzano a Sagginale, verso est c’era soltanto una Dicomano “città aperta”, mentre Vicchio non esisteva proprio. Le minacciose rocce guidesche di Ampinana e Belforte facevano davvero spavento; vero è che dal matrimonio tra Guido Guerra e Gualdrada di Bellincione Uberti dei Ravagnani (fine XII secolo) la famiglia era diventata un’alleata dei fiorentini, ma dei Guidi non c’era mai troppo da fidarsi. E così, ecco il motivo della fortezza, situata in una zona davvero florida anche dal punto di vista agricolo.

Il rilievo di Capaccia

Ma dove si trovava questo castelletto perduto? Cerca e ricerca partendo dall’analisi del territorio di San Cassiano in Padule, ecco la mia piccola scoperta quando sulla cartina, seguendo con il dito il rilievo che da Pilarciano si inerpica a nord verso Romagnano, m’imbattò nella località “Capaccio” in un luogo chiamato ancor oggi dal popolo “il Colle”. Sia benedetta la tradizione orale popolare! Siamo vicino alla zona d’origine di Giotto, nato poco dopo, sulle stesse colline dove la famiglia aveva delle proprietà. Il mio successivo sopralluogo ha poi rilevato la presenza, presso un vecchio tabernacolo, di un rilievo innaturale non grande ma ben definito e sopraelevato rispetto a un’adiacente abitazione.

A Bussa vennero assegnati solo sei armati (“cum armis”) e senza cavallo; la fortezza era piccola, però non è che i fiorentini si fossero poi sforzati… Insomma, Bussa della Vigna con il suo ronzino e sei uomini appiedati e male armati dovevano difendere l’onore fiorentino nella zona; ce ne sarebbe abbastanza per scrivere un film o una commedia comica su questo novello “Brancaleone mugellano”!

(informazioni tratte dal libro di Fabrizio ScheggiIl Mugello nel libro di Montaperti“, 2016)

Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 6 novembre 2019

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