SCARPERIA E SAN PIERO – Correva l’anno 1799, esattamente duecentoventi anni fa, quando il Mugello fu coinvolto nelle rivolte antifrancesi che interessarono buona parte della Toscana e che ebbero un epicentro significativo nella zona d’Arezzo. L’arrivo delle truppe francesi, che portavano sui loro stendardi gli ideali rivoluzionari di libertà, uguaglianza e fraternità, non furono ben accolte dalla maggioranza dei toscani, che si trovarono a far fronte alle vessazioni economiche e alle imposizioni sociali imposte dalle disposizioni emanate dal governo francese, il Direttorio, che pretendeva che l’esercito invasore dovesse esser alimentato e finanziato direttamente dalle popolazioni assoggettate, costrette con la violenza a cedere ogni tipo di risorsa sia alimentare che economica; inoltre l’organizzazione sociale doveva far posto alle istituzioni rivoluzionarie d’Oltre Alpe, imponendo la coscrizione obbligatoria, cancellando le organizzazioni comunitarie, che avevano trovato, qui in Toscana, nella legislazione granducale un valido ed efficiente strumento di partecipazione e soprattutto imponendo un atteggiamento anticlericale anticattolico in popolazioni cristiane da secoli. L’occupazione dei centri abitati si concretizzava con l’erezione nella loro piazza principale del cosiddetto “Albero della Libertà” , intorno al quale i locali “giacobini” si riunivano per festeggiare i successi rivoluzionari e cerimonie civili. Di fronte a questi sconvolgimenti violenti la popolazione trovò la forza di insorgere con le armi, mettendosi sotto la protezione spirituale della sua tradizionale religione. Tra queste insurrezioni, diffuse a macchia di leopardo in quasi tutta Italia, ebbe un successo particolare quella della città di Arezzo, che mettendosi sotto la protezione della Madonna del Conforto, dal 1796 elevata a patrona della città, e alla invocazione di “Viva Maria”, riuscì a cacciare le truppe francesi da buona parte della Toscana, Firenze compresa. Così nell’estate del 1799 i “Viva Maria” comparvero nel Mugello ed ingaggiarono un sanguinoso combattimento nell’abitato di Borgo San Lorenzo, come descritto da Padre Lino Chini nella sua Storia Antica e Moderna del Mugello. Le truppe francesi, che ebbero la peggio, venivano dalla Fortezza di San Martino di San Piero a Sieve e, dopo questa sconfitta, che si aggiungeva a quella dell’esercito francese alla Trebbia, fuggirono da San Piero, ritirandosi a Firenze insieme ai più accaniti giacobini. La popolazione insofferente delle prevaricazioni francesi abbattè l’Albero della Libertà, che si trovava al centro della piazza principale, oggi Piazza Colonna. Le insorgenze antifrancesi, cessarono l’anno successivo nel 1800 in seguito alla vittoria di Napoleone riportata a Magenta, ma furono seguite da violente repressioni, che per Arezzo significarono quattro giorni di violenze su tutta la popolazione. A San Piero nella piazza al posto del simbolo dell’occupazione francese fu innalzata già nel 1799 una “colonna” in pietra serena, con l’immagine della Madonna del Conforto (quella dei Viva Maria) e sormontata da una croce metallica.
Questa prima colonna rimase a ricordare le vicende storiche dell’occupazione francese fino al 1897, quando un violento temporale o forse un fulmine la danneggiò irreparabilmente e il Consiglio Comunale, guidato dal Conte Guglielmo De Cambray Digny, ne deliberò la immediata ricostruzione nello stesso anno, conservando al suo interno la bella immagine della Madonna, che si celebra ad Arezzo ogni anno il 15 febbraio. Sarebbe bello che in quest’anno dopo duecento venti anni dalla presenza dei Viva Maria in Mugello si ricordassero quegli eventi storici con almeno un omaggio floreale intorno alla colonna, testimone silenzioso degli eventi più o meno nobili di un piccolo caro paese.

Gianfranco Grossi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 febbraio 2019

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