L’opera di Pietro Annigoni nella chiesa di San Martino a Castagno
L’opera del Maestro Pietro Annigoni nella chiesa di San Martino a Castagno d’Andrea appare strettamente connessa alla celebrazione del quinto centenario della morte di Andrea del Castagno, uno dei maggiori interpreti della pittura italiana e fiorentina del Quattrocento.
Il 19 agosto del 1956, don Dino Poggi allora parroco di San Martino costituiva insieme ad altri quindici abitanti del luogo il “Comitato d’Andrea”, un organismo culturale composto da membri di ogni strato sociale che ambiva a celebrare nel modo più degno possibile la fama dell’artista locale, un evento importantissimo per il piccolo borgo adagiato sulle pendici del Falterona. Fra le attività iniziali (purtroppo non tutte giunte a buon fine) dell’aitante Comitato appena costituito, non mancavano certo progetti per pubblicazioni a tema, annulli filatelici, concorsi di pittura, con altre idee più originali come la fondazione di una casa di riposo per pittori da costruirsi in prossimità del paese sotto il nome del celebre pittore che nel borgo aveva ricevuto i natali. Festeggiamenti ed onoranze erano promosse attraverso i media del tempo come stampa e TV nazionali,coinvolgendo le maggiori istituzioni fiorentine con personalità di rango dell’epoca, come il Sindaco di Firenze Giorgio La Pira o lo scrittore Piero Bargellini. Sempre dallo stesso Comitato era avallata la proposta di integrare il nome di Castagno con quello di Andrea (di Bartolo di Simone), richiesta approvata con decreto del Presidente della Repubblica il 23 novembre 1957, momento in cui il nome del paese sarebbe divenuto ufficialmente per i tempi a venire “Il Castagno d’Andrea”.
Nonostante un palinsesto celebrativo così ricco e palesemente intriso di proposte culturali, era tuttavia palpabile il desiderio di un’iniziativa fuori dalle righe che restituisse il merito dovuto alla grandezza artistica dell’Andrea elevando il valore culturale dell’evento.
Destino volle che comunque l’incontro con il pittore Pietro Annigoni si rivelasse imminente, dovuto a un colloquio del tutto casuale fra un membro del Comitato e Luciano Guarnieri discepolo del Maestro. Nell’occasione fu tacitamente espresso il desiderio di impreziosire la chiesa di San Martino al Castagno con un dipinto dell’Annigoni. Seguì poi una garbata lettera con la quale si invitava il pittore ad aderire alla manifestazione come rappresentante universale dell’Arte, offrendogli anche l’opportunità di far parte del Comitato di Onore per le celebrazioni ad Andrea.
Accolto l’invito Pietro Annigoni visitò la chiesa il 26 aprile 1957 e si offrì di dipingere un grande Crocifisso dietro l’Altar Maggiore. Il progetto ebbe l’approvazione della Commissione Diocesana di Arte Sacra e immediatamente furono avviati i lavori per l’erezione di una grande croce di cemento armato alta sei metri, con un tronco largo un metro e venti centimetri sul quale furono applicati particolari tabelloni di laterizio destinati ad accogliere l’arricciatura per l’affresco. La struttura fu liberata dalle impalcature nell’agosto del 1957 e nel marzo dell’anno successivo, Pietro Annigoni iniziava la grande opera pittorica apponendo le prime pennellate di colore sull’intonaco fresco preparato di volta in volta da un abile muratore fiorentino. Lo seguivano due dei suoi discepoli più stimati, Luciano Guarnieri che avrebbe dipinto la lunetta di San Martino sopra la porta d’ingresso alla chiesa e un giovanissimo Antonio Ciccone cui era affidato il delicato compito di preparare i colori e lo spolvero. A mezzogiorno del Venerdì Santo nel 1958, il grande Crocifisso era ultimato.
Un’opera grandiosa che emanava un profondo senso di umanità, esempio di un plasticismo figurativo che si concretizzava nell’inconsueta curvatura del braccio orizzontale della croce, piegato verso il basso dalla condizione umana e da un volto del Cristo simbolo di serenità, non contratto dagli spasmi del martirio ma assopito in una pace profonda raggiunta con la vittoria sulla morte. In merito a questo volto, sullo zoccolo della croce il Maestro avrebbe apposto come ringraziamento alla Madonna ispiratrice, la sigla AMGP. Altri simboli miniaturizzati compaiono sulle opere secondo l’uso e il desiderio con cui il Maestro amava autografare e offrire i valori naturali della propria arte.
Nel marzo del 1966 Annigoni saliva nuovamente alla chiesetta di Castagno per completare la sua opera e dipingere come promesso, nel presbiterio ai lati del Crocifisso, le figure della Mater Dolorosa e di San Giovanni Evangelista, entrambi realizzate con la tecnica a fresco. La prima figura a materializzarsi sotto le pennellate dell’artista fu la Mater Dolorosa sulla sinistra del presbiterio. Immagine di grande umanità animata da tratti semplici che appartengono a una figura esile, segnata fisicamente e intimamente da un dolore insostenibile, olocausto essenziale per la salvezza dell’umanità. Sull’altra parete a destra del Crocifisso, l’immagine di San Giovanni realizzata nel 1968. Il Santo è rappresentato in posizione eretta con aspetto quasi severo, che colpisce per la profondità dello sguardo e dalla quale forse traspare tutta la tristezza per il dramma vissuto sul Calvario.
Di questo stesso periodo e a completamento dell’opera è infine la pittura dello spazio sovrastante il Crocifisso in parte eseguita da Silvano Pistolesi e Mario Favini, allievi invitati a Castagno dal Maestro. Uno spazio che dovrà rappresentare il cielo con colori grigiastri, in tono con il tema drammatico della croce. Al centro di questo cielo, fra quattro raggi dorati, compare il simbolo della Trinità recante al suo interno l’occhio di Dio.