MUGELLO – Il Mugello custodisce una ricca messe di memorie ai caduti della Grande Guerra, un tessuto che è stato in parte distrutto già a partire dal periodo compreso tra gli anni Venti e Trenta, poichè spesso giudicato in modo negativo, come testimonia molta stampa del tempo che tramanda memorie di mediocrità ed interpretazioni sfavorevoli nate da ragioni principalmente estetiche. Ma l’avvio della distruzione comincia con la seconda guerra mondiale, quando il bisogno di armi rese appetibile la grande quantità di metallo con cui erano stati realizzati la gran parte dei monumenti ai caduti. Così il medesimo bronzo, prima ricavato dalle armi strappate al nemico, e poi trasformato in una memoria carica di sentimenti e di spiritualità, ritornava ad essere protagonista del nuovo conflitto, soddisfacendo molti detrattori estetici di quelle opere.

Nella stanza del sindaco nel palazzo municipale di Borgo San Lorenzo Tito Chini eseguì una decorazione nella quale sono ricordati gli “uomini illustri” di tutto il Mugello: il loro valore era l’esempio di umanità al quale l’intera comunità doveva guardare per trarre forza e coraggio, soprattutto dopo il susseguirsi di due calamità come la guerra e il grave terremoto che colpì questo territorio il 29 giugno del 1919. Unico vivente tra gli uomini illustri ad essere ricordato da Tito è il Generale Pecori Giraldi: da lui parte la nostra considerazione delle memorie mugellane della Grande Guerra, giacché esse, in modo più o meno diretto, derivano dai pensieri e dall’azione sua.
Così, alla fine della guerra, quando il 19 settembre 1919 il comando della I^ Armata fu sciolto, Pecori Giraldi pensò alla “Fondazione 3 Novembre 1918” il cui scopo era sia l’assistenza delle famiglie più bisognose dei caduti, sia il mantenimento della memoria dei soldati, come egli scrisse nella lettera alla I^ Armata. Essa eresse il Sacello-Ossario sul Monte Pasubio, la cui decorazione pittorica interna fu affidata proprio a Tito Chini (1).
L’inaugurazione avvenne il 29 agosto 1926 e da allora fino ad oggi, si ripete il pellegrinaggio annuale in onore e in memoria della I^ Armata.
Guglielmo Pecori Giraldi tornò sempre sul colle sacro a riabbracciare come un padre affettuoso i figli assenti e presenti, ed espresse anche il desiderio di essere sepolto lì accanto a loro: come accadde il 19 luglio del 1953 quando la salma del generale fu traslata dalla cappella gentilizia della famiglia Pecori Giraldi a Borgo San Lorenzo, dove era stata custodita per dodici anni.
Buona parte delle memorie della guerra nel Mugello furono realizzate dalla “Manifattura Fornaci San Lorenzo”, all’epoca senz’altro il più importante luogo d’arte della valle. Fin dalla sua fondazione, nel 1906, la manifattura fu guidata da Galileo Chini, poi fu diretta dal cugino Chino e successivamente vi lavorarono anche i figli di Chino: Tito e Augusto. Tito una volta diventato nel 1925 direttore artistico della manifattura, dimostrò di aver respirato interamente gli ideali del Generale che lo aveva guidato nella I^ Armata, e il suo insegnamento trasparirà nelle opere a lui commissionate, nell’Italia del Nord, e nel Mugello. Galileo, già nel 1919, fornì il progetto di un “altare votivo” oggi perduto, che venne eretto da Chino Chini nella pieve di San Lorenzo (2); inoltre disegnò il bozzetto per il “Monumento Unico” che Pecori Giraldi voleva nel cuore del Mugello, e fornì il progetto per l’impugnatura della “spada d’onore” che fu offerta al Generale in segno di ammirazione per la sua opera (3).
