Appuntamento a Casetta di Tiara, il nuovo libro di Michele Geroni e Serena Cinque
FIRENZUOLA – E’ un bel libro, quello appena uscito per le edizioni Sarnus di Firenze, scritto da Serena Cinque e Michele Geroni. Si intitola “Appuntamento a Casetta di Tiara” ed è un romanzo breve. Breve, ma intenso, scritto molto bene, con una scansione semplice che racconta però in modo nitido un pezzo di storia della nostra terra, anche con personaggi che in Mugello hanno vissuto.
Il libro ha avuto il sostegno del Banco Fiorentino ed è già disponibile per l’acquisto online (qui), mentre nei prossimi giorni sarà anche sugli scaffali di Unicoop. Quando l’emergenza sanitaria terminerà, sarà presentato a Borgo San Lorenzo e a Firenzuola.
L’ideatore e coautore del romanzo è il firenzuolino Michele Geroni, al quale abbiamo rivolto alcune domande.
Com’è nata l’idea di questo libro? L’idea è nata un paio di anni fa, a seguito di una discussione con i miei studenti sul significato della Resistenza e della Festa della Liberazione. In quell’occasione mi sono reso conto che la stragrande maggioranza di essi non aveva un’idea precisa delle vicende belliche legate alla Linea gotica e di ciò che era successo nel Mugello e nell’Alto Mugello. Ho anche appurato che Casetta di Tiara era conosciuta solo per la presenza di una trattoria dove si potevano mangiare ottimi tortelli di patate!
La stessa “indagine” fatta con le mie due figlie ha avuto lo stesso esito…
Da qui l’idea di provare a raccontare l’esperienza che molti giovani della loro età, poco più di settant’anni fa, hanno vissuto per liberare l’Italia e contribuire a costruire un futuro migliore. Un racconto privo di qualsiasi tono retorico, un racconto non ideologico che avrebbe dovuto evidenziare anche gli errori della lotta partigiana, le ripercussioni che le loro azioni hanno avuto sulla popolazione civile, le violenze gratuite, ecc.
Non è frequente trovare un’opera di narrativa a doppia firma. Quale l’origine di questa collaborazione, e come avete lavorato insieme, ovvero cosa c’è di ciascuno nel libro? Per rendere la storia più “accattivante” era necessario immaginare anche momenti più “leggeri” e possibilmente prevedere, all’interno di un contesto caratterizzato da odio e violenza, uno spazio non secondario da riservare ai sentimenti e a un minimo di introspezione psicologica dei personaggi.
Ma qui mi sono dovuto fermare!
La mia formazione e i miei interessi in ambito storico-economico non mi avrebbero permesso di portare a termine questa idea.
Ho parlato di queste difficoltà a Serena Cinque, una giovane collega con la quale stavo lavorando ad alcuni progetti di classe, e lei si è dimostrata fin da subito interessata a collaborare. I suoi studi in ambito umanistico, i suoi interessi per la poesia e la sua esperienza pregressa nel settore della comunicazione, sono risultati determinanti per riprendere e portare a termine il romanzo.
Il lavoro è stato organizzato nel modo seguente: io scrivevo la parte “storica” di ogni capitolo e le inviavo il file, lei interveniva sui dialoghi e sugli aspetti introspettivi dei due personaggi e poi cercavamo di omogeneizzare e integrare le due parti.
I protagonisti, Giulio e Adele sono davvero personaggi di fantasia, o hanno qualche richiamo con la realtà vissuta dagli autori? I protagonisti sono frutto di fantasia, anche se la “trafila” fatta da Giulio per arrivare a Casetta è quella effettivamente intrapresa da molti giovani romagnoli. Adele, invece, è la tipica ragazza di montagna di quegli anni, con la sua riservatezza, la sua cultura contadina, con i suoi sogni. I racconti dei nonni e dei genitori sono stati senz’altro di aiuto.
Serena Cinque, con sensibilità e creatività ha ideato e descritto il sentimento nato tra i due giovani.
Non è di fantasia sicuramente il giovane parroco. E il testo riporta notazioni molto precise, esatte, per lui e anche per la sorella Cesarina. Hai avuto contatti diretti? Puoi raccontare? La figura di don Rodolfo è stata ispirata dal suo libro-diario “Per non dimenticare Casetta di Tiara”, dalla lettura del Chronicon parrocchiale pubblicato da P.C. Tagliaferri e dalle testimonianze di persone (borghigiani e firenzuolini) che l’hanno conosciuto personalmente. Don Cinelli è un prete che non dovrebbe essere dimenticato.
Sei un insegnante. C’è qualche finalità didattica-educativa in questo tuo nuovo impegno letterario? In quanto docenti di scuola media superiore, io e la collega Serena Cinque perseguiamo costantemente l’obiettivo di promuovere la lettura nei nostri allievi, consapevoli del fatto che molti problemi di insuccesso scolastico derivano proprio dalla scarsa dimestichezza con la lettura. Altra finalità è quella di far conoscere meglio il nostro territorio e di permettere di scoprire e di “vivere” storie diverse da quelle postate quotidianamente su Facebook o su Instagram .
Nell’ottica di rendere il libro facilmente leggibile, abbiamo usato un linguaggio semplice e suddiviso la storia in capitoli brevi ed essenziali. Per non “spaventare” un giovane lettore abbiamo, infine, ritenuto opportuno non superare le cento pagine!
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 Aprile 2020