MUGELLO – “Dopo l’apocalisse”, scritto a quattro mani da Franco Cardini e da Riccardo Nencini, racconta le epidemie del passato e spalanca una finestra sul mondo che ci attende. È un viaggio nella storia – dalla peste che decimò l’Atene di Pericle al dramma narrato dal Manzoni – da cui trarre indicazioni utili a comprendere cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi in Italia e nelle relazioni internazionali.
Garibaldini entrambi, gli autori sfatano alcuni luoghi comuni che nel corso della quarantena sono stati presentati come verità: la fine della globalizzazione, la crisi della Cina, i profondi cambiamenti nella natura umana – più docile, meno egoista, meno individualista – la sconfitta dei protagonisti della mondializzazione (multinazionali e alta finanza). Uno sguardo ironico e severo.
Ironico nel racconto dell’oggi rapportato a ieri. Nonostante ci separino quattro secoli dalla peste che infierì sulla Lombardia e su Venezia, ci si imbatte negli stessi errori e nelle stesse misure adottate, compreso le autocertificazioni. E poi le titubanze della scienza, le pressioni dei mercanti (delle imprese), le dicerie e le false notizie propagate per fini politici. Come nella stagione del doge e del Borromeo. Un quadro davvero sorprendente.
Severo nella lettura del presente e nelle previsioni. Un tempo la peste e altri virus venivano considerati ‘i grandi livellatori’ perché si abbattevano con uguale forza su ogni ceto sociale. Non è più così. I poveri e i ceti medio bassi si ammalano, muoiono e soffrono di più, rischiano di più di perdere il lavoro. Anche per questa ragione l’auspicio è che la politica – e lo Stato – riescano a scalare posizioni. Equità, giustizia sociale, investimento nella conoscenza dentro uno Stato umanizzato, meglio se la ricostruzione avviene tenendo tutti alla stanga, a cominciare dalle forze più rappresentative di questa Italia. Il modello è il secondo dopoguerra. L’alternativa? Il ricorso a procedure verticistiche con poteri accentrati in poche mani.
La Cina è tutt’altro che al crepuscolo. Giocherà con gli Stati Uniti la partita del secolo in un mondo che somiglierà al primo dopoguerra. Nessuna leadership assoluta, una manciata di potenze regionali, Russia in testa, baricentro spostato sul Pacifico.
Il punto sospeso è l’Europa. Formica o struzzo? Un disegno strategico ancora non c’è e manca quella coesione, politica e istituzionale, necessaria a tenerla nella competizione globale. Cardini e Nencini pessimisti. Le crisi provocano discontinuità ma servono due ingredienti per costruire il futuro: leader che colgano le opportunità che germinano dall’emergenza e un progetto lungo. Insomma, creatività, talento, cooperazione, strabismo. Proprio le virtù di quel medico e di quei due ingegneri bresciani che hanno trasformato maschere da sub in respiratori nel bel mezzo della pandemia. Dove cercarli?
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 18 Giugno 2020