“L’inversione di spin”, il romanzo amaro di Paolo Cocchi
BARBERINO DI MUGELLO – Paolo Cocchi si è dato al romanzo. Da almeno un paio di anni l’ex-sindaco di Barberino di Mugello, ed ex-assessore regionale alla cultura, coltivava questa sua nuova creatura letteraria. Non è il primo libro per Cocchi, che già aveva scritto testi di politica (“Il comune che verrà”, 2000), di memoria storica (“Diario di un diario“, 2010) e autobiografici (“La bilancia smarrita. Cronaca di un’inchiesta”, 2013) nel quale Cocchi, pur in forma romanzata, descrive le proprie vicende legate all’inchiesta giudiziaria, poi finita in un niente di fatto, che gli ha stroncato la carriera politica.
Ma stavolta il genere è del tutto nuovo, un romanzo di oltre 300 pagine, edito da Mauro Pagliai, col titolo “L’inversione di spin”. Il volume è in uscita, e verrà presentato per la prima volta a Barberino di Mugello, nell’ambito de “Il tempo delle parole”, la rassegna di incontri letterari, organizzati dalla biblioteca comunale nel palazzo pretorio. L’appuntamento è per sabato 9 novembre, alle ore 17, e insieme all’autore parteciperanno alla presentazione lo scrittore Giorgio Van Straten e la psicologa Benedetta Pazzagli.
“Una confessione doveva cominciare dall’inizio, ricostruendo. Proprio così, pensai, vivere e fallire sono la stessa cosa, il passato è sempre un cumulo di macerie che opprime dei sepolti vivi. Per questo bisognerebbe dimenticare e ricostruire.”
E’ un romanzo amaro, quello di Cocchi, dove il protagonista-narratore, Nico Incerti, classe ’56, in prima persona, racconta una parabola generazionale attraverso la storia del suo rapporto di coppia, finito con il naufragio del matrimonio, causato dal riemergere di ferite d’infanzia mai sanate, da un indole poco vitale e disillusa e, soprattutto, dalla freddezza con la quale accoglie il desiderio di Clara di essere madre.
Ma la vicenda personale –nella quale non poche pagine sono dedicate anche all’aspetto sessuale- è fortemente intrecciata con gli avvenimenti storici – la vita di partito, gli anni di piombo, il crollo del comunismo, la disaffezione politica della seconda repubblica – “e alla fine -così descrive la vicenda il testo di retrocopertina- il protagonista arriverà a comprendere la propria sconfitta ed elaborare, nella ritrovata solitudine del paese natale, una forma di privata saggezza e accettazione del proprio destino”.
C’è vicenda romanzata e d’invenzione nelle pagine di Cocchi, ma ci sono anche numerosi passaggi autobiografici, e il lettore mugellano vi ritroverà descrizioni, paesaggi e vicende ben conosciute –dal paese di Borgomaro, palesemente con i contorni di Barberino, a tanti luoghi -dal lago al ristorante vicino al casello dove Cocchi per un breve periodo si è cimentato come pasticciere- fino a vicende di cronaca nera di qualche anno fa-. E sicuramente tanta autobiografia c’è nella visione della vita del protagonista, professore di filosofia, attivista politico sempre più disilluso e lucidamente amareggiato. Sicuramente un libro che non lascia indifferenti, con una notevole capacità di scrittura e una densità concettuale non comune, un libro non facile da leggere, anche per il suo velo di tristezza esistenziale.
P.G.
P.G
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 31 ottobre 2019