Agostini, Cesare – Di Cesare, Vittorio – Santi, Franco. La strada Flaminia Militare
Agostini, Cesare – Di Cesare, Vittorio – Santi, Franco. La strada Flaminia Militare. Testimonianze archeologiche sulla dorsale sinistra del Savena tra Bologna e il Passo della Futa alla ricerca della strada del 187 a.C. – Bologna : Studio Costa, 1989. – 127 p. ill. 30 cm
Soggetti: Territorio
Classe Dewey: 625.7
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Cesare Agostini e Franco Santi, gli autori, iniziano la loro avventura, per dirla con le parole scritte in questo libro, nel 1977. La storia invece, plausibilmente, nel 187 a.C.. Sui ricordi, chiacchiere da veglia e fervide intuizioni, hanno dato vita ad una ricerca che, con il tempo, è diventata un concentrato di sapiente indagine scientifica. I due appassionati archeologi, titolo che meritano pienamente e senza riserve, sono riusciti ad individuare il tracciato di una antica strada, di sicura manifattura romana. Ecco il percorso schematico: da Pian di Balestra a monte Bastione, da Piana degli Ossi a Passeggere, da monte Poggiaccio a poggio Castelluccio, (versante nord del Passo della Futa – nei Comuni di San Benedetto Val di Sambro e Firenzuola) – fino ad il Poggione, sopra Monte di Fo’ (nel Comune di Barberino di Mugello).
A quote oscillanti fra i settecento ed i millecento metri, immersi in boschi di faggi e abeti, ci hanno riconsegnati dall’oblio importanti tratti di lastricato di sezione omogenea, pari a otto piedi romani. Circa due metri e quaranta centimetri. L’imponenza della struttura stradale, logicamente riferita al periodo in cui venne costruita, rende subito l’idea di quanto fosse importante questa opera. Attestata l’antichità dei reperti riesumati, la particolare tecnica costruttiva e la lunghezza del tracciato, hanno fatto ipotizzare che possa trattarsi della diramazione viaria citata da Tito Livio che, dalla consolare Cassia, consentiva di collegare Arezzo, Firenze o Fiesole a Bologna. La costruzione parrebbe esser stata promossa dal console Caio Flaminio, nel secondo secolo avanti Cristo, per facilitare il rapido spostamento delle legioni verso i confini nord dei territori sotto il dominio di Roma. Da qui il nome attribuitole dagli autori, “Flaminia Minor” o “Flaminia Militare”. Ciò per distinguerla dalla più famosa “consolare Flaminia”, che congiunge Roma a Rimini.
Un ritrovamento eccezionale. Nella storiografia ufficiale non esiste una traccia seria e convincente: solo ipotesi che, peraltro, tendevano a privilegiare il passaggio di assi stradali su altri crinali o da borghi diversi. Ricordiamo, ad esempio, per tutte, gli scritti di Daniele Sterpos sulla antica strada del Passo dell’Osteria Bruciata, da Marcoiano a Cornacchiaia passando per Roncopiano. Ancora. Nella stessa “tabula peutingeriana”, assurta ad icona della cartografia ufficiale del sistema viario romano, non vi si trova alcun accenno che possa farne intuire l’esistenza. Inoltre, l’enigmatico postulato di tutti gli storici, che si sono occupati della viabilità antica nella vallata mugellana, concordi nello stabilire l’etimologia del toponimo Badia a Vigesimo, a Barberino di Mugello: ossia, ventesimo miglio, indubbiamente romano, dall’inizio di un percorso. Nessuno che abbia, poi, documentato, prima di loro, la possibilità che tale percorso proseguisse oltre quella località.
Oltre al rinvenimento di cospicui tratti di lastricato, hanno scoperto l’impianto di una fornace, a Piana degli Ossi, spezzoni di acquedotto di certa costruzione romana, i resti di un ingombrante edificio, forse una “mansione” o una “mutatione” (posto di sosta o alloggio per un presidio militare). Ad oggi la loro ipotesi è quella che il percorso rintracciato proseguisse, più o meno, da Santa Lucia e Montecarelli, lungo l’attuale strada statale del Passo della Futa, fino a Le Maschere e Colle Barucci, per poi guadare il Sieve in località Colombaiotto. Un’area oggi ormai sommersa dalle acque dell’invaso di Bilancino, ove vennero dissepolti i resti di un antico ponte, nel corso degli ingenti movimenti di terra che ne caratterizzarono la costruzione. Questa asserzione, condivisibile o meno, porta quale diretta conseguenza che Badia a Vigesimo, sia stata edificata in epoca successiva, ritenendo il tratto di strada, che si inerpica costeggiando i terreni attorno alla Pieve di San Gavino, fino al bivio di Montecarelli, una variante del periodo imperiale. Tale concetto va comunque esteso anche al tracciato che da Badia a Vigesimo, attraverso il passo delle Croci di Combiate, scende a Calenzano: tracciato che, guarda caso, ai nostri giorni è censito nello stradario provinciale con il nome “strada provinciale militare”. (Gianni Frilli)
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 07 marzo 2018