Moderato con sapienza dal Direttore del Filo del Mugello, Paolo Guidotti, sono intervenuti in qualità di relatori la Prof.ssa Anna Borgini, docente al Liceo Statale Giotto Ulivi, e l’Assessore alla Cultura del Comune di Barberino, Fulvio Giovannelli. Entrambi i loro interventi si sono caratterizzati in un alto profilo di critica tecnica sul linguaggio poetico, ma soprattutto sono stati concordi nel rilevare la modernità dell’ultimo lavoro di Ivo Guasti, che ha voluto sottolineare, con la sua “Parola fiorita”, da un lato la decadenza del linguaggio odierno, eccessivamente povero di contenuti e con una tendenza sempre più accentuata verso una sempliificazione tecnica che ha come giustificazione quella del dover rincorrere un tempo che ci sembra sempre minore, e dall’altro come l’autore voglia invitarci a recuperare la bellezza e la profondità della parola, come chiave per conoscere, approfondire i problemi, tendersi verso gli altri.
Ecco allora come la parola debba farsi “fiorita”, cioè respingere l’avarizia del linguaggio, oggi sempre in cerca di stilizzazioni formali che lo riducano, lo velocizzino, ne estremizzino eccessivamente la sintesi. Il miracolo di una severa sintesi che, attraverso l’uso di tutte le più recenti tecnologie di comunicazione, conservi tutti i concetti originari, le implicazioni, le emozionalità ed i messaggi voluti da chi usa le parole, diventa oggi sempre più difficile, perché necessita, per essere davvero efficace, di una cultura ed una consapevolezza che stenta a farsi largo, in una società nella quale si privilegia la velocità delle comunicazioni, con il suo carico di acronimi, frasi tronche e parole accorciate, alla pienezza del contenuto.
Tutto questo trova purtroppo puntuale riflesso nella nostra società, che negli ultimi anni si caratterizza sempre più con una estremizzazione dei sentimenti, con una latente e trasversale esasperazione dei toni, con una mancanza di empatia e con l’uso sempre più agguerrito di parole di odio, di separazione, di esclusione, che da tanti settori invadono il tessuto sociale e avvelenano il vivere civile. Il giornalista francese Olivier Mannoni sintetizza così il rapporto tra l’impoverimento del linguaggio e le conseguenze nella società: “ spezzando la sintassi ed il rigore, la semplificazione estrema del discorso costituisce la strada più sicura verso la violenza”.
Del resto, come lo stesso Ivo Guasti ha detto nella sua risposta finale, la parola è la forma che il pensiero sceglie per farsi concetto visibile e fruibile dall’umanità. Se quindi il pensiero si impoverisce, anche la parola diventa meno capace di unire gli uomini, ma anzi li allontana e li mette gli uni contro gli altri, nell’impossibilità di comprendersi.
Non resta che aspettare il prossimo contributo di Ivo Guasti, che come ha suggerito Paolo Cocchi nel suo intervento, bello e ricco di suggestioni al passato anche politico di Ivo Guasti, potrebbe avere il titolo già fatto, un titolo che rifugge dagli acronimi, ma che al contrario è una somma di quelle esplorazioni nelle profondità dei sentimenti dell’uomo che solo la poesia può regalare: “ Altrove, un domani, la parola fiorita”.
fiorita la parola
dà onda
ad un parlar forbito
senza freni
parola ariosa
per riempir la mente
d’invadenti gioie
porta il sole
l’esistenza nel viaggio
Paolo Menchetti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 31 Gennaio 2020