MUGELLO – Una enorme terracotta policroma per la rappresentazione particolare dell’ultima cena nell’antico refettorio del convento di Bosco ai Frati. Un capolavoro di cui, recentemente, sono stati ritrovati gli schizzi preparatori per realizzare l’idea.
Era un frate molto abile con la terracotta e il gesso. Nel convento di Bosco ai Frati aveva impiantato un laboratorio con un piccolo forno, per cuocervi le sue formelle. Padre Edoardo Rossi dei minori (OFM Toscana), questa la firma in alcune sue opere, nato a Mercatale di Vernio il 27 ottobre 1874 e deceduto a Petrona, colpito da angina pectoris mentre, a piedi, andava a Borgo San Lorenzo, il 16 ottobre 1934.
Nell’antico refettorio del convento, sulla parete ovest è collocata la sua opera più grande, e importante, ormai riconosciuta come capolavoro, parte integrante nella significativa collezione artistica del luogo: “L’ultima cena”. Una terracotta policroma gigantesca, 6.00 m. x 3.60 m., realizzata da piccole formelle assemblate in un’unica scenografia. Una rappresentazione particolare, per certi aspetti unica. Proviamo a spiegarne la peculiarità.
In Firenze, per chi ne conosca la tradizione dei cenacoli, sono conservati otto grandi affreschi dedicati all’ultima cena, intendo quelli più conosciuti e visitabili. Appunto, mi limito agli affreschi e non alle tele, così ne approfitto per un promemoria: Andrea del Castagno nell’ex convento di San’Apollonia, Andrea del Sarto nell’ex convento di San Salvi, Pietro Perugino nell’ex convento del Fuligno, Domenico Ghirlandaio nel convento di Ognissanti, ancora il Ghirlandaio nel refettorio di San Marco, il Franciabigio nella chiesa della Calza, Taddeo Gaddi nel refettorio di Santa Croce e, infine, Giovanni Antonio Sogliani nella chiesa di Santa Maria di Candeli (via de’ Pilastri). A questi si possono aggiungerne altri fuori Firenze, come il Matteo Rosselli nel Sacra Senarii Eremus (Monte Senario), o il più famoso quello di Leonardo presso Santa Maria delle Grazie a Milano.
Ebbene in tutte queste opere, ma l’elenco si potrebbe estendere alla quasi totalità, la rappresentazione della cena è incentrata su una tavolata rettilinea, in pochi casi con due propaggini ortogonali in corrispondenza delle estremità. L’ultima cena di Bosco ai Frati, opera di Padre Edoardo Rossi, invece si differenzia per una tavola a semicerchio o emiciclo e trova riscontro, a mia memoria certo non ben definita, solo in quelle note di Cosimo Rosselli, nella cappella Sistina e nella chiesa dei Santi Girolamo e Francesco alla Costa (Firenze, non visitabile) laddove la tavola è a ferro di cavallo.

Ma un’altra differenza la si nota nelle pose dei protagonisti, Gesù e gli apostoli. In tutte le ultime cene citate in precedenza la rappresentazione ritrae i soggetti seduti su panche o su sgabelli, diversamente in quella di Bosco ai Frati li troviamo distesi su lettini o divani. D’istinto si potrebbe pensare alla replica di una cena romana: Palestina e Giudea sono province dell’impero romano. Ma, più genericamente, viene in mente la cena mediorientale caratterizzata, nel consumarla, dallo stare, appunto, distesi. Del resto il tavolo a semicerchio è un dettaglio affatto banale. Nell’ultima cena tramandata nelle sacre scritture è descritta l’eucaristia, il sacramento fondamentale per la cristianità. Così Gesù deve aver visto in faccia tutti coloro che ricevevano la comunione. Esercizio impossibile nel caso di una tavolata rettilinea.
Ecco che Padre Edoardo Rossi mette insieme questi particolari, riesce ad adattare la scena ad una parete enorme, trovando le giuste dimensioni nello spazio con grande precisione. Il visitatore, che entra nell’ampio refettorio antico, resta ammaliato dall’effetto fra la luce e l’ombra del rilievo in terracotta, che rende viva l’opera stessa. Certamente ci troviamo davanti ad un lavoro moderno, tuttavia ben inserito nel contesto storico del convento, peraltro insieme ad altre “terrecotte e gessi” che Padre Edoardo ha realizzati nelle sua permanenza a Bosco ai Frati. E, è giusto ricordarlo, tante delle sue opere sono disseminate nelle pievi e chiese suffraganee in Mugello e in altre parti d’Italia, anche all’estero.
Dunque, recentemente, fra i documenti d’archivio conservati in convento sono riemersi dei disegni, gli schizzi, fatti a matita su carta ormai ingiallita, e su entrambe le facce del foglio, fronte e retro, forse per risparmiare, con la raffigurazione di una ultima cena. Il foglio è stato trovato comunque ben conservato e protetto fra due vetri, racchiuso in una semplice cornice. Il tratto è lo stesso di altri schizzi e disegni riconducibili a Padre Edoardo Rossi. Da alcuni giorni il foglio con l’ultima cena è esposto nell’antico refettorio, proprio davanti alla grande terracotta.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 31 luglio 2019