
FIRENZUOLA – Da una scatola polverosa trovata i soffitta sono saltati fuori alcuni oggetti che ci riportano indietro nel tempo, a quando la scuola di Cornacchiaia era il centro della vita culturale del paese e la maestra.

punto di riferimento per tutti. Alcune foto, vecchi diplomi e anche una toccante lettera ci riportano indietro di tanti anni quando nel borgo si viveva in pace con se stessi e con il mondo, sorretti dai valori della fede e dal rispetto per gli altri.
La scuola era inizialmente era posta in un’abitazione privata, i bambini vi convergevano arrivando a piedi dalle case sparse in tutta la parrocchia, portando un fagottino con un po’ di pane per merenda e , l’inverno, un ciocco di legna per alimentare la stufa. Successivamente fu ospitata nell’edificio, fatto costruire nel 1921 a Cà di Mercato, dalla contessa Maddalena Guadagni e da Luigi Corbatti per il locale laboratorio di ricamo. Negli anni 60 fu costruita una nuova scuola elementare, ma rimase presto inutilizzata a causa del calo demografico.

I ricordi della scatola appartengono a due persone che ci hanno lasciato da molti anni: Valerio Geroni e Pia Gori detta Novissima, perché l’ultima e quindi la più nuova di 9 fratelli.
Un attestato di promozione dalla prima classe elementare alla seconda e datato 1918, dove accanto alle varie materie si annotano le votazioni. Tre prove scritte ( dettatura, calligrafia e aritmetica ) e tre prove orali ( lettura, grammatica e aritmetica ), valutate in decimi e poi sommate per dare un unico voto in sessantesimi; un antenato della pagella, per la quale, nelle forme che conosciamo, bisognerà aspettare fino al 1926.
Il secondo documento è un attestato di compimento del corso elementare inferiore.
La scuola elementare era divisa in due corsi: uno che comprendeva la prima, la seconda e la terza classe, era denominato inferiore, l’altro, con la quarta e la quinta, era denominato superiore. Il primo era quello in cui si fermavano i figli di famiglie meno abbienti; l’esigenza di aiuto nel lavoro e anche forse un po’ di diffidenza verso le istituzioni scolastiche facevano sì che con la terza la carriera di studio di tanti bambini terminasse. Esisteva una legge del 1904 che imponeva l’obbligatorietà dell’istruzione fino a 12 anni, ma in realtà specie nel mondo rurale, veniva largamente disattesa sia perchè non vi erano sanzioni per l’inadempienza, sia per i magri bilanci dei comuni che non ce la facevano a sostenere la spesa per il mantenimento degli edifici scolastici e dei corsi d’istruzione regolari. L’esame finale era su otto materie: quattro scritte ( dettatura, calligrafia, componimento e aritmetica ) e quattro orali ( lettura, nozioni di storia e geografia, grammatica e aritmetica ); la votazione sempre in decimi e il voto finale in ottantesimi. Con questo attestato l’alunno veniva dichiarato “ prosciolto dall’istruzione elementare “ e quindi poteva essere avviato legittimamente al lavoro oppure, se era fortunato, continuare con il corso elementare superiore.
Il terzo documento è il certificato di compimento del ciclo di studi inferiore di Novissima.
La cosa più toccante è forse una lettera, conservata gelosamente, che la maestra scrisse in occasione del matrimonio di Valerio e Pia, celebrato il 29 aprile 1939, nella quale, dopo aver ricordato quando aveva loro insegnato a tracciare i primi segni sul foglio, li sprona ad affrontare con coraggio il matrimonio e la vita affrontandoli con rettitudine e con fede. ( Più avanti il testo integrale ).
Della maestra ci resta anche l’immagine attraverso due fotografie scattate insieme ai bambini del corso elementare inferiore e di quello superiore. Della sua vita ci restano poche notizie avvolte dalle nebbie del tempo: si chiamava Maria Paola Scarpelli; era nata a Campagnatico, in provincia di Grosseto, nel 1879; si era poi trasferita a Firenzuola, dove le era stata assegnata una cattedra in una locale scuola elementare; qui si era sposata con un membro della famiglia dei Fabbri di Cornacchiaia, e lì aveva esercitato l’insegnamento per lunghi anni. Si ritirò dal lavoro nei primi anni 40 dopo aver insegnato a schiere di ragazzi quello che al tempo si chiedeva alla scuola: leggere, scrivere e fare di conto. Morì il 31 marzo del 1956.

Pochi oggetti ci parlano di questa insegnante, forse di poca importanza, ma che rimandano a quando la scuola era veramente il centro della vita del piccolo paese e la sua maestra, dopo aver insegnato la scrittura e il calcolo, in modo che questi ragazzi potessero affrontare il domani con più coraggio e determinazione, li accompagnava anche nella fasi successive della loro esistenza, ricordando loro un periodo forse duro per la miseria di ogni giorno, ma spensierato e pieno di speranza nel futuro.

Lettera inviata, dalla maestra Paola Fabbri, a due suoi ex allievi, nel giorno del loro matrimonio
“Miei carissimi,
Avrei dovuto iniziare questa mia al banchetto nunziale ( sic ), ma essendo tanto contraria alle pubblicità, ho pensato di far così, desiderosa di prender parte in qualche modo alla vostra festa.
Miei cari alunni, lasciate che io vi chiami così, anche la vostra vecchia maestra ha preso parte, col pensiero, alla santa cerimonia, alla vostra gioia,che mi auguro sia stata accompagnata dalla benedizione del buon Dio. Cari figliuoli, mentre ora gioisco commossa, nel vedervi uniti in S. Matrimonio, torno con la mente alla vostra età di bimbi, quando desiderosi di imparare venivi alla mia scuola, ed io vi prendevo quelle piccole mani e vi guidavo a fare le aste, i segni, le letterine, insomma fui io che vi detti i primi principi, e con questo pensiero non posso fare a meno di augurarvi di cuore un lieto avvenire ( in dubbio però che sia senza qualche spina. ) Ma se da buoni cristiani vi amerete, vi rispetterete e vi onorerete, come dice il Comandamento, troverete meno gravi i dolori della vita.
Pensate spesso ai sacrifici di un padre, alle sofferenze di una madre e vi sentirete spinti a fare sempre alla meglio.
Tu Valerio tieni presente le premure affettuose di tua mamma e non permettere che quel cuore che ti ha tanto amato e ti ama, venga amareggiato per l’avvenire.Tu Novissima, pensa che col Santo Matrimonio ti sei addossata il grave dovere di sposa e di madre, perciò non lasciarti trascinare dalla corruzione del mondo; sii forte di fronte ai cattivi esempi e cerca di essere docile e rispettosa coi genitori del tuo compagno e avrai da lui maggior affetto. Confida in Dio, sii devota di Maria e non temere, avrai da essi aiuto e conforto. Ricordatevi che il mio più grande piacere nella mia vecchiaia,è il sapere che i miei alunni sono retti nel loro operare.
Termino collo scusarmi se sono riuscita noiosa, e coll’augurarvi, la pace cristiana, la salute del corpo e la benedizione di Dio.
Vostra m(aest)ra
Fabbri Scarpelli Maria Paola“.
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – Settembre 2020