I ragazzi della IV classe del liceo scientifico all’Istituto Giotto Ulivi insieme alla professoressa Sabina Mazzoldi hanno immaginato cosa potrebbero trovare i ragazzi sulla luna nel 2021.
[divider scroll_text=””]
Giulia Costi: Un po’ di buon senso
Mi chiamo Giulia, sono una studentessa al quarto anno di liceo e fra poco più di un mese sarò maggiorenne. Il mio sogno è viaggiare e magari studiare all’estero, ma chissà se potrò farlo! Da ormai un anno, da marzo 2020, la pandemia globale COVID-19 ci ha costretti a fermarci, a cambiare le nostre abitudini, a dare priorità diverse e a pensare di più. Spesso mi capita di viaggiare con la mente, immaginando luoghi lontani dove trovare persone, abitudini, culture diverse dalla mia e dove potermi arricchire osservando e imparando da ciò che vedo.
Ho provato a farlo di nuovo, ma questa volta con una meta ambiziosa, lontana, quasi inaccessibile: la luna. Porterò con me una guida che mi ritrovo a consultare spesso per ogni necessità: il mio cellulare, con l’accesso alla rete, ormai indispensabile per lo studio, l’informazione, l’aggiornamento, il nostro rapporto con gli altri; passa tutto da lì, da quello schermo, da quelle immagini con le quali mi confronto ogni giorno e con le quali ho imparato ad interagire, in questo anno ancora di più, data la necessità del distanziamento. Chiudo gli occhi e indosso il mio zaino immaginario, dove metto le mie certezze, la famiglia sulla quale conto sempre, gli amici con i quali condivido spesso le mie gioie e le mie paure, l’amore che sto scoprendo e che mi dà fiducia e serenità, la mia cultura, il mio bagaglio umanistico, il mio sentirmi a volte impotente, fragile di fronte alle difficoltà e… sì, il mio cellulare, da consultare in caso di necessità! Non ho paura, voglio partire, voglio provare e, chissà, magari troverò delle risposte e un modo nuovo di vedere le cose. Attraverso galassie illuminate che indicano la strada: nell’oscurità dell’universo immenso è facile perdersi, come è facile perdersi sulla terra, che conosciamo molto meglio e non sempre rispettiamo, come non rispettiamo noi stessi. Ecco ci sono, forse sono arrivata, che emozione è la scoperta! Che emozione lasciare ciò che si conosce… Forse qui troverò ciò che manca di più sulla terra, come diceva Astolfo: un po’ di buon senso! Ah… facile a dirsi! Sarebbe lo strumento supremo, la scoperta del secolo! Ci servirebbe per usare al top tutto ciò che già abbiamo: sapere, conoscenze, conquista di diritti universali, rispetto delle persone, delle cose, dell’ambiente, delle leggi e della vita. La nostra morale spesso è sopraffatta da altri obiettivi, come il guadagno o il potere.
Penso all’assurda situazione che stiamo vivendo proprio in questo momento difficile per il nostro pianeta: lo studio sui vaccini anti-COVID e la crisi di governo in atto nel nostro paese. Non la capisco, mi sembra vada contro ogni logica, eppure si continua a discutere su chi deve governare, non su come debba farlo; nel frattempo la nostra formazione di studenti è minata, la nostra salute è minata, la nostra economia ed il nostro lavoro sono a rischio. È difficile fronteggiare una crisi di questa portata, ma forse qui, sulla luna, troverò chi mi insegna ad insegnare il buon senso. Si può
imparare? Qui forse troverò chi usa il sapere, la conoscenza derivata dall’osservazione di noi umani e dei nostri comportamenti, per migliorare la nostra vita. Magari qui troverò chi sa consultare la mia super guida, il cellulare, senza esserne dipendente; chi lo sa usare come uno strumento utile, che ci migliora la vita e non ci costringe ad uniformarci ad un pensiero unico. Forse qui troverò chi sa osservare noi umani; chi sa percepire le nostre paure, i nostri bisogni; chi sa valutare il presente, capire il passato, e poi tracciare il futuro, quello che ci aspetterà. Ora è l’incertezza a farmi più paura: dove andremo domani, se non costruiamo l’oggi con la speranza e la fiducia nel prossimo? Sulla terra ci sono anche tante persone che si mettono a disposizione degli altri: se ne sono viste in questo momento drammatico. Saper usare bene ciò che si è conquistato nel tempo, con sacrificio degli altri, non è così scontato. Solo sulla luna lo troverò? Magari guardo come mi piacerebbe che
fosse… Riapro gli occhi, torno sulla terra, nella mia stanza, nella mia via, nella mia casa, nel mio paese e provo intanto a fare io qualcosa che mi faccia cambiare in meglio. Abbiamo tante opportunità: ci serve la fiducia di poterle cogliere. Guardo ancora una volta il mio cellulare, sì mi serve… ma poi lo spengo e inizio a pensare a cosa posso fare io, ora, con un po’ di buon senso.
