Paterno è un piccolo agglomerato urbano poco distante da Vaglia, collocato in zona appartata lungo le sponde del torrente Carzola. Le sue origini sono antichissime. Documenti conservati negli Annuali Camaldolensi ne attesterebbero la presenza già nel 1013 con atti di transizioni di proprietà longobarde rogati proprio in Paterno, quando il luogo rivestiva il ruolo di Judiciaria Fiorentina. Un altro documento del febbraio 1066 giacente nel Diplomatico dell’Archivio di Stato cittadino, ci informa di poderi e pertinenze situati in Paterno e donati per la quarta parte dai proprietari alla Mensa Vescovile cittadina per la costruzione del Monastero di San Pier Maggiore a Firenze.
Alla fine del Duecento la zona doveva aver raggiunto l’apice del proprio sviluppo sociale e amministrativo grazie ad un economia sorretta dai commerci ma soprattutto da un’attività agroforestale notevole.
La famiglia di Gentile Sassetti figurava fra le più facoltose della zona, proprietaria di boschi e appezzamenti seminativi ed era tenuta a corrispondere alle autorità cittadine una tassa di ben due moggia di grano l’anno.
Nonostante un territorio aspro caratterizzato in prevalenza da una natura espressamente boschiva, la zona presentava anche discreti spazi lavorabili, adatti alle colture tipiche collinari. L’agricoltura e le risorse del bosco quindi, hanno caratterizzato in ogni epoca quest’angolo del Mugello meridionale, sostegno di una comunità laboriosa e numericamente consistente che all’inizio del Novecento disponeva di ben due mulini operanti sul Carzola, impianti che risultavano ancora attivi verso la metà del secolo scorso.
Nella seconda metà del Novecento, questa parte del Mugello come il resto della nostra vallata, rimase condizionata dall’inarrestabile fenomeno dell’inurbamento. Le coloniche si svuotarono presto determinando la fine della mezzadria, un sistema di vita e di costume che fino a quel momento sembrava insostituibile. Il borgo di Paterno pian piano perse il proprio ruolo di riferimento locale, così come la chiesa di Santa Maria fino allora apparsa fulcro e sostegno spirituale per le genti di queste colline.
La chiesa è vicinissima al gruppo di casette ma collocata in posizione sopraelevata, su una collinetta che sovrasta il piccolo borgo. Notizie fra le più antiche ci narrano che nel 1153 fu annessa al patronato di Santa Maria Maggiore alla quale doveva un censo annuo di 15 staia di “boni e puri grani”.
Attualmente purtroppo, l’intero complesso parrocchiale versa in deplorevole stato di abbandono, con la chiesa ormai cadente che necessita di urgenti e radicali interventi di ristrutturazione.
L’edificio di culto si presenta con semplice ingresso, preceduto da un bel loggiato con archi a tutto sesto sul quale appoggia la cantoria. L’interno è ad unica navata con architettura lineare che non offre alcun elemento caratteristico di rilievo. Tuttavia nelle ultime decadi del Novecento la parrocchiale conservava ancora qualche opera di rilievo, in massima parte provenienti dalle chiese circostanti.

Particolare della pala d’altare da Pescina-Santo Stefano, ora nella pieve di Vaglia

Dalla chiesa di Cerreto Maggio vi era stata traslata per sicurezza una splendida tavola trecentesca a fondo oro della Madonna col Bambino. Sul retro dell’Altar Maggiore, racchiusa in un elegante cornice, era invece una copia dell’Assunzione del Tintoretto. Da Santo Stefano a Pescina erano giunte le due campane datate al XIII e XIV secolo. Sempre della chiesa di Pescina si custodivano a Paterno, parti della splendida pala d’altare di Giovanni della Robbia raffigurante la Natività , purtroppo però smembrata e mutilata.
Per il suo precario stato di conservazione, alcune parti di questa pala furono trasferite in Soprintendenza per il restauro, mentre altre rimasero ad impreziosire gli angoli più suggestivi dell’aula di Santa Maria.
Restaurata e ricomposta, quest’opera è ora godibile nella sua interezza sull’altare di destra nella pieve di San Pietro a Vaglia.

Madonna col Bambino, scultura policroma ora nella pieve di Vaglia

Fra gli arredi di pregio che un tempo abbellivano la chiesa, vi era anche una statua in gesso della Madonna col Bambino a grandezza naturale, anch’essa trasportata a Vaglia e ora collocata nella navata sinistra della pieve, in prossimità del Fonte Battesimale.

Scheda e foto di Massimo Certini

 © Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – giugno  2019

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