VICCHIO – Con l’inizio del nuovo anno, la rassegna teatrale “Giotto Off – L’Arte della Commedia nel Mugello” e il comune di Vicchio hanno proposto al Teatro Giotto, domenica 5 gennaio, un interessante spettacolo fuori cartellone: “Bartali: Prima Tappa”, monologo interpretato da Francesco Dendi, nato da un’ idea di Paola Bigatto e Lisa Capaccioli, testo e regia di quest’ultima.
Lo spettacolo inizia con delle immagini proiettate sullo sfondo del palcoscenico accompagnate da scritte esplicative che spiegano l’attività della DELASEM, ovvero la “Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei”: un’organizzazione di resistenza ebraica nata nel 1939 in seguito alla promulgazione delle cosiddette “Leggi Razziali” da parte del regime fascista. Essa operò in Italia tra il 1939 e il 1943 per la distribuzione di aiuti economici ai cittadini ebrei internati o perseguitati e ha potuto contare anche sull’aiuto e sul supporto di cittadini non ebrei. La DELASEM, in quegli anni, aiutò oltre 9.000 rifugiati, espatriandone almeno 5.000.
Il documentario precisa anche che tale organizzazione era, in qualche modo, tollerata dal regime (che aveva promulgato le “Leggi Razziali” per compiacere l’alleato nazista) almeno fino all’8 settembre del 1943. Da tale data, più precisamente dall’avvento della Repubblica di Salò, lo scenario cambiò e i soldati tedeschi venivano direttamente a prelevare la popolazione ebraica per internarla nei campi di concentramento.
Questo creò anche importanti ripercussioni e disagi psicologici ai cittadini italiani che già erano in gran parte solidali con gli ebrei e giustificavano a mala pena i provvedimenti razziali. La rete di aiuto dell’organizzazione continuò, sia pure in clandestinità.
Una volta terminata la proiezione delle immagini, arriva sul palco in sella alla sua bicicletta Francesco Dendi che, in un francese maccheronico, codificato e un po’ incomprensibile (Je suis venus con vous in avion), ci fa capire di essere un membro dell’organizzazione e al contempo un ammiratore dell’asso del ciclismo Gino Bartali, anch’egli aderente alla DELASEM.
Francesco ci racconta di aver percorso ben 86,1 chilometri per raggiungere il luogo dove si trova, cioè Radicondoli, dov’è venuto a portare vestiti e documenti per gli ebrei che si trovano lì nascosti. Rivolto verso il pubblico seduto in platea (come se fosse il gruppo dei cittadini ebrei in clandestinità) racconta le gesta di Gino Bartali che, oltre ad essere un campione di ciclismo, sta anche collaborando con l’organizzazione per mettere in salvo i cittadini ebrei perseguitati, girando in lungo e in largo con la bicicletta fra la Toscana e l’Umbria per trasportare fototessere e documenti necessari all’espatrio, nascondendoli all’interno dei tubi del telaio.
Ci racconta anche che Bartali è un toscano “sui generis”: è persona riservata, parla pochissimo e non tira moccoli (cioè non bestemmia). I moccoli, Gino, non li avrebbe mai potuti tirare, essendo un cattolico convinto tanto da portare al collo, e anche sotto il sellino della bicicletta, la medaglietta della Madonna. E la sua fede cattolica aveva creato anche momenti di imbarazzo al regime fascista come quando, alla vittoria del Tour de France del 1938, preferì ringraziare la Madonna piuttosto che il Duce. Fu anche in seguito a questo episodio che Mussolini – pur seguendolo come campione italiano nel mondo – aveva vietato che si parlasse di lui oltre le sue imprese sportive.
L’aspetto umanitario del campione è venuto fuori soltanto dopo la sua morte, quando si è potuto accedere alle sue agende segrete nelle quali usava annotare tutto in modo così meticoloso tanto da meritarsi il soprannome di “Ragioniere”. Bartali ha sempre cercato di tenere nascosto le sue opere meritorie poiché egli ha sempre seguito il principio trasmesso dal suo babbo: il bene si fa ma non si dice.
Ancora una volta, l’evento offerto dalla “Giotto Off- l’Arte della Commedia nel Mugello” è stato più di uno spettacolo. Anche molto di più di un esempio di teatro di narrazione. Francesco, in maniera approfondita e con un’eccellente prova artistica ci ha proposto la turbolenta vita di Bartali facendoci viaggiare a ritroso nel tempo, avvertendo tutte le paure e le ansie di quelle lunghe e grandi corse che Bartali fece in quegli anni così disastrati, tanto da farci emozionare e restare silenti anche quando Francesco ci ha posto delle domande.
Pochi anni dopo la sua morte, Gino Bartali è stato insignito della medaglia d’Oro al Merito Civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi “per aver salvato circa 800 cittadini ebrei”. Nell’ottobre 2011 è stato inserito tra i “Giusti dell’Olocausto” nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, mentre nel mese di settembre 2013 è stato dichiarato “Giusto tra le Nazioni” dallo Yad Vashem, l’Ente Nazionale di Israele per la Memoria della Shoah. E pochi giorni prima della partenza del Giro d’Italia 2018, quell’anno avvenuta proprio a Gerusalemme, ha ricevuto la nomina a cittadino onorario di Israele. Il nome di Gino Bartali, verrà eternamente ricordato da una stele sul monte Herzl nei pressi di Gerusalemme.
Carla Gabellini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 gennaio 2020