MUGELLO – La bibliografia storica sulla chiesa, il convento e il museo di Bosco ai Frati si arricchisce con una nuova pubblicazione: “Il Cristo di Donatello. Bosco ai Frati, il crocifisso”. Un testo breve, scorrevole e ricco di riferimenti e notazioni, scritto da Gianni Frilli con le immagini di Francesco Noferini. Vengono riprese le parole di Alessandro Parronchi, lo storico cui si deve la riscoperta dell’opera d’arte nel 1953. Nella veste grafica e la stampa curata da Edizioni Noferini di Borgo San Lorenzo, prima edizione marzo 2018.
Il Mugello è una goccia d’arte e di cultura nell’oceano fiorentino. Alcuni luoghi e diverse opere non hanno un parere accademico. Altre sono liquidate con poche righe, di circostanza, negli inventari e nei cataloghi. In seppure rari casi, qualcuna anche dimenticata. Poi, grazie all’intuito, alla competenza e tenacia di appassionati professionisti, a volte preceduta dalla caparbietà amatoriale dei conoscitori di storia locale, si arriva a delle riscoperte sorprendenti. Così è accaduto per il Cristo attribuito a Donatello, quello di Bosco ai Frati.
Un’opera d’arte negletta, dimenticata nella storiografica ufficiale dell’epoca. Ricordata e citata un’unica volta, nella “Relazione del convento del Bosco di Mugello”, scritta da Fra’ Giuliano Ughi della Cavallina, fu qui padre guardiano a metà del 1500, e liquidata con sei parole “il crocifisso grande dell’altar maggiore”. Niente di più.
Un Cristo (dato che la croce non è quella originale) che ha subite le ingiurie temporali dettate dagli usi dei momenti storici che ha vissuti. Miracolosamente, per chi ha fede, fortunatamente o casualmente per tutti gli altri, è rimasto al Bosco ai Frati. E, da reperto anonimo, ne è divenuto l’icona, l’identità di un territorio.
© Il bel Mugello – Il Filo – 8 aprile 2018