Badia di Santa Maria ad Agna
DICOMANO – Il territorio di Agnano occupa una zona collinare sulla sinistra idrografica del torrente Dicomano, lungo la statale che sale alla montagna di San Godenzo. Dall’abitato di Carbonile una scomoda campestre segnalata si inoltra fra seminativi incolti e fitti boschi di farnie, per arrestarsi in breve sul sagrato della chiesa di Santa Maria ad Agna, da sempre conosciuta come la Badia.
Per la sua natura appartata il luogo appare oggi poco frequentato anche se la semplice analisi del nome lascia intuire origini molto antiche, probabilmente adagiate almeno in epoca romana. Tuttavia la storia più documentabile di quest’angolo del Mugello orientale, sembra riferirsi all’era medievale e alla lunga presenza che i Conti Guidi ebbero su tutto il territorio di Dicomano. Proprio sopra la chiesa, nella parte più elevata della collina, i potenti feudatari avevano edificato il Torrione, un avamposto turrito per la guardia e il controllo di accesso a Castel del Pozzo, la fortificazione che dalle alture di Frascole consentiva il dominio completo su tutta la loro Contea. Nel 1039 le monache benedettine di Sant’ Ilario a Sant’ Ellero, avevano il controllo sulla chiesa di Agnano, con il possesso di molti seminativi e boschi nel territorio circostante. Presso la chiesa di Santa Maria ad Agna nel 1050, si sarebbe costituito un monastero di monaci sotto il controllo delle stesse benedettine di Sant’Ilario. Le carte dell’epoca non ci informano a quale ordine appartenessero i religiosi, di certo sappiamo invece che il monastero fu riconfermato ancora alle monache di Sant’ Ellero nel 1191, con un diploma dell’Imperatore Arrigo VI.
Da qui sembra aver preso forma il titolo di Badia, anche se l’assegnazione del termine sembra del tutto impropria in quanto il ruolo del cenobio fu sempre e unicamente quello di priorato. Il 28 dicembre del 1253, una bolla pontificia di Papa Alessandro IV decretava la soppressione del monastero benedettino di Sant’Ellero e tutti i suoi beni, compreso il priorato di Agnano, confluirono nel grande patrimonio di Santa Maria a Vallombrosa. All’ inizio del Cinquecento Santa Maria aveva ormai ottenuto il titolo di rettoria, inserita naturalmente nel piviere di San Giovanni Battista a Sandetole. Il suo ruolo sociale nella zona appariva importante, sostenuto da un consistente numero di terre spezzate, boschi e poderi. In quel momento storico sul campanile della chiesa suonavano due campane, l’aula ad unica navata era coperta a cavalletti con pavimento di mattoni. Gli altari erano tre, corredati di preziosi arredi. Sopra l’Altar Maggiore, insieme alla grande croce di legno “all’antica”, era “una tavola dorata con sue figure”(probabilmente un’opera trecentesca a fondo oro), il ciborio era di legno dorato affiancato da quattro candelieri dorati e due di ferro. Agli altari si alternavano paliotti di cuoio con ricami in oro ad altri di finissimo broccato.
Un aspetto ricco ed inusuale per una chiesa di campagna dell’epoca, condizione che si manterrà inalterata anche nei secoli successivi, con l’aula descritta in maniera analoga nei documenti di fine Ottocento, momento in cui vi troviamo aggiunti i quadri di San Lorenzo e una tela dell’Assunzione di Maria a decoro degli altari laterali. Nello stesso momento storico era sistemato nel coro un raffinatissimo tabernacolo in pietra databile alla fine del Cinquecento. La scossa di terremoto che travolse il Mugello il 29 giugno 1919, infierì in maniera particolare su questo antico luogo di culto.
Una rara foto d’epoca ci mostra la chiesa ridotta ad un informe cumulo di macerie, con danni irreversibili anche agli ambienti della canonica. La ricostruzione avvenne negli anni successivi ad opera di don Giovanni Piccioli che si adoperò per mantenere inalterato l’impianto romanico primitivo restituendoci tuttavia, un edificio di stile tipicamente neomedievale.
