
MUGELLO – Chi mi segue avrà capito che sono affascinato dai misteri storici, e indubbiamente uno di quelli più seducenti riguarda i castelli feudali, molti dei quali per effetto di una magia ancestrale sono scomparsi nel nulla, svaniti, eclissati, dissolti, liquefatti, volatilizzati come bolla di sapone. Abbiamo perso anche la memoria storica, e nemmeno i topi d’archivio li rammentano più, attirati da croste di formaggio più sostanziose. Lo sfuggente castello mugellano di Guinizzingo è uno di questi.
Terzo indizio, sappiamo che era vicino a una strada di comunicazione e, siccome Scarperia al tempo non esisteva, va cercato nella direttrice che dal fondovalle portava a Montaccianico per risalire all’Osteria Bruciata (o al Passo della Vecchia). Quarto indizio, il castello prese il nome dai proprietari, in particolare da Messer Guinizingo da Barberino, personaggio guelfo autorevole a Firenze probabilmente appartenente all’antica famiglia dei Suavizi. Politico e giudice, sgarbugliò varie controversie cittadine, almeno quando non se ne stava beato nei suoi possedimenti del Mugello posti tra Bosco ai Frati, Galliano e Barberino. Quinto indizio, nel suo “Dizionario” il Repetti ci dice che il castello “..prese il titolo dal suo signore, e che lo diede ad una chiesa parrocchiale (S. Martino) nel piviere di Sant’Agata, circa 2 migl. a ponente di Scarperia..”. L’indicazione va presa sul serio; il Repetti come geografo se la cavava bene. Tirate le somme (sperando di non sbagliare l’addizione) il mio sguardo curioso si è fermato sul dolce rilievo di Gabbiano; lì ci sono terreni fertili, un probabile percorso medievale, siamo poco distanti da Ascianello e due miglia a ovest di Scarperia! Fortilizio fiorentino durante la guerra contro Siena, Guinizzingo fu distrutto per rappresaglia dai ghibellini dopo la battaglia (persa) di Montaperti. Se fosse stata una piccola fortificazione (com’è probabile) si spiegherebbe la velocità con cui sparì dalla faccia della terra; però va detto che nell’elenco dei danni di guerra del forte de Guinizzingho sono citati diversi “palatii, turris et castri”. Da allora, nulla di nulla, manco un fungo indicatore.
Il mistero rimane tale e pure sottoterra, pale adatte per scavare purtroppo non ne ho trovate. Una leggenda vuole che nel primo Ottocento qualcuno ne localizzò i ruderi; al mattino seguente tutte le pietre erano però stranamente scomparse, volate chissà dove! Allora non mi resta che la speranza di sognarlo il mitico castrum fantasma di Guinizzingo, un castello “volante” che per secoli si è spostato nel silenzio della notte di collina in collina per non farsi trovare da nessuno! E, se non volava il castello, almeno voi lasciate volare libera la vostra fantasia!
Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 Agosto 2020