
BARBERINO DI MUGELLO – Nel marzo 2023 ricorrono i 350 anni della morte di Bartolommeo Corsini, letterato barberinese del ‘600. Antonio Costa si è appassionato della storia e dell’opera di questa figura, alla quale Barberino ha intitolato sia il proprio teatro comunale, che la via principale del paese, il corso. Adesso l’amministrazione comunale, in collaborazione con lo stesso Costa e con l’associazione Penelope, sta predisponendo una serie di iniziative. In questo articolo Costa racconta di Corsini e di quello che egli propone per far conoscere alla comunità locale questo illustre concittadino.
Può capitare di imbattersi in un segno, un indizio, e capita che quello che per alcuni è un nulla per te è una chiave, qualcosa che indica un percorso.
In questo caso l’indizio è un preambolo, l’incipit, ma di un’altra storia. La mia è partita da lì, da quell’incipit, una citazione dal Torracchione Desolato.

Per chi vive questa parte di Mugello il Torracchione è una specie di fantasma, è nell’aria. La citazione invita, e parte la ricerca. Voi cosa fate se avete bisogno di un libro? Sono andato in biblioteca, cioè, non andato, c’era la pandemia. Ho cercato online, devo un sincero ringraziamento alla biblioteca comunale che in quattro e quattr’otto mi ha dato accesso al Torracchione Desolato di Bartolomeo Corsini! In realtà non si chiama così, ma Bartolommeo, con due emme; potrà sembrare assurdo ma ho impiegato più di un anno per accorgermi dell’! Forse davo per scontato il suo nome, forse l’emozione della lettura, o la scoperta del territorio, del Mugello, di questa parte di Mugello! Un anno per accorgermi di un errore, che idiota! Ahimè di errori ce ne saranno altri, tanti altri!
La prima versione del Torracchione Desolato che ho letto era quella stampata a Livorno (Leida) del 1822. Altro errore! Non ho mai dovuto pensare al fatto che le diverse edizioni di un testo potessero presentare differenze! Dante è Dante, che importa l’edizione! Certo le note, gli approfondimenti sono diversi, ma la Commedia è la stessa! Ma Dante è Dante e Bartolommeo è Bartolomeo, è diverso!
Malgrado l’edizione “sbagliata”, la prima lettura, il primo viaggio, è stato fantastico! Si principia a Cirignano, poi si va a ‘i Canto del Lupo, al Torracchione ed a Mangona, la Lora da sfondo ad una storia che prende tutta Barberino, poi il Falterona, e Ronta e ancora Barberino! … gli sfottò ai cavallinesi, agli scarperiesi! Sangue, amore, sesso, ironia, il Mugello … e fu subito teatro! Subito! Diciamo che nacque, germogliò in me la folle idea di mettere in scena il Torracchione Desolato, ma da solo non posso nulla, c’è bisogno di Barberino!
Il testo teatrale è stato un lampo, pochi mesi e butto giù una prima bozza del testo, ma io non sono un commediografo ed alcune parti, brutte, ingenue, banali. Eppure parto, comincio a parlarne … ma tra covid, capacità comunicative risibili, lavoro e apatia, niente … Poi, proprio quando ero lì a parlarne con amici, mi accorgo di una cosa, una emme, avevo perso una emme! … e se ho perso una emme cosa altro potevo aver perso? Tanto, forse il meglio! La storia l’avevo presa, avevo colto gli intrecci, i passaggi, ma non avevo colto Lui, l’autore, Bartolommeo, o’ chi è, chi era Bartolommeo!
Comincio quindi a cercar altro, non più solo un poema, eroicomico a onor del vero, ma anche lui, il Poeta. Così da una storia un’altra e un’altra ancora, c’è sinceramente da perdersi! Così si scopre Giuseppe Baccini, studioso barberinese, classe 1851, senza il suo immenso lavoro poco sapremmo oggi di Bartolommeo, e del Torracchione. Così si scopre che del Torracchione non è rimasta traccia, o meglio, forse una traccia c’è ed ha bisogno del nostro aiuto. Così si scopre la vita del nostro Poeta, si riscopre una Barberino di 400 anni fa, e ci si accorge che in fondo, a parte le abnormi modifiche del nuovo mondo, elettricità, benzina, mobilità, dopo tutto oggi, non è così diversa da quella che era.

