BORGO SAN LORENZO – Uno scrittore che intervista altri scrittori. Andrea Tagliaferri, scrittore mugellano, ha avuto una buona idea. Interloquire con altri scrittori, per confrontarsi sul proprio personalissimo metodo di lavoro. Alcune di queste le farà dal vivo anche all’Ingorgo Letterario, che si terrà il 23 e 24 novembre a Villa Pecori Giraldi.

Dopo l’intervista a Valerio Aiolli e quella al nerista del Corriere Fiorentino Simone Innocenti, è il turno di Leonardo Gori, autore fiorentino del libro “La Nave dei Vinti”.


Penso che ogni scrittore abbia il suo personalissimo metodo di lavoro. Da scrittore sono incuriosito di sapere quello dei miei colleghi. Pongo alcune domande a Leonardo Gori.
Nato a Firenze nel 1957, è autore del ciclo di romanzi di Bruno Arcieri, pubblicati da TEA libri: prima capitano dei Carabinieri nell’Italia degli anni Trenta, poi ufficiale dei Servizi segreti nella seconda guerra mondiale e infine inquieto senior citizen negli anni Sessanta del Novecento. Attualmente Gori è in libreria con “La nave dei vinti” (2019), un noir ambientato a Genova nel 1939.

Cos’è per te l’ispirazione (se esiste)? C’è sempre un’idea di partenza, e se non c’è bisogna farsela venire. Ma l’importante è l’atto del raccontare, la narrazione in sé, non la Grande Idea che scuote il mondo, l’illuminazione che arriva dall’alto. Credo che l’ispirazione non venga prima della scrittura, ma durante. Unita alla traspirazione, come dicono gli anglosassoni, senza la quale non si combina nulla.

Hai un metodo di scrittura? Preparo accuratamente il terreno del romanzo: scrivo un file intitolato “come sono andate le cose”, fermando i punti essenziali della trama. Poi mi lascio andare all’invenzione.
Scrivo tutti i giorni, almeno qualche riga nuova, la mattina molto presto. Due ore filate di scrittura, per poi tornare sul lavoro in altri momenti della giornata con riletture, correzioni, integrazioni.
Negli anni, il mio metodo di scrittura è cambiato profondamente. Prima facevo delle “scalette” dettagliate, ora la gran parte della mia attenzione è rivolta ai personaggi e cerco di farmi sorprendere dallo sviluppo della storia.

Hai dei rituali di preparazione alla sessione di scrittura? Sì, scaramantici e quasi inconfessabili. Una breve navigazione in rete, l’ascolto per qualche minuto di un brano musicale che abbia attinenza a quello che sto scrivendo, la rilettura del lavoro del giorno prima. Poi, silenzio assoluto e lavoro duro.

Qual è l’autore che più ti ha influenzato? Per il genere di romanzi che scrivo attualmente, senz’altro John le Carrè, autore del ciclo di spy stories con George Smiley come protagonista. Per la letteratura in generale, Giorgio Bassani, al cui “Giardino dei Finzi Contini” è più che ispirato il personaggio di Elena Contini, grande amore del mio Bruno Arcieri.

Che libro stai leggendo? In questi giorni, “Guerra segreta in Italia 1940-1943”, le memorie di Cesare Amé, Comandante del SIM, il Servizio Informazioni di cui fa parte, un po’ controvoglia, il capitano Bruno Arcieri. Una lettura molto istruttiva.

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 novembre 2019

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