MUGELLO – Nel piccolo oratorio della Madonna di via del Borbotto a Castagno d’Andrea, prezioso luogo di fede costruito nel 1748 su un preesistente tabernacolo con un grazioso loggiato antistante, sono conservate due imponenti opere d’arte (circa 3 metri per 5) realizzate dal maestro Antonio Ciccone: la Folgorazione di S. Francesco davanti al Crocifisso e la Resurrezione, rispettivamente i cartoni preparatori agli affreschi che l’artista ha eseguito nella cappella delle Reliquie nella Basilica di San Francesco ad Assisi (2009) e nella chiesa di San Giovanni Rotondo (1962).
In queste due opere è racchiuso il mondo di questo artista che vive e sente la bellezza come necessario nutrimento dell’anima, che dà gioia, affetto, bontà e che ha la capacità straordinaria di arrivare all’essenza di ciò che ci circonda, svelandone gli aspetti più profondi attraverso la leggerezza del tratto e un etereo utilizzo del colore.
Antonio Ciccone, è uno dei più grandi artisti figurativi del nostro paese, le cui opere si trovano in musei e collezioni private di tutto il mondo e che già nel 1962 annoverava fra i suoi più entusiastici estimatori John F. Kennedy. Nato a San Giovanni Rotondo, in Puglia, nel 1954 si trasferisce a Firenze dove frequenta gli studi d’arte di Pietro Annigoni, Nerina Simi e la Scuola Libera del Nudo all’Accademia delle Belle Arti. Dopo un periodo vissuto tra Italia e Stati Uniti (1963-1980) oggi vive e lavora a Firenze dove tiene il suo studio.
La Resurrezione, sulla parete destra, è espressione dell’iniziale percorso pittorico dell’artista, ancora memore degli insegnamenti di Annigoni. In un paesaggio quasi giottesco, fra due quinte di roccia nuda, due soldati dormono accoccolati, mentre uno, in posa plastica, guarda il Risorto che si erge al centro entro una mandorla di luce e attira a sé lo sguardo dello spettatore.
La Crocifissione, l’opera più recente, vede protagonista assoluta la figura di Cristo, arditamente vista di scorcio, dove le braccia aperte trovano nel legno della croce un loro naturale prolungamento a indicare, in un abbraccio universale, l’amore verso tutto il creato. Il Cristo è circondato da pura luminosità data dall’arancio servito per realizzare il triangolo e il cerchio, espressione della luce divina.

E a questo mistero partecipano quattro figure che in qualche modo esplicano gli effetti che il sacrificio di Cristo ha su chi si lascia inondare dalla Grazia divina. Sono San Francesco, folgorato dalla visione, Padre Pio, figura alla quale Ciccone è fortemente legato, fu lui infatti, nella sua Puglia, il primo ad intuire le naturali capacità e la caparbietà di questo giovane del Gargano che voleva essere pittore. E, ancora, una donna che ha le sembianze dell’amata moglie Linda, espressione di tutte le madri che amano e soffrono in silenzio e l’autoritratto dell’artista che si ritrae di fronte a un cavalletto con in braccio un bambino e in basso una gattina, alza la mano e invita alla speranza per il futuro mentre lo sguardo è verso il cielo, meta da raggiugere passando dalla morte alla Resurrezione in un racconto che continua nell’opera di fronte.

 a cura di Rossella Tarchi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 marzo 2020

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