Bilancino, proviamo a ricordarne le origini?
MUGELLO – E’ bastato un post di Luca Varlani con una foto che ricorda un manifestino sul lago di Bilancino a ridestare un dibattito mai sopito. La provincia fiorentina, e non solo, è terra dove la polemica e le contrapposizioni non finiscono mai. Né nell’insediamento né sul realizzato.
E infatti subito si è acceso il fuoco, chi ha cambiato idea, chi no, chi si è dato pace, chi rimpiange. Dal “Filo” mi chiedono se si può ancora commentare; si può solo ricorrendo al precedente pezzo, rintracciabile sul giornale online, al solito ampio, anche troppo, pubblicato non molto tempo fa (articolo qui).
Potrebbe essere utile ripercorrere la gestazione e le fasi che portarono alla realizzazione, con annesso il dibattito anche aspro, affinché non si guardi solo l’ultima fase del film, e si considerino gli oppositori, degli “ottusi provinciali” come titolò il suo intervento in un convegno che si tenne alla Torraccia a Borgo San Lorenzo, Guido Molinelli, animatore del movimento e commentatore di Radio MFM, concludendo con la richiesta: “Ma vogliamo chiarezza”.
Bisogna ricordare che l’idea di Bilancino nacque in forma primitiva all’inizio degli Anni Sessanta, per la produzione di energia elettrica e per l’approvvigionamento in particolare della piana di Prato. Addirittura con “l’esproprio” di acqua attraverso un tubone, come poteva far presagire un progetto di uno studio milanese in voga nel periodo. Il dibattito ripartì subito dopo l’alluvione del 1966 e divenne uno dei punti programmatici della Regione di Lagorio e Bartolini (insieme all’aeroporto a San Giorgio a Colonica).
Seguirono diversi passaggi, lo Studio di Baldovin, Hautmann, Forasassi con Martelli capo ingegnere del neonato Consorzio Schema 23, che doveva occuparsi della regimazione dell’Arno con ampia visione regionale; Consorzio che doveva gestire il tutto in cui figurava solo il Comune di Barberino – dopo anche la Comunità Montana – Prato, Firenze e i Comuni della piana, che avrebbero deciso che cosa si doveva fare sulla Sieve, che era in un altro territorio.
Con il 1978 partì un’ondata di critiche e perplessità sull’opera, che aggregò molti soggetti non omogenei, da Radio MFM (attualmente Radio Mugello) nata da poco ma presente sui temi della collettività (come sull’Autodromo, sull’Ospedale) ai redattori di “Al Contrario” un giornale che aveva le radici nel circolo “La Comune” riferibile alla sinistra radicale, a spezzoni di partito, come il PSI che si stava marcatamente distinguendo dagli organismi provinciali. Le forze politiche si spaccarono, ci fu contrapposizione tra le sezioni locali e le Federazioni fiorentine. Ma di questo si è parlato nel commento che richiamavo all’inizi0.
Il Mugello voleva capire e chiedeva chiarezza, dunque; non con i tuttologi – oggi ancora più in voga – ma con soggetti competenti, il direttore dello Ximeniano padre Dino Bravieri, geologi come Giuliano Rodolfi, docenti della Facoltà di Agraria, insieme naturalmente a WWF e Italia Nostra, ma questo era scontato, essendo da sempre contrari a tutto. E la Radio dava spazio e voce al malcontento. Io stesso nel 1978 ebbi modo di scrivere su Avvenire, dando conto di pro e contro.
