FIRENZUOLA – L’antica chiesa di San Michele Arcangelo a Cavrenno, appartenente alla pieve di Monghidoro e alla diocesi di Bologna, fu da essa staccata, con bolla di Pio VI del 16 ottobre 1785, e annessa al plebato di Pietramala.

Dopo l’apertura della strada della Futa, terminata per il tratto toscano nel 1752, la chiesa parrocchiale, che per secoli era stata ai piedi del monte Rocca dove sorgeva un antico castello ubaldino (1), risultava assai scomoda; si pensò di trasferire la sede a Montalbano, lungo il recente asse viario, non lontano dalla dogana delle Filigare e dal confine con lo stato Pontificio, dove sorgeva un piccolo oratorio. La costruzione della nuova chiesa fu assai travagliata.

Nel 1847 fu bandito un concorso per la sua costruzione; fu approvato il progetto dell’architetto Masoni di Radda e un preventivo di spesa di 17629 lire, che salì poi a circa 40000 lire; la vecchia chiesa di Cavrenno fu poi dismessa l’anno successivo, ridotta a semplice cappella venne sconsacrata ai primi del novecento. Essendo risultati insufficienti il contributo concesso dal Granduca (lire 10500 + 690), le scarse offerte della popolazione (1050 lire) e la vendita di alcuni immobili di proprietà della parrocchia (3990 lire), fu il generoso intervento del parroco Pier Giovanni Cantini che, con fondi suoi, permise di terminare l’opera. Don Cantini prestò la sua opera di sacerdote per lunghi anni, amato e benvoluto dalla popolazione; morì nel giugno del 1861 all’età di 64 anni; questo avvenimento è ricordato nel resoconto, tenuto dal canonico Guido Palagi, della visita pastorale dell’arcivescovo fiorentino Gioacchino Limberti, avvenuta in quello stesso anno: “colla carrozza siamo saliti alla Chiesa di Montalbano alle Filigare.

Monofora dell’antica chiesa di Cavrenno, dal Catalogo generale dei beni culturali.

Oh! Che bella Chiesa! E’ stata edificata dal povero Priore Pier Giovanni Cantini, che io conoscevo, e speravo di rivedere in quest’anno; ma con gran dolore di questo popolo morì nel decorso mese di Giugno.” Il testo prosegue con una breve descrizione della chiesa, con la cronaca della visita del presule e ancora con un ricordo del defunto parroco: “Vi sono due altari laterali, tutti intagliati in legno e dorati, in stile gotico, veramente bellissimi. All’ingresso di monsignore facevano ala due schiere di fanciulle in vestito bianco e velo celeste, che forman la Congregazione delle Figlie di Maria. Fecero con altri la Comunione, e poi cantarono una bellissima Laude in musica. L’Arcivescovo donò a ciascuna una medaglia benedetta, e diresse al popolo parole di condoglianza sulla morte del loro amato Pastore. Fu veramente un discorso opportuno e commovente. Volle anche Monsignore trattenersi nella stanza dov’egli era morto, e qui era cosa dolce il sentirsi raccontare quel che avea detto al suo popolo prima di ricevere il Santo Viatico, e come richiesto del luogo di sua sepoltura (avesse risposto): nel campo comune colle mie pecorelle. Anche qui vennero diversi preti della Diocesi di Bologna, tra i quali il degnissimo Arciprete del vicino paese di Scaricalasino.

Dopo il pranzo risalimmo in carrozza; vedemmo a poca distanza il magnifico Palazzo dell’antica Dogana Toscana.

La Dogana è senza dubbio l’edificio più importante e caratteristico della zona. Costruita in stile neoclassico, su progetto di Luigi di Cambray Digny e di Giuseppe Manetti, fu inaugurata nel 1818. “Sorprendeva per la sua magnificenza il passeggere, nel vedere tanta grandezza all’ingresso della Toscana nella parte più alpestre e poco abitata dell’Appennino” (Emanuele Repetti) Il censimento del 1841 ci presenta una popolazione assai dinamica e variegata, a causa della vicinanza col confine con lo stato pontificio e con la sua dogana, che richiedevano certamente la presenza di artigiani e commercianti a servizio dei viaggiatori di una che era tra le vie di collegamento più frequentate tra il Centro e il Nord Italia. La chiesa parrocchiale era ancora a Cavrenno.

I sacerdoti secolari presenti erano tre: oltre al citato don Cantini, che all’epoca aveva 44 anni, risiedevano don Giuseppe Benelli, 25 anni, cappellano curato dell’oratorio delle Filigare, e don Antonio Lelli, 35 anni, sacerdote cappellano degli impiegati della dogana, che officiava nell’oratorio che si trovava a Montalbano, prima che venisse edificata la nuova chiesa parrocchiale. I mestieri esercitati erano numerosi e variegati e raramente si trovano in questa quantità negli altri popoli del firenzuolino. La dogana era gestita da un doganiere coadiuvato da un sottodoganiere, da una guardia di finanza e da un carabiniere caporale. comandante un gruppo di tre carabinieri. Esisteva, nel territorio della parrocchia, una imperiale e regia stazione di posta, gestita da un postiere che poteva contare su un drappello di soldati composto da un cacciatore a cavallo caporale e tre cacciatori militari.

Vi erano poi un cantoniere addetto alla manutenzione della strada, quattro postiglioni, tre barrocciai, quattro facchini, due mugnai, un legnaiolo, uno stalliere e quattro trapelanti, (il trapelo era un cavallo di rinforzo che si attaccava al carro per superare tratti di strada ripida o malagevole). Tra gli artigiani e commercianti: un locandiere, quattro bettolieri, ben otto sarti più un garzone di sarto, quattro fabbri, un macellaro e un negoziante di pannine e di generi coloniali. L’istruzione era, per gli standard dell’epoca, assai diffusa: su un totale di 666 abitanti, divisi in 123 nuclei familiari, ben 112 sapevano leggere e scrivere e 63 solo leggere.

L’età media era assai bassa: solo 36 individui superano i sessanta anni e solo 1 gli 80. A partire dalla seconda metà dell’ottocento, il piccolo borgo di Montalbano crebbe e divenne luogo di villeggiatura. Anche Giosuè Carducci pare sia stato ospitato varie volte in un albergo della zona. Nei pressi, in località La Posta, nel 1889 venne costruito un maestoso edificio che fu proprietà del professor Giacomo Filippo Novaro, professore di clinica chirurgica, nelle università di Siena, Bologna e Genova, e senatore del regno dal 1908. Successivamente divenne colonia estiva e poi RSA. (1) Del castello si ha notizia a partire dal 1117, come possesso degli Ubaldini.

La chiesa di San Michele a Montalbano oggi

Nel 1294 viene acquistato dai Bolognesi; nel 1497 risulta proprietà dei Fiorentini, che pochi anni dopo lo demoliscono completamente.

Sergio Moncelli

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 febbraio 2025

(1) Del castello si ha notizia a partire dal 1117, come possesso degli Ubaldini. Nel 1294 viene acquistato dai Bolognesi; nel 1497 risulta proprietà dei Fiorentini, che pochi anni dopo lo demoliscono completamente.

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