MUGELLO – La scrittrice e giornalista Serena Pinzani ha fatto quattro chiacchiere con l’attore mugellano Marco Paoli che le ha raccontato cosa vuol dire essere un artista ai tempi del coronavirus.

Pomeriggio di quarantena in Mugello. Io a Dicomano, lui a Borgo San Lorenzo. Io che mi cruccio degli eventi rimandati e lui che dal profilo Facebook rilancia il suo pensiero di attore e regista professionista in astinenza da palcoscenico.
Ci incontriamo a metà strada, rigorosamente digitale, cercando di iniettarsi un po’ di fiducia a vicenda.

Marco Paoli, da attore e regista professionista come stai vivendo questo periodo di quarantena? Si vive male e credo sia il sentire di tutti. Personalmente per me che faccio esclusivamente teatro è tutto fermo. Il teatro funziona nel momento in cui agisce sul palco e ha una progettualità ed in questo momento non è possibile fare niente di tutto ciò. Queste sono giornate caratterizzate soprattutto dal far passare il tempo aldilà del problema economico che, per chi vive di precariato e duro di normale, oggi ancor di più.

In questi giorni in rete è tutto un pullulare di iniziative di intrattenimento per trascorrere al meglio la quarantena e quindi anche di iniziative teatrali. Non ti ho visto attivo da questo punto di vista, come mai? A me personalmente non va di scrivere in questo momento. Ho letto uno scritto di una mia collega del Metastasio di Prato in cui mi ritrovo molto: è la sensazione di vuoto che prevale su tutte le altre. Mi hanno chiesto di partecipare a iniziative on line ma ho detto di no, una scelta voluta perché non credo nel teatro on line. Anzi, credo che sia dannoso al teatro stesso e che in realtà sia più il bisogno personale degli artisti più che una reale necessità del pubblico. Il teatro ha una funzione sua, il suo ambito non è virtuale. E sono convinto che chi ama il teatro sa cosa voglio dire, sa cosa vuol dire il contatto con gli attori cin scena che non è riproducibile sul web. Per questo preferisco aspettare e ricominciare con il teatro fatto dagli attori, con le prove con l’interazione tra chi lo fa e chi lo fruisce. Preferisco aspettare e ricominciare con il teatro quello fatto dagli attori, con le prove quando si potranno fare, con il pubblico e l’interazione tra chi lo fa e chi lo fruisce.

Aspettare e ricominciare… i tempi sono lunghi però… Il futuro è legato sicuramente a quello che succederà nel tessuto sociale una volta finito questo incubo. Sembra che teatri e cinema siano gli ultimi a riaprire. Mi fa un po’ strano visto che gli stadi riapriranno probabilmente a metà maggio; forse con meno persone e spazio aperto pensano di poter ovviare al problema. Un’ipotesi ventilata anche per il teatro, cosa che trovo una follia. Non riesco ad immaginare niente di più triste, una veglia funebre con poca gente distanziata, la mascherina, un solo attore sul palco. Per quanto mi riguarda il teatro dovrà ricominciare quando sarà possibile farlo e nel modo in cui va fatto. Il teatro è sopravvissuto a cose ben peggiori.

Questo a livello nazionale. Ma in Mugello, che prospettive ci sono? Il teatro mugellano è una realtà viva, sia quello amatoriale che quello professionale. Ripartiremo. Quando Fondazione Toscana Spettacolo ricomincerà a ridistribuire spettacoli, quando si potrà andare a teatro, quando Catalyst riprenderà a fare teatro a Barberino e quando anche noi riprenderemo la nostra attività con il pubblico che avrà ritrovato fiducia e anche l’economia per tornare a teatro. Tra l’altro sono stato contattato da una federazione di artisti che da Roma sta portando avanti le istanze di chi lavora in teatro in tutta Italia, la Feditart. Mi è stato chiesto di essere il responsabile referente per la Toscana e volentieri aderirò per dare il mio contributo e far sì che tutto il movimento teatrale possa sopravvivere a questa fase per entrare in maniera dignitosa in quella successiva.

Ma il Covid19 non ti ha ispirato nessuno nuovo testo teatrale? Me lo avevano già chiesto… sinceramente c’è già un testo molto bello tratto da Cecità di Samarago Non credo che farò uno spettacolo sul Corona Virus, credo che sarà davvero l’ultima cosa a cui penserò. Ce ne saranno da fare di altro tipo. Magari nel decennale o nel ventennale della pandemia chissà…

Serena Pinzani

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 Aprile 2020

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