Bartolommeo Corsini nasce a Barberino, nell’odierna Piazza Cavour, la prima casa a sinistra entrando in piazza da Firenze. Bartolommeo era il secondo di quattro figli (Antonio, Costanza e Corsino), il babbo Anton Francesco, la mamma Alessandra Forasassi. I Corsini sono ricchi, Bartolommeo può quindi permettersi di studiare, lettere e filosofia a Barberino e università a Pisa … forse!
Se vogliamo cercare, scovare informazioni su avvenimenti che coinvolgono un uomo, pur noto, vissuto nel XVII secolo dobbiamo andare là dove queste informazioni sono; archivi, biblioteche, ambienti a temperatura e umidità controllata che conservano manoscritti di inestimabile valore che altro non sono che la nostra storia, la nostra memoria collettiva. Si, forse per quattro paginette divulgative va bene anche internet, ma per comprendere il senso vero di una storia, di un uomo, di un’artista, ci vuole di più, altrimenti si rischia la diffamazione, e diffamare chi non può difendersi non è intellettualmente onesto. Io non ho purtroppo quelle competenze, a me non aprirebbero le porte agli archivi, alle fonti.
Non sappiamo se, dove e quando Bartolommeo si sia effettivamente laureato. Sappiamo che dopo i suoi studi tornerà a vivere a Barberino. Al Turlaccio prima, poi a Domus Quietis. Qui si apre una ferita che per alcuni di noi non si è mai rimarginata. Domus Quietis era un’altra casa della famiglia Corsini, era nell’odierna area Andolaccio, in un’area non allagata dall’invaso di Bilancino. È lì che Bartolommeo passa gran parte della sua vita, è lì che prende forma la sua opera ed è lì che c’erano tracce tangibili del suo passaggio, della sua storia; ma la Domus non c’è più, abbattuta! Per me, che non sono nato in Mugello ma che qui vivo da oltre 20 anni, abbattere Domus Quietis a Barberino è come se a Firenze avessero abbattuto la casa natale di Dante.
Bartolommeo vivrà alla sua Domus fino al 1660, dal 1653 con la sua giovane moglie. Il 19 Gennaio 1653 si sposa infatti nella Pieve di San Silvestro; 47 anni lui, lei Margherita Ricoveri, anni 17. Certo fa scalpore, oddio… scalpore; un nostro ex Presidente del Consiglio, persona evidentemente facoltosa, nel marzo del 2022 si non sposa, a 85 anni, con la sua non moglie che di anni ne ha 32. E nel 1650 come vedeva la società un matrimonio con queste caratteristiche … ricco ereditiero sposa ragazzina? Chiederei agli storici, ai sociologi, di spiegarci cosa poteva significare un matrimonio del genere nel 1653, io non ne ho le competenze. Ho però il sospetto che fosse abbastanza normale per un uomo ricco, scapolo, potersi sposare con una giovane donna; ho il sospetto che ne fosse innamorato, che l’amasse; ho il sospetto che lei, debole nei suoi confronti (donna, inesperta, forse mal consigliata dalla sua stessa famiglia) avesse alla fine ceduto.

Non sarà un matrimonio felice, un figlio poi l’abisso, ci sarà un tradimento, quello di lei. Margherita tradirà e andrà via di casa, secondo il mio personalissimo parere (non ho alcuna fonte su cui basare tale ragionamento) cacciata. Comunque siano andate le cose siamo di fronte a un dramma familiare, a un dolore che sconvolgerà le vite di almeno tre persone, Bartolommeo, Margherita e il loro figlio Evandro. Troverete chi romanza tali storie, ma se vogliamo sapere davvero cosa è successo dobbiamo fermarci ai fatti e le certezze che abbiamo sono poche.
Sappiamo che intorno al 1660 Bartolommeo lascia Domus Quietis e torna con il figlio Evandro nella casa del padre, in piazza. Sappiamo che il suo cuore e il suo animo non sono più gli stessi, sappiamo che scriverà versi di dolore e rabbia contro la moglie, è un uomo ferito. Passerà gli ultimi anni della sua vita in solitudine.
Bartolommeo muore il 24 marzo 1673 Barberino, è sepolto nella stessa Pieve, a San Silvestro, dove sono state celebrate le sue nozze. Delle sue spoglie non c’è più traccia, prima o poi cominceremo a cercarle.
Sarebbe bello sapere, capire, se fu sepolto nella Pieve per la sua ricchezza, per la potenza della sua famiglia, per intervento del fratello Corsino, o per i suoi meriti, per l’amore e l’allegria che ha dato alle sue genti, ai suoi contemporanei, a Barberino. Propendo sulla seconda ipotesi ma forse sto romanzando anch’io, più probabilmente la verità sta nel mezzo.
Ma in fondo interessa poco la sua vita, la parte interessante è la sua opera e la sua opera è Il Torracchione Desolato, poema eroicomico, venti canti in ottave … che meraviglia!

Non sono un letterato ma se amate Barberino, se pensate di conoscere questa parte di Mugello, non potete non aver letto Il Torracchione Desolato. Non potete non sapere chi è l’Imperador d’Ortaglia, il Conte di Mangone, il Nini, Polinesa, Bruno, Casimiro, Lesbina, Sirmalia Sodi e le altre decine e decine di personaggi in esso presenti. Non potete non cercare la Lora, che non è un’area industriale, e Ortaglia, Cirignano, Mangona, il Castello, Latera, Gagliano, i’ Canto de Lupo e le decine di località di Barberino, del Mugello e oltre, che il poeta inserisce nella sua opera. Non potrete non ridere e sognare con Elisea ed Elisabetta al Falterona, o con Lesbina in fremente attesa di Casimiro, al Torracchione.
Non potrete non cercare il Torracchione, la musa, la fonte di ispirazione di Bartolommeo.
Io l’ho fatto, ho riso e pianto con il Poeta ed ho sognato … metterlo in scena il Torracchione Desolato, ricordarsi di chi era qui prima di noi, di chi con amore, allegria e fantasia ha cantato questa terra.
Ho chiesto aiuto ad amici, e sono già tanti quelli che con me ci proveranno, non so se riusciremo a farcela ma ci stiamo provando … l’è un poema, l’è lungo! A teatro si rischia il suicidio di massa degli spettatori sul finire del primo atto … ma vogliamo provarci lo stesso. L’obiettivo non è l’opera d’arte, quella già c’è, l’obiettivo è restituire una storia, un viaggio attraverso un Mugello epico. L’obiettivo è quello di continuare a lottare in un mondo che tra epidemia e guerra sembra volerci togliere la voglia di vivere, i sogni; ma a Barberino i sogni li abbiamo ancora e poco male se non si realizzeranno, l’importante è continuare a sognare.
Antonio Costa
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 febbraio 2023
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