MUGELLO – Oggi vi parlerò di un periodo complicato e assai poco conosciuto delle vicende storiche mugellane: il tempo dell’antica Roma. Perciò capirete e mi perdonerete dubbi e approssimazioni nel mio racconto. Il rapporto fra gli antichi romani e il Mugello fu molto difficile fin dall’inizio, e a ciò si possono imputare anche gli scarsi investimenti romani in “infrastrutture” catalogabili a livello archeologico.

Fiesole, anfiteatro romano

La valle intorno all’anno 100 avanti Cristo era, infatti, ancora ”ager faesulanorum”, la risorsa primaria di Fiesole, città nemica eterna e acerrima di Roma. Dunque, meno si sviluppava e meglio era, più miseria, foreste e zone paludose restavano e meglio era. Al tempo considerata zona di popoli alleati e ancora non inglobata nel regno, il dittatore Silla pensò bene di assegnare molte terre mugellane ai propri centurioni con un sistema di colonizzazione che lasciò scontenta gran parte della popolazione rurale e non.

Dopo la morte di Silla i fiesolani decisero allora di appoggiare il ribelle Catilina, stanchi delle miserie conseguenti alla dominazione romana. Un gran fermento scosse tutto il Mugello, l’Etruria e Fiesole in particolare, città dove Cicerone poteva contare su diversi appoggi, primo fra tutti quello del generale Gaio Manlio, ex centurione di Silla, e del suo braccio destro, un certo Corficius. Pare che entrambi i militari fossero originari della zona di Faltona, ma su quest’aspetto mi dovete credere sulla parola.

Corficius organizzò un grande reclutamento nella zona concentrando le truppe arruolate (circa 10.000 uomini) sui monti sopra Fiesole, dove nel frattempo era giunto anche Catilina (61 a.C.). L’arrivo a Firenze delle truppe di Marco Petreio e di quello da nord del console Quinto Metello strinse i ribelli in una morsa, per cui Catilina si vide costretto a fuggire verso Pistoia con un centinaio di fedeli. Intanto, gran parte degli arruolati mugellani si era liberata dell’armatura e rimesso le vesti civili con una velocità davvero sorprendente. Sallustio racconta che Catilina, inseguito da Marco Petreio “… fuggì da Fiesole per i monti verso il Pistoiese”, e il Villani afferma “…E di notte partito … non tenne il diritto commino dell’alpi, che noi chiamiamo l’alpe di Bologna, ma si mise per lo piano di costa a le montagne…”.

Da questi resoconti si capisce che la fuga di Catilina si svolse molto probabilmente attraverso il crinale di Monte Morello verso la Calvana passando dall’attuale San Giovanni in Petroio e dal passo delle Croci, un percorso relativamente veloce e sicuro al tempo per la presenza di una conosciuta strada d’altura.

Ma non è tutto. Alcuni storici affermano che la località Petroio prese il nome dal passaggio all’inseguimento di Marco Petreio o comunque dalla presenza di un suo temporaneo accampamento (praetorium, tenda del comandante). Catilina trovò poi la morte nella battaglia di Pistoia (gennaio del 62 a C.) insieme all’inseparabile generale (forse mugellano ma sicuramente fedele) Gaio Manlio.

Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 Settembre 2020

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