Affinché la memoria dei caduti venisse coltivata, i consiglieri provinciali proposero l’idea di un “Monumento Unico” ai caduti mugellani (4). Nelle loro intenzioni il monumento avrebbe dovuto dare forma unitaria al sentimento di tutta la regione, e superare la frammentarietà delle molte memorie già poste dalle famiglie nei cimiteri comunali. Queste erano il risultato di espressioni separate di gruppi, le quali apparivano quali manifestazioni di un dolore e di un affetto privato. Oltretutto esse erano destinate all’abbandono, dato che i familiari ne erano gli unici curatori. Mentre, con questa proposta, il generale Pecori Giraldi aveva avuto l’intenzione di abbracciare tutta la popolazione mugellana che aveva vissuto unitamente l’esperienza del dolore e della gloria per la medesima causa. Il monumento avrebbe dovuto sorgere nel centro del Mugello, e, per non creare parzialità, fuori da ogni abitato: non ci fu però alcuna attuazione di quel monumento a causa del terremoto che sconvolse la vallata il 29 giugno 1919, segnando con un nuovo lutto la memoria di un’intera generazione (5).
Conseguentemente ogni comune progettò singolarmente proprie memorie e propri monumenti per i caduti, e da ciò deriva una grande varietà di soluzioni stilistiche e di significato, ciascuna diversa a seconda degli animi che le avevano promosse. All’interno di questa varietà, possiamo individuare tre tipi di memorie, corrispondenti ad altrettanti animi.
l primo tipo è contraddistinto da un animo più celebrativo, e si realizza nei numerosi monumenti bronzei che immaginano gesta eroiche con una certa retorica figurativa, qualificata dai richiami alla classicità sia nella plastica che nelle strutture architettoniche; e gli artisti proverranno dall’Accademia di Firenze.
Il secondo tipo è costituito dai tabernacoli, lastre, cippi, fontane, asili, e presenta caratteri stilistici in cui la tradizione neorinascimentale si coniuga a quella gotica, o francescana, o rurale. Questo gruppo dipende dagli intellettuali del “Bollettino della Società Mugellana di Studi Storici”, che volevano recuperare la colta tradizione locale, studiandone le testimonianze. Ne nasceranno opere di grande bellezza e semplicità, piene di poesia, con cui si credeva di cancellare il dolore, ed elevare gli animi alla pace e alla serenità interiore.
Il terzo tipo di memorie dedicate ai caduti è in rapporto più intimo con la natura, tanto che con essa quasi si dialoga, trovando nei “Parchi della rimembranza” l’espressione più alta; e in questi parchi pensati come luoghi di raccoglimento e di preghiera solitaria, a volte trovano posto semplici monumenti: il ciclo di vita dell’uomo viene ricondotto al ciclo di vita della natura al quale i caduti si ricongiungono diventandone parte integrante.
Già nel maggio del 1919 si era acceso a Borgo San Lorenzo il dibattito sul “Museo Civico”, quando l’amministrazione di Borgo, presieduta dal marchese Ferdinando Frescobaldi, aveva nominato una “Commissione pro erigendo Museo Civico” (6). L’idea della sua attuazione nel palazzo del podestà della città risaliva già al 1913, ma fu quasi subito accantonata allo scoppio della guerra, per venir ripresa dopo il terremoto.
Già nel 1918 vi era chi avrebbe voluto che la memoria dei caduti fosse affidata ad opere di pubblica utilità, e, d’accordo con questa linea nazionale, Chino Chini pensò al recupero del palazzo del podestà di Borgo San Lorenzo, gravemente danneggiato dal tempo e dal terremoto. E, ricollegandosi a questa linea di pensiero, a Scarperia verrà dedicato ai caduti il restauro dell’oratorio della Madonna del Vivaio (8), mentre a Vicchio prima, e a Dicomano poi, vennero rispettivamente inaugurati insieme al monumento ai caduti, l’asilo infantile “Beato Angelico” (9), e l’acquedotto comunale (10), opere dunque, utili per l’intera comunità.
