Gli scavi archeologici di Poggio San Martino a Frascole

Ciotola ad impasto grigio III sec a.C.
MUGELLO – L’area collinare di Frascole a sud-est di Dicomano costituisce una zona di elevato interesse naturalistico e ambientale. Due chiese, cappelle gentilizie, ville signorili e splendide cascine rurali ci raccontano un luogo integro ed intensamente frequentato in ogni epoca, a lungo sostenuto da un’attività agricola che ancor oggi si distingue con prodotti di eccellenza apprezzati sui mercati nazionali ed esteri. Accanto a queste peculiarità di elevato valore economico se ne aggiungono altre di natura culturale e storica che ormai relegano questa zona fra le più celebri del Mugello.
Il luogo, infatti, era noto agli storici e ai ricercatori già alla fine dell’Ottocento, per il ritrovamento di frammenti ceramici con brevi iscrizioni etrusche, rinvenuti sporadicamente nella parte più elevata della collina in prossimità di Poggio San Martino.

Frammenti di coppa o tazza decorata III sec-a.C.
Una consistente documentazione archivistica denunciava poi nella stessa zona l’esistenza in passato della chiesa intitolata a San Martino, edificio del quale però non era più individuabile alcuna traccia emergente. Ad amplificare le attenzioni e gli interessi degli archeologi si sarebbe aggiunto nel 1959 l’eccezionale ritrovamento di una splendida stele funeraria etrusca di tipo fiesolano avvenuta casualmente nei campi del podere Vico, elemento questo di inestimabile valore per i ricercatori, garante di probabili giacenze arcaiche nella zona.

Stele funeraria VI-V sec. a.C.
Finalmente nel 1969 si costituiva il Gruppo Archeologica Dicomanese, un’associazione culturale inconsueta per quei tempi, la cui operosità e competenza avrebbero permesso l’indagine sistematica ed il ritrovamento di un importante complesso etrusco alla sommità di Poggio (III sec. a.C.) e i resti della chiesetta di San Martino (XIII-XIX secolo). Fin dall’inizio della ricerca, il preziosissimo lavoro di indagine del Gruppo, si sarebbe concentrato a monte della Villa di Poggio dove si verificarono i più importanti ritrovamenti di ceramica etrusca frammentata. La quantità di materiale rinvenuto fu tale da stimolare le attenzioni della Soprintendenza cittadina alle Antichità dell’Etruria che nell’estate del 1972 vi compiva i primi saggi esplorativi.

Fondo di ciotola a vernice nera IV III sec.
L’interesse suscitato da quell’indagine avrebbe attivato una prima campagna di scavo che prese il via il 30 ottobre 1978. Altri interventi analoghi, periodicamente compiuti fino all’ultimo concluso nel 2013, ci hanno restituito un monumento di straordinaria bellezza architettonica, per mole ed estensione ascrivibile fra le strutture ellenistiche più importanti dell’Etruria, unico sito archeologico visitabile in Mugello.

Edificio etrusco, Muro nord
La struttura ha pianta rettangolare con ampiezza prossima ai 32X12 metri, perfettamente orientata secondo i punti cardinali e collocata in posizione dominante a 469 metri di quota. Le mura sono ciclopiche, con spessori che variano fra 1,60 e 2 metri ed alzate che in molti tratti raggiungono i 3-4 metri, realizzate a secco con grossi blocchi di arenaria locale, secondo la tecnica etrusca adottata nella costruzione delle cinte murarie.
Lo svuotamento completo dei tre vani che costituiscono la struttura compiuto nell’ultimo intervento archeologico, ha permesso di individuare gli elementi di un’altra costruzione sottostante preesistente, con mura che dall’interno, intersecando la parete nord dell’edificio si estendono al di fuori, nella zona settentrionale del complesso.

Edificio etrusco – Parete laterale est
Quest’ultima indagine unita ad altre considerazioni dedotte dai vari elementi ceramici decorati rinvenuti nelle campagne precedenti, hanno probabilmente concesso le nozioni necessarie per un’ipotetica identificazione originale dell’edificio. L’assenza pressoché totale di aperture o vani di accesso lasciano ipotizzare infatti, una progettazione destinata ad un uso diverso da quello di rifugio o luogo di difesa ma più propriamente riferita al podio di un tempio o ad un edificio di culto, forse mai completamente edificato.
A brevissima distanza dalla parete sud del grande edificio etrusco, appaiono visibili i resti della chiesetta intitolata a San Martino, anch’essa unitamente esplorata nelle periodiche campagne di scavo.