[divider scroll_text=””]
Cecilia Boni: In viaggio con la nonna
«Ciao nonna, anche stasera sono qui affacciata alla finestra della mia cameretta a parlare con te, per non pensare alle grida che arrivano dal piano di sotto. Ormai sono dei mesi che mamma e papà litigano tutte le sere, ogni volta con motivazioni futili, per me insignificanti, ma finisce sempre che si arrabbiano tantissimo. Ti ricordi quando eri ancora qui con noi? La sera, a tavola, raccontavamo tutti le nostre giornate e cosa ci era capitato: eravamo tutti sorridenti e anche mamma e papà ridevano e parlavano serenamente insieme. Questo è quello che più mi manca: l’armonia tra loro e la tranquillità di qualche mese fa, prima che le cose al lavoro per loro si complicassero e riversassero il loro stress e la loro stanchezza a casa la sera, l’uno sull’altro. Anche tu mi manchi tanto, ma dentro di me so che anche da lassù mi sei sempre vicina e sei la stella più bella e luminosa di tutte».
Mentre pronunciavo queste parole, una stella assumeva un aspetto anomalo, diventando sempre più vicina e luminosa. D’istinto chiusi gli occhi per la luce insopportabile e, quando li riaprii, vidi di fronte a me mia nonna, in piedi davanti alla finestra.
«Andiamo mia cara nipotina, non abbiamo molto tempo» mi disse. Io ero incredula e al tempo stesso molto contenta di rivederla. Allungò la sua mano verso la mia, così io l’afferrai e la stanza nuovamente si riempì di una luce talmente forte che mi strinsi a lei per coprirmi gli occhi. Quando li riaprii, dopo che la luce si era affievolita, non ero più nella mia camera, ero all’aperto, sotto a un cielo molto scuro, in un posto mai visto prima. Non avevo paura, perché mia nonna era ancora accanto a me, e infatti iniziò a parlarmi: «Sono venuta a prenderti per portarti in un posto speciale: siamo sulla Luna. Quassù potrai trovare tutto ciò che in Terra è andato perduto. Ho sentito le tue parole e, poiché voglio bene sia a te che ai tuoi genitori, ho deciso di aiutarti a ritrovare la serenità perduta tra loro, sono certa che è qua». Non capivo molto bene quello che mi stava dicendo e le chiesi così ulteriori spiegazioni. «Guarda bene, tutti i vasi che vedi contengono ognuno una delle cose che nel mondo è andata perduta, puoi leggere sulle etichette quello che si trova all’interno. Insieme possiamo trovare quello che contiene ciò che stiamo cercando, e così lo potrai riportare sulla Terra».
Molto incuriosita e ancora incredula, iniziai ad avvicinarmi ai vasi. Quello più vicino a me aveva un’etichetta molto lunga, infatti conteneva SPIRITO DI SACRIFICIO E DI ADATTAMENTO. Mi fece venire in mente un discorso che molte volte fa papà: lui gestisce un bar e spesso ha bisogno di nuovo personale; appende annunci e sparge la voce, e molti giovani vanno a provare, però poi, quando viene detto loro che, se vogliono lavorare lì, molte volte si dovranno alzare presto, tornare a casa tardi o fare orario continuato, non accettano l’offerta. Lui pensa che il problema, al giorno d’oggi, non sia la mancanza di lavoro per i giovani, perché posti per loro ci sarebbero: sono loro che non hanno voglia di fare sacrifici e di adattarsi a quello che il mondo offre loro in questo periodo. Mio papà aggiunge sempre che gli immigrati, in realtà, non rubano lavoro agli italiani, semplicemente loro hanno più spirito di sacrificio e sono abituati a lavori più faticosi, più rischiosi e più pericolosi rispetto ai nostri; dunque accettano impieghi rifiutati dagli italiani, come ad esempio il lavoro di braccianti, con turni pesanti e paghe miserabili, o accettano più facilmente lavori duri, come quelli in fabbrica o nei cantieri.
