L’Oratorio della Madonna della Neve al Ponte a Vicchio, breve storia di una cappella scomparsa
VICCHIO – All’imbocco della strada che attraversa la Sieve al Ponte a Vicchio, a poca distanza dal piccolo nucleo di case sorto attorno ad una fornace, si stagliava fino al 1944 il profilo di un Oratorio dedicato alla Madonna della Neve, frutto della devozione popolare legata alla basilica romana di Santa Maria Maggiore (la Vergine avrebbe d’estate coperto di neve il terreno offerto in suo onore per l’erezione della nuova chiesa). Il culto della Madonna della Neve si era diffuso anche a Vicchio, come attesta la dedica dei Bernardi apposta su un altare dell’Oratorio di Meleto a Villore. A detta di Valentino Mannucci (1743) l’edificio era lungo 60 passi e aveva all’interno «un’immagine dipinta a fresco di qualche antichità». Anche Francesco Niccolai nella sua guida del 1914 apprezzava «una buona pittura murale del secolo XV raffigurante la Madonna col Bambino» riferendone persino le misure: un metro x 90 cm.
Una prima rappresentazione stilizzata dell’Oratorio della Madonna della Neve è presente in un cabreo della fattoria del Poggiolo, eseguito nel giugno del 1708 da Pierfrancesco Giachi su commissione delle Monache di Cestello. Al numero 19 la legenda riporta la dizione «cappella dal Ponte di Vicchio».
Come attestano gli storiografi settecenteschi, il patronato della cappella e della soprastante chiesa di San Giusto a Montesassi era in quel secolo di spettanza della famiglia Morelli, essendosi estinta l’antica e nobile famiglia Adimari che aveva finanziato i lavori di ricostruzione dei luoghi sacri della parrocchia. L’oratorio, a differenza di quelli che adornavano molte dimore signorili, non rientrava nel periodico percorso di visita pastorale da parte del vescovo di Firenze, eppure era sempre rimasto in funzione con la regolare celebrazione della “messa d’obbligo” più volte la settimana.
Sappiamo che nel 1834 il proprietario della cappella era divenuto Pietro Gambi, visto che fu lui a chiedere al Tribunale di poterla vendere, unitamente ad altri stabili contigui alla sua abitazione situata nella vicina piazzetta, al prezzo di 353 scudi. Non sappiamo però se il tentativo d’incanto ebbe esito positivo, conformemente a quanto disposto nell’avviso pubblicato sulla “Gazzetta di Firenze” il 10 giugno di quell’anno. In seguito furono i Bartolini Salimbeni ad assumersi l’onere di garantirne la custodia e la manutenzione. Considerando le decorose condizioni in cui esso appare in una foto all’inizio del Novecento, sembra proprio che questa illustre famiglia vicchiese abbia svolto questo compito con la cura necessaria.
Fu la catastrofe dell’ultimo conflitto mondiale a determinare la sparizione dell’Oratorio della Madonna della Neve. Nell’imminenza dell’arrivo delle truppe alleate, i tedeschi in ritirata fecero saltare il ponte medievale. Forse nell’esplosione la struttura aveva subito danni gravi oppure, più verosimilmente, intralciava il transito dei mezzi militari. In definitiva non è ben chiaro il motivo che spinse il comando inglese ad ordinare che l’intero complesso fosse raso al suolo. Ultimato l’abbattimento, si utilizzò il materiale delle macerie per ripianare gli argini del fosso delle Pulci alla confluenza nella Sieve. In questa foto del ponte in rovina è scomparsa infatti ogni traccia del sacro edificio.
In una cartolina degli anni ’50 del secolo scorso sul posto si nota la pista da ballo estiva, costruita dai soci della casa del Popolo in questa piccola frazione del paese.
Adriano Gasparrini
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 4 novembre 2020
Bellissimo articolo.
Complimenti
Bravo Adriano, abbiamo un altro tassello della nostra storia che conoscevano in pochi.
Complimenti per la ricerca; aspettiamo altri tuoi lavori sempre molto piacevoli dal leggere