Castiglioncello, il paese fantasma
FIRENZUOLA – Anche se ormai disabitato e crollato in parte, il borgo di Castiglioncello, con la sua chiesa dedicata ai SS. Giovanni e Paolo, sorge in uno dei punti più suggestivi del comune di Firenzuola.
L’abitato è costruito su un costone di roccia a picco sul fiume Santerno, lungo la vecchia strada che, costeggiando il lato sinistro del fiume, andava a Imola passando da San Piero, Le Piagnole e Sant’Apollinare. Fu possesso della diocesi imolese, degli Alidosi, degli Ubaldini e passò sotto il domino di Firenze a partire dal 1372.
La vecchia chiesa parrocchiale sorgeva a circa trecento metri dal paese; nel 1784, l’anno prima di passare dalla diocesi di Imola a quella di Firenze, venne seriamente danneggiata da un fulmine. Ce lo racconta Stefano Casini nel suo Dizionario di Firenzuola, rifacendosi a un documento che era conservato nell’archivio parrocchiale e oggi forse perduto dopo l’abbandono del paese. “Il 26 settembre alle ore 16 circa …. venne un’oscurità di tempo che pareva notte e indi cadè un fulmine sopra il campanile che lo fracassò del tutto ed entrando in chiesa penetrando il muro … forò due buchi sull’altare, andando nell’armadio dei fiori, indi penetrò la muraglia sovra l’uscio dell’altare venendo a colpire la serva di anni 68 circa la quale andava a portar vasi sopra la mia camera piovendo nella medesima e colpita fu sull’ultimo gradino della scala, venne giù per la muraglia della cucina, vedendola co’ miei propri occhi, restando tutto sbalordito, essendo a tavola e solo in casa…”. Dopo un primo tentativo di restauro, l’edificio fu abbandonato e la chiesa fu ricostruita all’interno del borgo, al posto di quella che era l’antica cappella del castello.
L’edificio, attualmente assai rovinato, è dunque una costruzione ottocentesca. Non ci sono notizie degli arredi che dovevano essere di poco conto a causa della povertà del territorio. Ci rimane memoria solo di una campana che portava questa iscrizione: UGULINUS TOSCOLI ME FECIT A. D. MCCCXXVII (1327), campana che, negli anni settanta, fu montata sul campanile della pieve di Cornacchiaia. Il borgo nel censimento del 1841 contava 97 abitanti divisi in 20 famiglie che occupavano 19 abitazioni. Il tessuto sociale era formato da coloni o piccoli proprietari che coltivavano piccoli appezzamenti di terreno; unica eccezione era Lorenzo Lelli che esercitava l’attività di fabbro. L’istruzione era sconosciuta: solo un abitante, Dionisio Marrani, sapeva leggere e scrivere.
La chiesa di Castiglioncello, l’undici luglio del 1861, ricevette la visita pastorale dell’allora arcivescovo di Firenze Giovacchino Limberti; ce ne resta un ricordo in questo breve resoconto del canonico Palagi: “Dopo pranzo per un magnifico stradale che costeggia le vette dei monti, e rasentando i più profondi dirupi, ci recammo a Castiglioncello, che ci annunziaron vicino i fragorosi colpi di gioia. Faticose furono l’Esequie del Campo Santo posto in un’alta e inaccessibile roccia, ma un vero spettacolo. La sera attraversate a cavallo le acque del Santerno venimmo a Ca’ Maggiore, rallegrati da molti fuochi di gioia, che sebben lontani ci rischiaravano il cammino”.
Nel territorio della parrocchia vi erano anche due oratori.
Uno è l’oratorio della Madonna del Poggio. Fu edificato da Paolo Masini in seguito al ritrovamento, da parte di un contadino mentre svolgeva dei lavori agricoli, di un’immagine mariana forse appartenuta a un tabernacolo preesistente e poi rovinato.
A ricordo era presente una iscrizione su pietra, ora perduta, che diceva così: Deo in Cristi parentis honorem Virginis a Podio nuncupatae valetudinis ergo a fundamentis erigendo inque ipsam ex abiecta et humili aedicula insignis patronae iconem evehendo ut decentium collocaretur festa ipsius certa die quotannis adsignata r. p. Paulus Masinius pia vota exsolvit perpetuum grati animi monumentum a. aerae v. MDCCXCVI.
L’ altro era dedicato alla Crocifissione, di proprietà della famiglia Giannoni.
Essendo posto di confine con lo Stato Pontificio, Castiglioncello fu sede di dogana di terza classe, dipendente da quella di Piancaldoli. Quando fu aperta la nuova strada imolese, la dogana fu trasferita a Moraduccio e l’edificio venduto a privati. Il borgo fu definitivamente abbandonato nel 1962, anche per la difficoltà di collegamento con la strada principale; negli anni precedenti fu iniziata la costruzione di un ponte per attraversare il Santerno, ma questa opera non fu mai terminata.
Nel 1969, quando il paese era ancora in discrete condizioni, vi fu girato un film del regista Raffaele Andreassi intitolato Flashback. E’ la storia di un soldato tedesco che si addormenta su un albero e lì viene abbandonato; anziché cercare di ritrovare il suo reparto, rimane tra quella natura e tra la gente di quel paese, ripercorrendo momenti belli e brutti della sua vita.
Sergio Moncelli
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 ottobre 2021