Il paramento esterno appare realizzato in bozze di arenaria di taglio regolare e di pezzatura diversa, con rari elementi della muratura originale individuabili nella piccola abside e nella parte inferiore della parete settentrionale dell’edificio. Il campanile munito di quattro campane, ha base quadrangolare e si prospetta sul lato destro della facciata.
Una piccola scalinata precede l’ingresso, con il portale recante sugli stipiti due crocette in bassorilievo e sormontato da una lunetta con l’immagine del Buon Pastore ormai in forte deperimento.
Nella parte superiore della facciata è l’oculo circolare con vetrata a rulli. L’interno nella sua semplicità, offre il fascino degli edifici medievali, con paramento di bozze a vista analogo a quello esterno.
Coperta a capriate, la chiesa ha navata unica con pavimento di mattoni e presbiterio rialzato di due gradini. L’Altar Maggiore ha forma compatta, ottenuta dall’assemblaggio di più elementi lapidei. Di collocazione post-concilio, consente la celebrazione verso i fedeli. Coeva alla disposizione dell’Altar Maggiore dovrebbe essere quella del tabernacolo del SS. Sacramento posto al centro del coro.
Il manufatto di pietra si eleva su di una colonna quadrangolare, ha fronte decorato con crocetta a fondo oro nel timpano e la porticina di legno intagliato recante l’immagine del Cristo nell’atto di spezzare il pane. Il presbiterio si conclude nella piccola abside illuminata da una stretta monofora. Ai lati dell’abside, sulle pareti laterali del presbiterio, vi sono due tabernacoli di foggia analoga, destinati rispettivamente all’Olio per gli infermi e alla custodia del Santissimo Sacramento.
Nell’aula, sulla parete destra in prossimità dell’ingresso, si apre la cappella dedicata all’Ascensione di Maria, con piccolo altare di pietra eretto nel 1924 per grazia ricevuta.
La cappella, interamente decorata con dipinti murali in occasione dell’anno mariano del 1954, mostrava in origine un soffitto azzurro, costellato di piccole stelle dorate e le pareti laterali decorate con pannelli di finto marmo. Sopra l’altare resta ancora visibile parte del Mistero dell’Ascensione, con la Madonna sorretta da uno stuolo di angioletti, raffigurata sullo sfondo del paesaggio circostante con la figura della chiesa di Agna in evidenza a destra del dipinto.
Sulla parete destra della cappella è la porta di accesso al campanile, sovrastata da un fregio dipinto a motivi floreali.
Sulla parete sinistra si apre invece un piccolo spazio dedicato al Fonte Battesimale. L’ambiente molto ridotto, conserva il Fonte di pietra con base ottagonale; sulla parete di fondo resta l’immagine di San Giovanni Battista e sulla volta a botte il simbolo della Colomba. A destra del Fonte Battesimale è murato un elegante tabernacolo con porticina dipinta e stemma nobiliare nella sua parte inferiore.
Tornati nell’aula, sulla parete sinistra una nicchia centinata ospita il dipinto murale raffigurante San Pio X, apposto nel 1954, omaggio all’epico evento in cui il Pontefice fu canonizzato.
Questa pittura, assieme a quella del Fonte Battesimale, della cappella dell’Ascensione e della lunetta sopra l’ingresso, sono attribuibili a Giovanni Bassan, pittore trevigiano che operò assiduamente nelle diocesi di Arezzo e Fiesole prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale. La Badia di Agna appare oggi come elegante riferimento di un ambiente collinare ancora integro, inserita in un complesso rurale antico ed egregiamente ristrutturato, ricco di elementi d’epoca e simboli che ne raccontano la sua storia antichissima.
Scheda e foto di Massimo Certini
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – settembre 2020