VICCHIO – Lo spettacolo Shakesperology, a cura della compagnia Sotterraneo, ha debuttato al Teatro Giotto di Vicchio il 17 dicembre. Il non numerosissimo pubblico si è trovato davanti un curioso William Shakespeare, interpretato da Woody Neri, che di punto in bianco si ritrova catapultato nell’era odierna ed è pronto a rispondere alle domande sulla sua vita. Molte di queste, prodotte da voci fuori campo, miravano a capire il famoso arcano, ovvero se tutte le tragedie attribuite a Shakespeare siano davvero state scritte dal famoso drammaturgo, nato a Stratford-upon-Avon, sposato con Anne Hathaway, vissuto a Londra diversi anni… La domanda rinvia al grande interrogativo filosofico sulla necessità o meno di conoscere la vita di un artista, al quale un critico come Goodman avrebbe senz’altro risposto di no, ma questo non è totalmente convincente: potremmo comprendere un Van Gogh senza aver conosciuto le amare vicende della sua esistenza? I Sotterraneo hanno così tentato di legare i più celebri passi delle opere shakespeariane a quel poco che sappiamo di biografico. Possiamo considerarlo un atto di amore verso tali tragedie, se andiamo dietro a quanto detto da Caterina da Siena: “quanto più si conosce, tanto più si ama”. Si è quindi voluto far interiorizzare maggiormente al pubblico i capisaldi della letteratura inglese, provando a spiegare le motivazioni che possono averli originati. Interessante è stata la visione di uno Shakespeare che si confronta con un pubblico diverso dal suo, individuando i cambiamenti del teatro contemporaneo. La sua preoccupazione è quella di non annoiare gli spettatori, quindi lo spettacolo viene compresso in cinquantadue minuti, quanti sono gli anni di vita del drammaturgo. Il ritmo è stato quindi velocizzato, tramite un botta e risposta fra l’attore protagonista e le voci fuori campo dei membri della compagnia. Talvolta sono state introdotte alcune canzoni per alleggerire l’atmosfera molto frizzante e dinamica. Sul finale, Woody Neri ha interpretato le morti dei protagonisti delle tragedie, da Giulio Cesare ad Amleto, da Otello ad Ofelia, per poi concludere con la propria morte. Ognuno di questi ultimi atti è stato reso con intensità e si è differenziato dagli altri, ma senza alterare troppo il timbro della voce, quasi a significare che, siam drammaturghi, siam principi, siam mercanti… in ogni caso la morte è democratica e, come tale, è uguale per tutti.
Leggi anche l’intervista a Woody Neri (articolo qui).
Caterina Tortoli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 27 dicembre 2019