I giorni cruciali della guerra nel diario di don Elio Righini pievano di Cornacchiaia
FIRENZUOLA – Pochi righi scritti ogni giorno, ma che ci danno il senso di angoscia di una comunità e del suo parroco, per l’abbandono delle loro case e della loro chiesa, per l’intensificarsi delle azioni di guerra. Una che fuga permise però la salvezza della popolazione, tanto che fu deciso, in onore della Madonna del Carmine, sotto la cui protezione era stato posto il popolo di Cornacchiaia, di erigere un piccolo oratorio a lei dedicato e di tenere periodicamente nei pressi una festa di ringraziamento. La festa si è svolta per molti anni e sarebbe desiderio di gran parte della popolazione di poterla celebrare ancora in futuro.
Diarium belli.
La canonica di Cornacchiaia per la sua ubiquità e per la sua vastità ha attirato gli sguardi prima degli amici e poi dei nemici, perché dava una certa garanzia di sicurezza.
Le prime bombe consigliano lo spostamento dello Spedale di Firenzuola che viene a mettere la sua sede nella grande canonica di Cornacchiaia che ospita malati e dottore.
Intensificate le operazioni guerresche, lo Spedale è fatto sgomberare e di tutto il locale prende possesso il comando tedesco che dà poche ore di tempo per lo sgombero.
Anche il Pievano è costretto a lasciare la sede: chiama il popolo in aiuto, sgombera Chiesa e Canonica e trasferisce la parrocchia alla Cappella Casini dei Poggini Rossi.
Parroco e popolo in mesto corteo accompagnano piangendo il Santissimo Sacramento alla nuova dimora che sarà il centro della vita spirituale del popolo fino alla fuga di scampo nei boschi e caverne.
La chiesa diviene ospedale di guerra con trecento e più letti; la canonica sede di truppa.
11 settembre 1944. Ore 11
Abbandono delle case sotto la minaccia di inquadramento per essere inviati a Medicina (dintorni di Bologna).
Consumo da parte del Pievano delle sacre specie sacramentali, e fuga ai castagneti con pochissime scorte di viveri fra il crepitare delle mitragliatrici dell’aviazione che a squadriglie numerose produce un rumore che mette spavento. Alle ore 12 comincia il saccheggio delle abitazioni. Prima notte all’aperto. Rosario di 15 poste.
12 Settembre 1944
Ogni famiglia fuggiasca dà principio silenziosa alla costruzione della propria baracca. Ore 12. I primi timidi fuochi, e le prime cucine di guerra. Notte spaventevole per le bombe dell’aviazione, per la sinistra luce dei bengala, e per il fuoco ininterrotto delle artiglierie.
13 settembre 1944
Bombardamento continuo dal cielo e dalle impostazioni di terra. Ci incoraggiamo a vicenda. Il Pievano visita i vari accampamenti e i malati; fa distribuire il latte delle mucche che i contadini suoi hanno condotto al bosco: distribuzione che viene mantenuta ogni giorno. I più coraggiosi nella notte fanno le provvigioni di carne portandosi dove il tiro ha fatto strage di pecore e di vaccine. Cominciano qualche doloretto di ventre per il freddo della notte. Anche questa terza notte è paurosissima. I più impressionanti sono i molti bengala che scendono adagio adagio tutto illuminando a giorno. Scoppio di granate a pochi passi. La Madonna del Carmine ci ha protetti, tutti illesi. Minaccia di guastarsi il tempo: cedo la mia capannella, e porto la mia sede in una che può riparare dalla pioggia. Allarmi per la comparsa di qualche tedesco.
14 Settembre 1949
Parto collo sgombero per la nuova capanna. Scoppio di granate vicino. Primi pasti caldi. Visita alle varie baracche. Iniezioni di alto morale. Notte come le precedenti. Pessimismo in aumento sui giudizi di guerra.
15 Settembre 1944
Primo sgomento: primi difetti di cibo. Giornata di azione terribile e completa. Granate e bombe senza intermittenza scoppiano all’intorno. Si scavano rifugi: febbrile rimaneggiamento delle baracche. Nelle case abbandonate opera attiva di avidi sciacalli. Notte infernale al sinistro chiarore dei bengala. Si accertano le distruzioni delle zone abitate più colpite: pochi fabbricati sono restati incolumi.
16 Settembre 1944
Si verifica la distruzione completa del Capoluogo. Il paese di Firenzuola è un’informe ammasso di macerie. Solamente un campanile è rimasto in piedi a protestare contro la barbarie della guerra. Al Cerro una vecchietta fa attivo servizio di fornaja: e lì fan pure capo per cuocere il pane gli sfollati della vicina parrocchia di Castro. Notte e giorno come i precedenti nei riguardi delle operazioni di guerra. Si ha notizia che un vecchio di più che 80 anni (il Salimbeni) sia rimasto a Sigliola sotto le macerie della casa che non ha voluto abbandonare.
