Chiesa e convento del Bosco ai Frati
L’insediamento venne fondato attorno all’anno 600 (VII secolo) dalla famiglia degli Ubaldini, definita “antichissima e potentissima”, proprietaria di un vasto territorio nel periodo del feudalesimo. Il luogo venne offerto ai monaci di San Basilio che costruirono una piccola cappella ed un locale ad uso dei pellegrini.
I monaci basiliani vissero in questo sito fino all’anno 1012. Poi il Bosco ai Frati rimase abbandonato per circa 200 anni, fino al 1206/12 quando gli Ubaldini chiamarono a risiedervi i frati francescani.
Nel mese di giugno dell’anno 1273, Fra’ Bonaventura da Bagnoregio, che in seguito verrà fatto santo, ricevette dagli emissari di Papa Gregorio X, nell’orto del convento, le insegne cardinalizie. La storia ufficiale narra di Fra’ Bonaventura, intento a sciacquare piatti e pentole in un grande catino di pietra, tuttora presente nel convento, il quale chiese agli emissari di appendere le insegne ad un ramo di un albero, un corniolo, in quanto voleva terminare quel suo lavoro. Ed anche l’albero di corniolo è ancora esistente nell’orto del convento.
Durante l’anno 1349 la grave peste si diffuse in Toscana e i frati francescani abbandonarono il convento, per la prima volta su tre (le successive furono dal 1810 al 1815, per le imposizioni napoleoniche e granducali e dal 1866 al 1870 per le leggi del Regno d’Italia sulla soppressione dei conventi).
Nel 1420 la famiglia de’ Medici, tramite Cosimo “il Vecchio”, acquistò una vasta tenuta terriera nel Mugello, compresi i terreni di Bosco ai Frati. Nel 1427, con una bolla del Papa Martino V, dopo circa 80 anni di abbandono, i frati francescani fecero ritorno nel convento. Iniziò il periodo d’oro del Bosco ai Frati, per almeno due secoli. Il patronato della famiglia Medici e la loro munificenza fecero giungere nella chiesa e nel convento importanti opere d’arte, in specie pale d’altare, dipinti ed inestimabili volumi incisi come dotazione per una grande biblioteca. Dal 1427 fino al 1436, forse 1438, furono realizzati dei lavori di ristrutturazione e di rifacimento ad opera dell’architetto Michelozzo.
La più famosa pala d’altare, dipinta fra il 1450/1452 è la “la pala di Bosco ai Frati”, titolata “la sacra conversazione”, un’opera di Giovanni da Fiesole detto “Beato Angelico”. Purtroppo, a seguito della normativa granducale, già dalla fine del ‘700, questo capolavoro venne trasferito al museo di San Marco, in Firenze.
Una seconda opera conosciutissima è un lavoro di Nicolas Froment, “il trittico. Resurrezione di Lazzaro”, tuttavia anch’essa trasferita, nello stesso periodo, alla Galleria degli Uffizi.
Attualmente solo quattro grandi dipinti sono ospitati entro le mura della chiesa.
Il primo è una tela di Jacopo Ligozzi, datata 1589, dal titolo “Allegoria del cordone di San Francesco”.
Poi due dipinti, sempre su tela di Lodovico Cardi, detto “il Cigoli”, risalente ai primi anni del 1600 e un secondo di autore sconosciuto, inizialmente attribuito in ambito del tardo manierismo di scuola fiorentina, mentre più recentemente, per una valutazione di Bruno Santi (ex direttore dell’Opificio delle Pietre Dure) alla scuola senese di Casolani e Rustici, sempre di quello stesso periodo.
Per ultima, la più antica, una tavola su legno di Antonio del Ceraiolo, datata 1510/1515, che raffigura una “Annunciazione”.
Nella antica stanza detta “sala del Capitolo”, ove nel 1449 si svolse appunto il terzo Capitolo generale dei frati dell’Osservanza, è stato allestito un piccolo museo di arte sacra dove è conservato il crocifisso ligneo attribuito a Donatello.
Infine il ruolo della famiglia Gerini, il riscatto e la donazione. Come anticipato, nel 1866 i frati francescani furono allontanati dal convento. Gli immobili vennero incamerati nel demanio dello Stato, il Regno d’Italia, per essere messi successivamente all’asta, nel 1869, con un valore stimato di poco oltre 9000 lire. La famiglia Gerini fece un’offerta di 30100 lire, aggiudicandosi l’intero lotto. Nel 1870 chiesero a frati francescani di rientrare nel convento e nel 1949, a seguito di un atto di donazione, la chiesa, il convento e tutti gli altri edifici divennero proprietà dell’Ordine dei Frati Minori (OFM).
Una vecchia immagine con la facciata della chiesa scattata da Anton Hautmann (Monaco di Baviera 1821-Firenze 1862). Attivo a Firenze dalla fine degli anni cinquanta del XIX secolo. Formatosi come pittore all’Accademia di Belle arti di Monaco di Baviera, giunge in Italia nel 1844 grazie a una borsa di studio per un soggiorno a Roma. In relazione alla sua data di morte e al fatto che le prime fotografie conosciute di questo territorio (archivio Alinari, Firenze) siano datate a partire dal 1880, si pensa che questa sia, probabilmente, la prima immagine fotografica del Mugello.
Le vetrate delle finestre dell’abside (non più esistenti), da sinistra: San Francesco, San Bonaventura e Sant’Antonio di Padova
La vecchia cucina del convento
Una parte della grande biblioteca, voluta dalla famiglia de’ Medici, con qualche volume ancora conservato nel convento
Le opere d’arte di Bosco ai Frati Crocifisso di Donatello Altare ligneo (1626) “Santa Caterina D’Alessandria”, dipinto di scuola fiorentina (XVII sec.) “Sant’Elena imperatrice”, dipinto di scuola fiorentina (XVII sec.) “San Benedetto”. Ignoto di scuola toscana (sec. XVII) “Sant’Agostino”. Ignoto di scuola fiorentina (sec. XVI o XVII, circa) “Angelo annunciante”. Ignoto di scuola fiorentina (sec. XVII) “Madonna con Bambino”. Ignoto di scuola fiorentina (sec. XVI o XVII, circa) “Sant’Antonino, vescovo di Firenze”. Ignoto di scuola fiorentina (sec. XVII) “Sacro Cuore”, Padre Edoardo Rossi (sec. XX) “San Sebastiano”. Ignoto di scuola fiorentina (sec. XVIII) “Madonna annunciata”. Ignoto di scuola fiorentina (sec. XVI o XVII, circa) “San Girolamo”. Ignoto, (XVII secolo, circa) “Gesù e l’adultera”. Ignoto (XVIII secolo, circa) “San Domenico di Guzmàn”, Ignoto (XVII secolo, circa) “Deposizione”, Lodovico Cardi, detto Il Cigoli (1600/10) “San Bonaventura”, Alberto De Rohden (1874) “San Filippo Neri”, Ignoto di scuola toscana, (sec. XVII, circa) “San Luigi (Re dei francesi)”, Ignoto di scuola fiorentina, (XVII secolo) Antifonario (1519)
scheda a cura di Gianni Frilli
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