Appena tre mesi al costume da bagno e comunque, sostengono i medici, se vuoi preservarti in buona salute devi applicare la regola 1/5/10: una sigaretta al giorno (se proprio non puoi farne a meno), cinque volte al giorno frutta e verdura, almeno dieci km. a piedi, al giorno s’intende. Ti segnalo un paio di itinerari di sfolgorante bellezza per verificare la bontà della regola. Non si tratta dei comandamenti benedettini, nondimeno la regola funziona, credimi. Scegli tu: basso Mugello o Val di Sieve. Spirito o storia.

La Via delle Pievi corre veloce tra San Giovanni Maggiore, a due miglia da Borgo, e Barbiana. Nel mezzo, l’antico monastero delle badesse a Luco, la Pieve di San Lorenzo, il tempio cristiano di San Cresci. Cinque tappe da salvadanaio dell’anima, il cristianesimo confuso all’arte sublime.

La Madonna con Bambino nella Pieve di Borgo San Lorenzo di Piero di Cosimo

Lo confesso: il viandante scoprirà ovunque tracce indelebili del passato, ma in un caso -parlo di Luco – dovrà immaginarsele. Proprio Luco, infatti, sfoggiava un’opera di Andrea del Sarto, un raro capolavoro del Cinquecento che il Granduca volle a Firenze tanto lo aveva emozionato. Si tratta della ‘Pietà’ che il pittore dipinse durante la peste che colpì Firenze all’inizio del ‘500. Devi immaginarla quassù, in un convento di sole donne, tutte provenienti da ricche famiglie, in estate, quando i campi di girasole sfolgorano sotto un cielo turchese. San Giovanni M. lega il suo nome ai Minerbetti e a una donna entrata nella storia per aver educato un paio di pontefici. Scopri chi è. Il panorama è superbo, i ruderi del castello di Pulicciano a un tiro d’arco, come la Faentina con il suo carico di sale e di frumento. L’unica opera di Giotto in Mugello la ammiri nella Pieve di Borgo, tuttavia, appena entri, ti perdi in un olio di Piero di Cosimo. Eretico, selvaggio, geniale. Esci dal paese e risali verso San Cresci. Da lì vengono i Gondi, grande famiglia conosciuta più a Parigi che in Italia. La terra dove vennero eretti i giardini di Versailles la vendettero i Gondi alla corona francese, tanto per dire chi fossero. La leggenda del santo è una perla scritta agli albori del cristianesimo. Da raccontare a un bambino per addormentarlo.

Di Barbiana non parlo. Ti basti raccoglierti in preghiera di faccia alla tomba di don Milani, nuda terra e una lapide. Tutt’intorno, magnifiche colline e prati, una montagna piatta alle spalle dedicata a un Dio pagano. Ecco, una quindicina di miglia e il tour è finito.

La Via della Guerra parte da Pontassieve e si chiude sulla vetta di Monte Giovi. Sulla strada, il borgo di Acone che Dante ricorda nel Paradiso: ‘…sarieno i Cerchi nel piovier d’Acone/e forse in Valdigrieve i Buondelmonti’. Già, i Cerchi, i Buondelmonti, i Donati, insomma le famiglie da cui scaturisce una lotta sorda tra guelfi e ghibellini. C’è una donna all’inizio della storia, naturalmente. Un patto di matrimonio tradito, l’assassinio del traditore (1215), una guerra terrificante che condusse Firenze sull’orlo del baratro. Anche i Donati avevano possedimenti quassù, a capofitto su gole e vigneti. Due casate nemiche che provengono dallo stesso luogo, tu guarda.

Dal monte la visione è celeste. Domini la metà del Mugello con la testa immersa nelle origini della civiltà. Prima gli Etruschi, poi i Romani che alla montagna diedero il nome. Ma è tra il 1943 e il 1945 che il monte si anima. Vi si nascondono i partigiani, sulla cima ricevono armi e viveri dagli alleati. La Mara di Cassola e Oriana Fallaci sfidano la fortuna proprio quassù, staffette partigiane entrambe. Proprio alle pendici due stragi di civili. I cadaveri abbandonati all’aperto per giorni ad imputridire. Che fossero di monito. Coi nazisti vietato scherzare.

Ebbene, scegliere dipende da te, dal tuo stato d’animo. Quel che è certo è che a sera sarai soddisfatto. Acqua, arance rosse, prosciutto tagliato a mano, un tozzo di pane croccante, un pomodoro mangiato a morsi con un filo d’olio e di sale, pere e pecorino di fossa, un sorso di vino. Il paradiso, altroché Dante. Provare per credere.

Riccardo Nencini

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 marzo 2019

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