17 Settembre 1944
Domenica giorno di desolazione: Senza Chiesa, senza Messa, senza servizio sacro, senza Sacramento. L’ora della desolazione descritta da Daniele profeta. Dio non è più per noi l’Emmanuele. Continui allarmi di rastrellamento e di fucilazioni. Signore abbi misericordia del popolo tuo.
18 Settembre 1944
Voci di ritirata nemica. Primi scaglioni nemici in fuga disordinata. La notizia della presa di Rimini ed Imola ridà a tutti un po’ di coraggio: le speranze si ravvivano: ritorna un poco di vita. Che la Madonna del Carmine ci assista fino alla fine! Notte terribile, resa più paurosa ancora dal passaggio delle soldatesche in ritirata. Ormai tutto l’esercito tedesco è in ritirata senza speranza. Sia benedetto e ringraziato il Signore!
19 Settembre 1944
Ultima giornata di attività delle artiglierie che battono le strade e i passi della ritirata. Nervosismo degli sfollati. In vista del cambiamento atmosferico che fa temere la pioggia vicina rimaneggiatura febbrile delle baracche; strage quindi …. di piante. Aumenta il numero di soldati sbandati.
Ultima notte di fuoco infernale da parte delle squadriglie aviatorie e dei grossi pezzi delle artiglierie terrestri che si controbattono. Comincia la pioggia. La ritirata si converte in fuga.
20 Settembre 1944
Ancora la pioggia. Il tiro dei grossi calibri va rallentando. Assenza completa di aereoplani. Voci vaghe ma tuttavia consolanti che gli angloamericani sono vicini. Il bosco va sfollandosi. Gli uomini vanno ad incontrare le avanguardie dell’esercito liberatore: le donne e i bambini vanno ritirandosi nei rifugi più vicini alle abitazioni.
21 Settembre 1944
Giornata tenebrosa di sole, ma serena di spirito. Gli americani e gli inglesi sono arrivati: siamo ormai liberi e salvi. Ogni famiglia fa…fagotto, e si prepara con apprensione a prendere la via del ritorno alla propria casa. Ogni cuore è ferito da una spina che resterà o sarà tolta quando avrà visto la propria abitazione e riscontrati i danni sofferti… Ma in via generale tutti sono abbastanza sollevati e tranquilli perché la pelle è stata salvata.
Dopo il Diario di Guerra la Cronaca… di pace.
Sulla vetta della Giandolea a ricordo dello scampato pericolo e a titolo di riconoscenza il Settembre 1945 si pianta una Croce grandissima, e ai piedi della medesima si costruisce una cappellina dedicata alla Madonna del Carmine dove con grande concorso ogni 5 anni si fa una festa solennissima con varie Sante Messe di cui l’ultima cantata anche… in musica. Comunione generalissima con fervorino, e alla sera vespri solenni con Predica. Colazione e desinare al sacco di tutte le famiglie del popolo che intervengono al completo anche con qualche forestiero.
Il secondo anno è stata coniata una medaglia ricordo di media grandezza portando le seguenti diciture: dalla parte della croce: “in hoc signo vicimus” dalla parte dell’effigie della Madonna del Carmine “Mater Decor Carmeli Cornuclaras populum terramque protege”.
Mischiando sacro e profano continuo, per la memoria, la cronaca.
Lettera all’Arcivescovo per chiedere il permesso per la benedizione solenne della croce sulla Giandolea a ricordo degli avvenimenti di guerra e per il proseguimento dei relativi festeggiamenti:
Pieve di Cornacchiaia, Firenzuola
Settembre 1944 Eminenza,
il popolo di Cornacchiaia riconoscente al Signore per lo scampato pericolo della guerra, dopo due settimane di vita nascosta nei burroni e nei boschi, ritornando alle proprie abitazioni, faceva solenne promessa:
di piantare a ricordo sul luogo che lo nascose e protesse, una grandissima Croce
di festeggiarne la data con una messa solenne sul monte stesso, almeno il primo anno; deciso però, se il Venerato Superiore lo concedesse, a perpetuare la cerimonia. A tale fine il parroco presenta umilmente l’ardita domanda per l’approvazione e per il permesso ancora di benedire solennemente la Croce.
Prostrato al bacio della Sacra Porpora con somma riverenza ed obbedienza ringrazia e ossequia dell’Eccellenza Vostra umilissimo servo Don Elio Righini Pievano di Cornacchiaia.
Trascrizione a cura di Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 Settembre 2024