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Cafaggiolo e le sue tante storie

MUGELLO – Dai fasti della residenza medicea rinascimentale al declino nel tardo periodo granducale; dalla svendita demaniale a dipendenza conventuale dei frati trappisti; poi anche laboratorio caseario; infine da associazioni umanitarie a società di capitali. Insomma diversi cambi di proprietà e altrettanti usi. Cafaggiolo, una villa antica sopravvissuta, per ora, a tante storie.

Cafaggiolo. La bibliografia sul luogo è vasta. In tanti si sono cimentati a scriverne la storia, più o meno con dovizia di particolari e riferimenti documentali. Sicché sui fatti e sulle vicende del passato, francamente, poco c’è da aggiungere. Però ne riparliamo, così, per tenerne vivo il ricordo degli antichi fasti, anche per non dimenticarne i momenti bui, sperando di suscitare nuovo interesse. Iniziamo con la frase che spesso ricorre nell’introdurre una narrazione che inizia tanto tempo fa: “forse un fortilizio, o qualcosa di simile, esisteva già in epoca romana, poi rimaneggiato e ricostruito negli ultimi decenni del 1200 dalla Repubblica fiorentina”. Appunto, forse. Del resto, è un incipit che ben si presta anche per altri luoghi del Mugello. Già, fra storia e tradizione.

Nelle “Missive della Signoria”, conservate presso l’Archivio di Stato di Firenze (A.S.F.), si trova la corrispondenza con l’allora Vicario del Mugello, nell’anno 1349, in cui si legge “I comuni di Villanova e Campiano deputammo alla guardia e fortificazione di Chafaggiolo”, cioè una citazione da assurgere a prova documentale. Diversi decenni dopo, nel 1427, nel regesto che annotava le trascrizioni catastali è iscritta a “Averardo di Francesco de’ Medici anche in nome di Giuliano suo fratello o che dicesse in Francesche suo nipote” la proprietà di “Un habituro acto a fortezza posto in Mugello, luogo dicto Chafaggiuolo”. In seguito passerà di mano in mano, da un ramo all’altro della famiglia de’ Medici. Cosimo il Vecchio la farà ristrutturare e ingrandire dal proprio architetto di fiducia, Michelozzo Michelozzi e l’arricchirà con il dipinto più conosciuto “La pala di Cafaggiolo”, opera di Alesso Baldovinetti, oggi alla Galleria degli Uffizi. Diverrà la villa di campagna preferita da Lorenzo il Magnifico dove saranno ospitati artisti, letterati e uomini di scienza: Poliziano, i fratelli Pulci, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola. Registrerà il soggiorno anche di papa Eugenio IV nel 1436 e di papa Pio II nel 1459. Qui trascorreranno adolescenza e giovinezza i due cugini cardinali della casata, poi loro stessi eletti papi, Leone X (Giovanni di Lorenzo il Magnifico) e Clemente VII (Giulio di Giuliano).

Dal 1468, circa, per oltre un secolo, saranno fiorenti quelle che lo storico Francesco Niccolai, nelle sue pubblicazioni, definisce “Le arti industriali di Cafaggiolo”. Precisamente, la fornace dei mattoni, la fabbrica delle ceramiche e quella degli specchi. Specialmente quest’ultime ricordate come opifici di grande prestigio, con manufatti di valore conservati nei musei continentali e in quelli d’oltre oceano.

Nella notte e il mattino del 10 Luglio 1576, fra le mura di Cafaggiolo, si consumò uno dei non pochi episodi oscuri di casa Medici, un omicidio che la famiglia tentò artatamente di derubricare a incidente: Don Pietro, figlio di Cosimo I e fratello del granduca Francesco I, strangolò la giovane moglie Dionora da Toledo (clicca qui per articolo). Una storia, questa, di tradimenti coniugali fatti e ricevuti, un costume dell’epoca senza tempo, restio a scomparire.

Nel 1737 con la morte di Giangastone, l’ultimo de’ Medici, si estinse la linea genealogica originaria. Da qui iniziò una girandola di eredità e compravendite. Infatti Cafaggiolo, come altri beni granducali, divenne proprietà degli Asburgo-Lorena successori nel governare la Toscana. Nel 1864, con l’annessione al Regno d’Italia, immobili e terreni della tenuta vennero alienati dal Demanio al principe Marcantonio Borghese, al contempo proprietario anche del vicino castello di Trebbio. Nel 1936 entrambe le ex residenze medicee furono acquistate dal banchiere romano Enrico Scaretti. Qualche anno dopo ancora una vendita: Cafaggiolo divenne proprietà della Congregazione dei Frati Trappisti di Roma che adattarono parte della villa a convento, parte a asilo e a laboratorio artigianale di formaggi. Un atto notarile del 1965 trasferì il bene a don Pietro (Piero) Gelmini per l’attività della propria associazione sociale e umanitaria. Un’esperienza breve che terminò appena un anno dopo e, successivamente, nel 1970, a seguito di gravi difficoltà economiche, il tutto passò ad una società di capitali con sede a Roma. Infine eccoci agli ultimi decenni, con altri cambi di proprietà, almeno due. Ma questa, per ora, non è storia.

Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 novembre 2020

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