“Acqua Impera”, l’acqua minerale di Firenzuola
FIRENZUOLA – La sorgente si trova nei pressi di Contessalina, nella tenuta del Palasaccio. Nel 1927 venne autorizzata la cooperativa invalidi e mutilati “Italia Nuova” di Firenzuola “a mettere in vendita ad uso bevanda, sotto il nome di Impera, l’acqua minerale naturale della sorgente Palasaccio in Firenzuola”.
Italia Nuova venne costituita, qualche tempo prima, da ex combattenti della prima guerra mondiale, con un capitale di 20000 lire diviso in 200 azioni da 100 lire ciascuna, corrispondente a circa 16000 euro di oggi. Nel 1934 la gestione passa alla società anonima Impera di Firenze, e con decreto del 5 novembre 1934, il ministero dell’interno autorizza detta società a continuare la commercializzazione di detta acqua. L’autorizzazione alla libera vendita viene revocata con decreto pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 16 marzo 1954.
Si trattava di un’acqua bicarbonato alcalina, con azione anticatarrale e antipercloridrica. Temperatura alla sorgente 12,8 gradi, residuo fisso gr. 1,189. Ma a parte la fonte dell’Impera, quante e dove erano le altre sorgenti nel territorio di Firenzuola? Tralasciando le sorgenti di Pietramala come l’Acquabuia, tecnicamente acque minerali, ma non impiegabile per utilizzo umano a causa della presenza di metano e petrolio, poche sono le fonti, che nel tempo sono state censite.
La più documentata è una sorgente che si trovava sul greto ghiaioso del torrente Violla, non lontano dalla confluenza con il Santerno, in un luogo chiamato Pratolino, non so se tale sorgente sia ancora individuabile. L’acqua che ne sgorgava venne analizzata nel 1823 dal professor Taddei e nel 1834 dal professor Giulj; si trattava di un’acqua sulfurea fredda, leggermente acidula e indicata per i calcoli renali.
Probabilmente si pensò, nella prima metà dell’ottocento, allo sfruttamento della sorgente, ma l’idea venne accantonata poiché sgorgava in quantità troppo piccole. Un’altra sorgente di acqua minerale, definita solforosa termale, si trovava lungo il fiume Santerno nei pressi di San Pellegrino, sotto i ruderi del Castellaccio della Colla, era considerata interessante per usi terapeutici, ma che di fatto non venne mai sfruttata.
Dovrebbe essere quella che oggi chiamano “Acqua calda” e dove un tempo, per l’alto contenuto di zolfo, usavano lavarci i cani per eliminare i parassiti. Di altre tre sorgenti d’acqua sulfurea, ce ne dà notizia Guglielmo Jervis nel suo “I tesori sotterranei dell’Italia” del 1881, due delle quali erano ubicate presso Casanuova (una presso Chiesavecchia e l’altra di localizzazione incerta) e una nelle vicinanze di Piancaldoli, forse da identificare con quella che oggi viene chiamata “Rio Zolferino” o “Fonte di Mercurio” e che si trova esattamente vicino a Giugnola. Ho notizia anche di alcune altre fonti di acqua sulfurea: una a Bagnolo, vicino a Rifredo, tuttora attiva; un’altra nei pressi di Coniale, dove sgorgava in una bella pilla di marmo, rubata anni addietro; un’altra ancora vicino a Cerreta, lungo il torrente Diaterna.
(Grazie a Matteo Moncelli per le preziose informazioni.)
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 28 Gennaio 2023