La Confraternita di Misericordia di Borgo San Lorenzo, fondata nel 1847, nel 1904 inaugurò la sua nuova sede, progettata dall’ing. Niccolò Niccolai. Lo stesso Niccolai fu incaricato di progettare e dirigere la costruzione di una cappella a fianco, che fu presto edificata e inaugurata il 19 luglio 1908.

Un disegno progettuale della nuova sede della Misericordia, primo Novecento

Dal punto di vista architettonico l’oratorio riflette il gusto medievalistico dell’epoca presentando, nella facciata a capanna costruita in cemento e finta pietra riquadrata, un portale lunettato sormontato da una cuspide di archetti ogivali pensili, un grande oculo con vetrata policroma e lungo i contorni del tetto una sequenza dei medesimi archetti. L’interno a navata unica si conclude con l’abside semicircolare preceduta da una volta goticheggiante con motivi a cassettoni nell’intradosso e un altare di cemento su ciascuno dei due lati.

Gli arredi e gli apparati decorativi furono realizzati dalle Fornaci San Lorenzo, la fabbrica che Galileo, Chino e Pietro Chini avevano fondato a Borgo due anni prima sull’onda dei successi internazionali ottenuti nel campo della ceramica.

Galileo dipinse gratuitamente il catino absidale delimitato con fasce geometriche, la prima delle quali è spartita in riquadri con citazioni in latino enumeranti le sette opere di misericordia. Sullo sfondo di un cielo punteggiato di stelle, in piedi tra le nubi e con un un cherubino ai suoi piedi, si staglia una Madonna con bambino in veste rossa e manto azzurro, che tiene in braccio Gesù benedicente con una tunica  rosacea e una sfera nella mano sinistra.

Madonna con Bambino, Galileo Chini

Al di là dei richiami alla tradizione (la posa bizantineggiante e la soavità dei volti) non mancano le citazioni di tipo modernista (le nubi cirriformi) e tuttavia l’insieme non ha certamente la potenza espressiva paragonabile al raffinatissimo Cristo pantocratore realizzato due anni prima nella pieve di Borgo.

Galileo disegnò anche la splendida lunetta in maiolica policroma posta sull’architrave del portale d’ingresso raffigurante un Cristo in pietà.

La capacità tecnica di Chino e l’inventiva di Galileo si manifestano anche nella produzione vetraria, come testimonia il bel rosone della facciata, che reca al centro una graticola (simbolo del martirio di San Lorenzo e marchio della Manifattura Chini) racchiusa da una ghirlanda verde e da un corteo di teste di cherubini, a loro volta contornate da una cerchia di cuspidi trilobate e da una fascia con motivi geometrici.

Delle sei lunghe vetrate ogivali di un tempo sono rimaste solo le tre della parete destra perché sull’altro lato le finestre sono state tamponate durante i lavori di ampliamento della sede. Decorate ai margini con rettangoli di tessere colorate, hanno tutte un’iscrizione centrale riferita a un’opera di misericordia mentre sulla cuspide si trova il monogramma della Confraternita (una croce latina rossa in campo azzurro con le iniziali F e M) e più sotto due rappresentazioni araldiche di famiglie paesane benefattrici.

Grazie alle numerose elargizioni l’oratorio si arricchì negli anni successivi di pregevoli arredi, sempre prodotti dalle Fornaci Chini, come le due terracotte dipinte, decisamente ispirate al gusto neorinascimentale (seppure incastonate in un pannello a mosaico dorato), entrambe recanti agli angoli superiori due piccole teste di cherubini e alla base un altro cherubino dalle grandi ali.

Così sull’altare a destra fu collocato nel 1911 una Madonna col Bambino e San Giovannino, con evidenti richiami a Benedetto da Maiano, mentre due anni dopo l’altare di sinistra ospitava un San Giuseppe col Bambino che non trova invece riscontri nell’iconografia tradizionale.

Sulle arcate ogivali che delimitano gli altari furono incastonati i monogrammi della Misericordia (a destra) e quello delle Fornaci Chini (a sinistra), racchiusi in una ghirlanda di foglie e frutta.

La bussola in legno dell’ingresso, con piccole vetrate, fu progettata da Dino Chini e realizzata dalla locale falegnameria Bini nel 1916.

L’oratorio ha un vero e proprio campionario della produzione delle Fornaci Chini come il pilastro che sostiene l’acquasantiera bianca dell’ingresso, utilizzato da Tito Chini per l’arredo della cappella delle Salaiole.

Nel catalogo della manifattura figuravano anche copie di maioliche robbiane, come i due  Angeli reggitorcia che già negli anni ’30 erano esposti sui due altari laterali e che sono la fedele  riproduzione di quelli che Luca Della Robbia fece per il Duomo di Firenze, salvo l’aggiunta delle stelline dorate sul mantello.

 

Foto di Umberto Banchi
Scheda di Marco Pinelli

Print Friendly, PDF & Email