Al Chini Contemporary di Borgo San Lorenzo arriva la mostra personale di Alberto Garutti
BORGO SAN LORENZO – Apre al pubblico sabato 15 ottobre la prima personale di Alberto Garutti al Chini Contemporary. Alberto Garutti è il quinto artista contemporaneo ad essere ospitato nella monumentale Villa Pecori Giraldi di Borgo San Lorenzo – Firenze. Curata da Alessandro Cocchieri in collaborazione con RAM, Radioartemobile e ZERYNTHIA – Associazione per l’Arte Contemporanea OdV, l’esposizione – realizzata nell’ambito del progetto curatoriale “Artista chiama Artista” – grazie alla preziosa Courtesy della Fondazione Enrico Castellani, propone una installazione “poetica” e “ragionata” che “cristallizza” in “unica soluzione” due momenti importanti della carriera di Alberto Garutti.
Nelle sale del Chini Contemporary viene presentata “in chiave inedita ed emozionale” l’opera, intitolata “Credo di ricordare” realizzata nel 1974, che sancì l’esordio ufficiale dell’artista quando venne presentata nel 1975, per la sua prima personale, negli spazi della Galleria Diagramma di Luciano Inga Pin a Milano. L’opera “esordio” che si compone di 32 fotografie viene, in questa suggestiva esposizione, incastonata nell’audio delle registrazioni di tutte le parole che gli spettatori pronunciarono alla sua prima retrospettiva, curata da Paola Nicolin e Hans Ulrich Obrist, presentata al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (PAC) nel 2012.
Così l’artista ci introduce alla sua opera: “Piccoli oggetti comuni (scarpe, cuscino, gettoni telefonici, dischi, sigarette…) – che abitavano la stanza tanto quanto me – fotografati singolarmente, diventavano i soggetti di una storia intitolata “Credo di ricordare”. L’opera fotografica composta da 32 elementi – intervallati da citazioni tratte dagli Essais di Montaigne – è fulcro della mostra alla Galleria Diagramma, e pone l’attenzione sui protagonisti dello “sfondo” della mia quotidianità. Il titolo dichiara già in partenza il tipo di posizione dubitativa, interrogativa ed esitante che decisi di prendere da allora in avanti: l’idea dell’attenzione e della cura verso la realtà che ci circonda, l’attitudine costante a confrontarsi con un limite, la predisposizione ad essere sempre aperti al dubbio come strumento conoscitivo, la consapevolezza della propria fallibilità. Seppure solo in apparenza lontana dalle istanze ideologico-politiche dei primi anni Settanta, “Credo di ricordare” è un piccolo manifesto dell’idea stessa di fragilità, e in quanto tale è per me un’opera fortemente politica. Giancarlo Politi, che visitò la mostra, decise di pubblicare la mia opera sul numero di Flash Art di maggio dello stesso anno.”
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 ottobre 2022
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