Si susseguivano le iniziative, convegni, approfondimenti: Alvaro Masseini per il Comitato politico per la difesa del territorio, Molinelli, Bravieri, Rodolfi partecipano al confronto sul territorio. Si mette a punto una “proposta di legge per una consultazione regionale diretta delle popolazioni interessate relativa alla realizzazione dell’invaso di Bilancino”. Un’idea ce la possiamo fare rileggendo la raccolta di scritti ospitati realizzati da Radio MFM,
Si trattava in fondo di un invaso in pianura, diciamo, a 252 metri di altitudine, una superficie occupata di 5 chilometri quadrati, con una profondità massima di 31 metri, 230 miliardi di lire di costi previsti, che arriveranno ad oltre 600. Un bestione che preoccupava. E i 5 punti della foto pubblicata da Varlani sono lì a testimonianza. Nel 1984 partono i lavori di sbancamento, la proposta di legge viene respinta dal Consiglio Regionale inventandosi motivazioni che impediscano la pronuncia degli abitanti. La polemica nei partiti esplode.
Ricordo una tesa riunione del Comitato di Zona del PSI con la presenza del Vice Presidente della Giunta Paolo Benelli – che a mezzanotte se ne andò adirato – e del segretario della Federazione Ottaviano Colzi, che ci avvertì: “io non me ne vado finché non si finisce”. Cosa che avvenne che già albeggiava. Così come un confronto aspro ci fu tra Renzo Mascherini, accompagnato dal suo Vice Giancarlo Fabbri e Gianfranco Bartolini, che si sgolava nel presentare i lati positivi e non intendeva impegnarsi per altre provvidenze.
La partita era persa.
O così potrebbe essere letta. Tuttavia la mobilitazione dell’opinione pubblica riuscì a introdurre molte modiche: non più invaso ma lago, non tubone ma “fiume acquedotto”! A cui avrebbero potuto attingere le attività e i comuni che erano posizionati sul corso del fiume fino a Pontassieve, una spinta all’utilizzo turistico e valorizzazione della località.
Per quello che mi riguarda ricordo che chiedemmo la presenza di un “mugellano” nel Consorzio Schema 23, e al momento del rinnovo con la Presidenza di Pierlorenzo Tasselli entrò anche Giancarlo Fabbri, già vice sindaco di Dicomano e Vice Presidente della Comunità Montana, in quota alla delegazione socialista.
I lavori oltrepassarono la metà degli Anni Novanta, complice la stasi per il ricorso della Sovrintendenza, e l’ennesima bufala della Procura di Firenze, con Crini e Canessa che spedirono in galera 14 persone, tra cui il Presidente della Giunta Regionale Marco Marcucci, PDS, e Tasselli, oltre a una serie di tecnici della Regione e delle ditte Cogefar, Lodigiani e CMC di Ravenna. Inchiesta finita nel nulla, tutti assolti e la carriera di Marcucci rovinata. Ha fatto molti anni dopo il Sindaco di Viareggio, sua città.
Ci sono state una serie di “migliorie” indubbie, dalle sponde ai manufatti. Ciascuno può dedurre una sua opinione. Due cose sono ormai assodate, in caso di nuova alluvione con le condizioni del 1966 (Dio non voglia) Firenze andrebbe sotto quasi con le stesse proporzioni perché il “Progetto pilota per l’Arno” è un sogno neanche abbozzato; la siccità non dovrebbe più esserci nella piana fiorentina.
Ora rimane la questione dell’uso dell’area di Bilancino. Così non va. Altro dato certo. Lo stesso Comune le ha provate di tutte per far decollare un utilizzo economico della zona. Bisognerebbe unire le forze – almeno dei comuni del Mugello – e costruire un’ipotesi, dalle strutture ai parcheggi, dalla viabilità alle attrattive, per trasformarlo in un punto di forza e di integrazione dell’offerta.
Massimo Biagioni © Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 febbraio 2022
Col senno di poi, riprendiamo i 5 punti del manifesto: i primi 3 sono tuttora validi, gli altri 2 no (l’impaludamento ad ora non c’è e il clima non è cambiato). Purtroppo poco si può dire in positivo: a me il lago piace, ma non mi sembra abbia portato sviluppo turistico; la centrale elettrica è stata fatta, ma la produzione è irrisoria. Forse l’unico dato positivo è la regimazione di Sieve ed Arno, per cui si riducono sia piene che siccità estiva.
In conclusione: i soldi pubblici potevano essere spesi meglio.