San Martino a Poggio – L’area archeologica vista da sud
Pochissimo sappiamo della sua architettura originale se non il fatto che doveva essere munita di un campaniletto a vela, come appare evidente da una riproduzione cartografica di fine Cinquecento, mentre restano incerti altri aspetti della sua identità strutturale. Del semplice luogo di culto appare tuttavia ancora ben conservato il piccolo sagrato, realizzato con bozze di taglio minuto, mentre purtroppo non resta traccia della sua pavimentazione interna. L’aula, forse dotata di un ambiente di servizio ridotto, mostra una planimetria rettangolare (m13X6), appena leggibile dai pochi elementi ancora emergenti, orientata secondo l’asse est-ovest, tipico nella costruzione dei luoghi di culto più antichi.

Sagrato e chiesa di San Martino
Già elencata nelle Rationes Decimarum del 1275, la chiesa appare ancora documentata nella seconda metà dell’Ottocento, quando trasformata in oratorio, era accudita e periodicamente ristrutturata dai Poggesi, i signori della vicina Villa di Poggio.

La chiesa di San Martino vista da nord
Dedicato alla memoria dell’archeologo Giuliano De Marinis, dal 1966 l’intero complesso è aperto al pubblico, accessibile a studiosi, appassionati di storia e semplici cittadini che desiderano visitarlo, anche con l’ausilio di visite guidate gestite dal Gruppo Archeologico Dicomanese che ne garantisce la fruibilità nei giorni festivi del periodo estivo.

Ruderi della chiesa di San Martino e parete sud dell’edificio ellenistico
Ancora dovute all’infaticabile opera dello stesso Gruppo Archeologico, sono da segnalare in zona altre realtà di natura arcaica e di notevole interesse storico, testimonianze tangibili della presenza etrusca in questa parte del Mugello.
Il primo luogo d’interesse, facilmente raggiungibile dall’area di parcheggio in prossimità degli scavi, è riferito alla Fonte dei Velasna, una particolare sorgente d’acqua perenne da sempre utilizzata dai locali e abbandonata solo al termine del periodo mezzadrile.
Si tratta di un manufatto realizzato con bozze di arenaria di media pezzatura, quasi completamente interrato nella collina. Alla semplice linearità esterna della struttura, si contrappone un’architettura interna complessa e dal fascino antico. L’ambiente è diviso in due spazi, con camere di decantazione e raccolta, entrambi coperte da volta a botte, realizzata con piccole pietre allineate in posizione verticale, secondo un paramento che si ripete anche sulle pareti laterali, esaltando una tecnica edilizia raffinata che i tecnici del nostro tempo non esitano a collocare agli albori dell’epoca romana.

Fonte dei Velasna – Interno
Dal parcheggio degli scavi, a ritroso verso nord, seguendo un percorso sterrato e ben segnalato da colonnette di cemento con la scritta “Itinerario Archeologico” è possibile raggiungere in breve la zona sepolcrale de La Cella dove un unico tumulo accoglie i resti di due tombe “a camera”, unico esempio di sepoltura etrusca visibile in Mugello.

I tumuli de La Cella
Lo scorrere del tempo, varie cause naturali legate alla tipologia del terreno e all’intervento dell’uomo, hanno determinato un graduale deterioramento dei manufatti, restituendoci parzialmente integro, solo uno dei due sepolcri.

Tomba a camera de La Cella – Veduta da est
Della prima tomba si conserva solo una semplice porzione di fondo, mentre sono andate completamente perdute le alzate laterali, oggi ridotte a un semplice cumulo di pietre. La principale invece, compare ancora integra nella sua struttura perimetrale realizzata a secco, anche se ormai priva delle pietre che ne completavano la copertura.
Vi si accede superando uno stretto corridoio (dromos) volto ad ovest, attraverso il quale il respiro e l’anima del defunto potevano uscire liberi verso il tramonto del sole e della vita.

Tomba a camera de La Cella – Il dromos
Inconsapevolmente adottate per lungo tempo come postazione fissa dai cacciatori locali, le tombe de La Cella, sono state finalmente individuate nel 1985 ed esplorate nel 1988. Ripetutamente profanate in antico, hanno restituito solo sporadici frammenti di arredo databili al periodo arcaico ed ellenistico, insufficienti però ad ancorare il tumulo a una precisa datazione.
Per chi volesse dedicare una visita all’area archeologica di Frascole è necessario raggiungere l’abitato di Dicomano e in località Piandrati (appena fuori il paese in direzione Pontassieve), imboccare la comunale per Frascole. Seguendo le indicazioni “Scavi Archeologici”si raggiungere poco dopo l’apice di Poggio San Martino dove si collocano tutte le testimonianze appena descritte.
scheda e foto di Massimo Certini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 1 aprile 2020