Non molto lontano da questo c’era un altro vaso molto più grande; la nonna mi aveva spiegato che più grandi sono i vasi e più è grande la carenza sulla Terra del loro contenuto. Dentro questo si trovava la MANCANZA DI LIBERTÀ NELLA SOCIETÀ e quando lessi il cartellino capii come mai questo vaso era così grande. Succede anche nel mio paesino, anzi proprio perché abito in un piccolo comune questa mancanza si percepisce ancor di più. La società di oggi impone degli standard e dei modelli precisi da seguire: se qualcuno si sente diverso da questi, viene discriminato e preso di mira. Non ci sentiamo liberi di poterci esprimere come vogliamo, perché ci sentiamo costantemente gli occhi puntati addosso; finisce che anche nella nostra testa ci imponiamo modelli da imitare e poi consideriamo sbagliato tutto il resto; noi però non siamo tutti uguali e mai arriveremo ad essere la copia di modelli ideali impossibili da raggiungere… Per questo, però, molti ragazzi non si accettano, sono insicuri e si considerano fallimenti. Credo invece che ‘diverso’ non sia sinonimo di ‘sbagliato’, anzi il diverso, in quanto unico, molte volte piace di più di copie tutte uguali, che finiscono per perdere identità e personalità. Mia nonna mi vide pensierosa e perciò mi richiamò allo scopo per il quale eravamo venute sulla Luna. Vidi, allora, un vaso ancora più grande e corsi subito a leggere l’etichetta: ATTENZIONI VERSO IL PROSSIMO. Questo mi colpì ancora più degli altri perché, nonostante la mia giovane età e le mie scarse esperienze, tante volte ho potuto notare come sono sempre meno le persone che non pensano solo a se stesse, ma fanno attenzione anche agli altri, a chi le circonda. Tutte focalizzate sul proprio obiettivo, non guardano in faccia nessuno, non pensano alle conseguenze delle proprie azioni, procedono sulla loro strada con i paraocchi, senza chiedersi se possano aiutare qualcuno che è più in difficoltà di loro. Se anche solo una parte del contenuto di questo vaso tornasse sulla Terra, potrebbero essere risolti gran parte dei problemi, sia dal punto di vista economico che sociale, perché aiutare il prossimo rende felice sia chi ha bisogno, sia chi aiuta; il mondo si riempirebbe di persone migliori, che a loro volta renderebbero migliore l’ambiente lavorativo, l’ambiente scolastico e in generale ogni contesto sociale.
Prima che mia nonna mi portasse con lei verso un altro vaso più lontano, lessi altre etichette su altri vasi come SOLIDARIETÀ, PACE, COERENZA, riconoscendoci effettivamente tutte le mancanze del mondo e del tempo nel quale vivo. Avrei voluto riportare sulla Terra parte del contenuto di ogni vaso, ma quando lo dissi alla nonna, lei mi rispose «Tesoro, sarebbe meraviglioso se fosse possibile, perché anch’io desidero un mondo migliore per te, ma io ho fatto uno strappo alla regola, che mi è stato concesso solo per il mio meritevole comportamento quando ancora ero tra i vivi… Di solito solo con la volontà degli uomini stessi ciò che è presente qua sulla Luna può tornare in Terra!»
Arrivammo davanti al vaso etichettato ARMONIA E SERENITÀ: ecco, lì potevo trovare ciò che stavo cercando! La nonna tirò fuori dalla tasca un sacchettino, che io riempii con il contenuto del vaso: sembrava polvere fatata, come quella che ho visto nei film. La misi in tasca e per la prima volta da quando eravamo arrivate distolsi lo sguardo da quei vasi: vidi la Terra lontana, verde e celeste, piccola come un sassolino; poi vidi le stelle, ancora più brillanti di come le vedevo dalla finestra della mia cameretta, e la superficie della Luna, bianca e inaspettatamente liscia. Era tutto così surreale, ma ero davvero felice di aver rivisto mia nonna e di aiutare mamma e papà.
«È tempo di tornare a casa» mi disse mia nonna, allargando le braccia. Corsi verso di lei per abbracciarla un’ultima volta e le sussurrai «Grazie, ti voglio bene». Poi strinsi forte il sacchettino, mi avvinghiai a lei e nuovamente la luce aumentò notevolmente. Quando aprii gli occhi era mattina, io ero nuovamente nel mio letto e un raggio di sole entrava dalla finestra. Mi alzai di scatto per cercare il sacchettino, ma non lo trovai da nessuna parte. Nonostante ciò, sentii subito che qualcosa era cambiato, che l’atmosfera nella casa era diversa. Scesi le scale per andare a fare colazione e con stupore vidi mamma e papà in cucina a mangiare un cornetto, stavano scherzando tra di loro, sorridevano ed erano felici. Sorrisi anch’io; qualcosa era cambiato davvero: l’avventura di quella notte non poteva essere solo un sogno…
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – aprile 2021