Sempre riguardo a queste meditazioni sull’utilità di opere che onorino anche i caduti, possiamo citare il vivace scontro di opinioni, del quale fu protagonista Chino Chini il 28 settembre 1922, quando questi disertò l’adunanza pro-monumento ai caduti in guerra svoltasi nel comune di Borgo San Lorenzo in favore di un monumento bronzeo da realizzare nel paese. Chino Chini ebbe poi modo di chiarire, a chi lo aveva accusato di essere un oppositore del ricordo dei caduti, la sua posizione (11).
Il museo avrebbe dovuto raccogliere le testimonianze della civiltà del Mugello in sei sezioni distinte, secondo argomenti storici, archeologici, artistici, demografico-agricoli-forestali, artistico-professionali, nonché militari; questi sarebbero stati raccolti nella 6^ sezione, quella dei Cimeli di guerra, la quale era stata affidata a Pecori Giraldi, che le si dedicherà con impegno analogo a quello speso per il museo di Vicenza. Ma il restauro completo del palazzo sarà ultimato solamente nel 1936 − grazie alla Cassa di Risparmio di Firenze, diretta da Pecori Giraldi −, quando Borgo San Lorenzo si era dotato ormai da nove anni di un monumento ai caduti (12) a fusione bronzea: mostrando così di prediligere la linea che scindeva la memoria dalla vita civile, appunto opposta a quella propugnata dal Chini e dal Pecori Giraldi.
Elisa Marianini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 2 novembre 2018
Note.
- Per dettagliate informazioni riguardo alle decorazioni interne realizzate da Tito Chini vedi: L’Ossario sul Pasubio, in “Il Messaggero del Mugello”, 14 novembre 1926 n° 45.
- Vedi: L’inaugurazione dell’altare votivo nella Pieve, in “Il Messaggero del Mugello”, 22 giugno 1919 n° 25; Vedi: E. MARIANINI, La memoria dei caduti della Grande guerra in Mugello Una ferita salvata dalla bellezza, 2015, scheda n° 9 del catalogo, p. 97.
- Vedi: L’offerta della spada a S. E. Pecori- Giraldi, in “Il Messaggero del Mugello”, 4 giugno 1922 n° 22.
- Vedi: Per un monumento unico ai Caduti Mugellani, in “Il Messaggero del Mugello”, 9 febbraio 1919 n° 6; Pel monumento unico ai Caduti mugellani, in “ Il Messaggero del Mugello”, 25 maggio 1919 n° 21.
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Vedi: Il flagello del terremoto etc.,“Il Messaggero del Mugello” 6 luglio 1919 n° 27.
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Componevano la commissione: l’avvocato Giuseppe Ungania, Don Canuto Cipriani, il prof. Domenico Del Campana, il pievano di Santa Felicita a Larciano in Val di Faltona, il cav. Luigi Andreani, Chino Chini, il dott. Antonio Brentani, il prof. Francesco Niccolai e il prof. Luigi Cipriani.
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Vedi: Per un monumento ai morti in guerra del comune di Borgo San Lorenzo, in “Il Messaggero del Mugello”, 16 ottobre 1921 n° 41.
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Vedi: Scarperia, in “Il Messaggero del Mugello”, 21 agosto 1927 n° 33; Scarperia I festeggiamenti, in “Il Messaggero del Mugello”, 9 settembre 1928 n° 36. Vedi: E. MARIANINI, La memoria dei caduti della Grande guerra in Mugello Una ferita salvata dalla bellezza, 2015, scheda n° 103 del catalogo p. 175.
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Ivi, scheda n° 113 del catalogo p. 182.
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Ivi, scheda n° 48 del catalogo p.131.
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Vedi: C. CHINI, Per il ricordo ai caduti, in “Il Messaggero del Mugello”, 8 ottobre 1922 n° 40.
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Vedi: E. MARIANINI, La memoria dei caduti della Grande guerra in Mugello Una ferita salvata dalla bellezza, 2015, scheda n° 15 del catalogo p. 101.
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