Giotto naturalmente e poi, ovvio, Beato Angelico, Andrea del Castagno, il Bachiacca, l’infinita genia dei Chini. L’arte, quassù, ha lasciato segni indelebili, universali, una terra baciata da Dio. Attenzione però a non fermarsi al passato. Il passato è ingombrante, lo so, ma non sempre annichilisce il presente dall’alto di un talento senza tempo. Il Mugello non è solo loro, è di più.
Prendi Giuliano Vangi, barberinese trapiantato tra Pesaro e le Apuane. Rappresenta l’elite della scultura universale. Nel figurativo non ce n’è per nessuno. Somiglia a quel genio di Paganini: non ripete. Opere singole, rare, autentiche. Se cerchi una copia di una sua scultura, non perdere tempo. Non esiste. Solo pezzi originalissimi, unici, figli di una creatività straordinaria benché l’età incalzi. Giuliano lavora, pressoché da solo, ogni materiale, ogni marmo, ogni pietra. Scalpello e martello. Persone che lottano in un mondo acerbo, diabolico, da affrontare con la forza interiore, con la consapevolezza che la realtà è proprio questa. Niente di artefatto, di immaginario. Soltanto vita quotidiana. La sua non è la bellezza dei decadenti, non ha nulla di orgiastico. Seducono la malinconia, la tristezza, il dolore, ti afferra alla gola la forza con cui devi lottare giorno per giorno per conquistare la meta. Senza trucchi, senza tranelli, a viso aperto. Devi essere un uomo leale, una donna responsabile. Il dovere viene prima dei diritti, alla maniera di Giuseppe Mazzini.
Anche Giuliano è così. Di una sobrietà francescana. Sarà la terra dove è nato e cresciuto. Di più. Ostile verso la forma barocca, i ghirigori esagerati, gli inutili fregi. Le sue sono figure ‘pulite’. Le vedi e ti sorprendi che potrebbero sedere al tuo stesso tavolo, condividere un piatto di pasta o pecorino e baccelli. Proprio come lui: parla poco, fatti molti.
Si è detto che la creatività si esalta in età giovanile. Vero. Tuttavia fioccano le eccezioni. Mario Luzi ha continuato a scrivere poesie fino alla morte, Silvano Campeggi detto ‘Nano’ ha dipinto ben oltre i novant’anni. Il terzo è proprio Vangi. Ha varcato la soglia degli ottanta dimostrando che il talento non ha età. Non mi credi? Estate scorsa, piazza di Pesaro in zona teatro. Vacci di corsa. Qui da noi, il palazzo pretorio di Barberino. La ragazza in rosa. A Scarperia la recente mostra dedicata al pontefice. Se invece hai il privilegio di essere ammesso alla fabbrica dove produce capolavori, a Pietrasanta, allora resti allibito. Una folgorante bellezza. Bozzetti, sculture in fattura, disegni. Peggio di un ventenne di grido.
E però, come spesso accade, nemo propheta in patria. Non che in Italia Vangi non sia stimato, figurati, ma in Oriente, dal Giappone alla Corea, è considerato il maestro. Nell’isola imperiale hanno addirittura allestito un museo all’aperto, un intero parco, in suo onore. E dire che al Senato italiano una sua statua è stata relegata in una sede minore.
Che avesse ragione LUI? Mai fidarsi degli Italiani.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 febbraio 2019
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