La Fortezza di San Martino ed il suo ruolo nei secoli
SCARPERIA E SAN PIERO – Molto interessante e partecipata – nonostante il periodo – la seconda di quattro iniziative dedicate alla Fortezza Medicea di San Martino, tenutasi a San Piero a Sieve sabato 08 agosto, nella corte parrocchiale della magnolia. Le Professoresse Serena Acciai e Giuseppina Carla Romby, replicando i contenuti dell’intervento già presentato una settimana prima al Palazzo dei Vicari di Scarperia, hanno catturato il pubblico con una dotta disamina sulla maestosa fortificazione. Precedute dal saluto e dai ringraziamenti dell’Assessore del Comune di Scarperia e San Piero Elena Serotti, le due esperte si sono alternate partendo da un raffronto storico-architettonico delle Fortezze Medicee della Toscana, per scendere poi nei particolari di quella sanpierina, attraverso il modello tridimensionale realizzato dall’Arch. Serena Acciai e parte della sua tesi di laurea del 2008. In particolare, la Prof. Romby ha illustrato l’excursus del sistema fortilizio toscano a partire dal 1543, quando il giovane duca di Firenze Cosimo I, rientrato nel pieno possesso delle opere difensive, rimaste in mano agli spagnoli anche successivamente al ritorno dei Medici a Firenze nel 1530. Da allora il duca inizia una vera e propria opera di rinnovamento del sistema di fortificazioni, assegnando l’incarico a Baldassarre Lanci, ingegnere militare e architetto. Prima l’adeguamento dei forti di Pistoia ed Arezzo e poi, dopo la sconfitta di Siena, la costruzione integrale di una fortezza in quel luogo, dove il Lanci mostra le sue abilità realizzando baluardi, terrapieni e cannoniere, e adeguando il tracciato al sistema topografico-paesaggistico. Ma Cosimo non si ferma qui, e commissiona al suo architetto la fortificazione di Grosseto, una vera e propria città-fortezza, mentre sul confine orientale del territorio toscano fu costruito un altro imponente edificio difensivo nella Terra del Sole. Ed ancora, un’altra mastodontica impresa del periodo, che domina la Val d’Orcia, è il fortilizio di Radicofani. La corona armata a difesa della Toscana Medicea si completa con la Fortezza di San Martino, ultima impresa di Lanci, completata poi da Simone Genga e Bernardo Buontalenti. In essa egli immetterà tutta la sua esperienza, ed ecco da dove trae spunto la definizione di ‘Nuovissima’ in questo programma di iniziative ad essa dedicato. L’architetto Serena Acciai, nella sua dissertazione, è partita proprio dal senso della collocazione della costruzione difensiva. Come risulta infatti dall’immagine del territorio ‘geografie e traguardi’, che rappresenta la triangolazione fra il colle di S. Martino ed i Castelli di Vicchio, Scarperia, Cafaggiolo, Trebbio e Buonsollazzo, la scelta non sembra certo casuale. La strategicità della posizione del forte la si evince, inoltre, dalla visione di insieme che si ha dal suo interno e, in un’epoca nella quale su ogni altura era presente un presidio, se ne comprende bene il ruolo in un tale sistema di incastellamento.
Ma la caratteristica di rilevo del forte Mediceo – ha proseguito Acciai – è la sua posizione scoscesa sulla collina, che viene praticamente abbracciata dalle mura, alte fino a 16 ml. Proprio tale particolarità è ben visibile dal plastico dell’Arch. Acciai, che mostra l’enorme dislivello del terreno, e rende giustizia alla complessità dell’opera, che segue e contiene le impervietà del colle. Stimolante, poi, una disamina sul fatto che la fortificazione non sia stata in realtà mai utilizzata per gli scopi difensivi per i quali era stata costruita. Ma è stato sufficiente osservare una stampa di Giuseppe Zocchi, dove la stessa viene ancora raffigurata in modo esageratamente minaccioso, per capire come essa abbia rappresentato comunque un simbolo del potere. Oltretutto – come ha sottolineato la Prof. Romby – da non trascurare il fatto che, durante il lungo periodo dei lavori per la sua costruzione, le maestranze siano state reclutate nella zona ed oltre, contribuendo al sostentamento della popolazione, con effetto calmierante sulle difficoltà economiche. Una funzione anche politico-sociale dunque, assolta in periodi più vicini a noi, e tanto altro ancora, come verrà esposto nel proseguo dell’iniziativa: sabato 19 settembre alle ore 16.00 davanti alla rocca, con una lezione del Prof. Francesco Collotti ed una passeggiata intorno alle mura con Serena Acciai e Giuseppina Carla Romby, e sabato 3 ottobre, alle ore 21.00, presso il Circolo ‘Insieme’, quando l’indagine si concluderà con un intervento dell’antropologo Dario Nardini. Due date da non dimenticare.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 agosto 2020