VICCHIO – Vespignano ha un tesoro artistico, che pochi conoscono: una preziosa opera quattrocentesca, un affresco del pittore Paolo Schiavo. E sabato sera, nella chiesa di San Martino, tanta gente, presenti tra gli altri il sindaco Filippo Carlà Campa e la funzionaria della Sovrintendenza Jennifer Celani, insieme al restauratore Simone Vettori si è tenuta una cerimonia semplice, ma molto partecipata con la scopritura del dipinto restaurato, accompagnata da un canto mariano, cerimonia che poi si è trasformata in una interessantissima lezione di arte.

Dopo gli interventi “locali”, con Gianna Bacci che ha raccontato la genesi e le difficoltà del restauro, il sindaco, che ha sottolineato l’importanza dell’evento per Vicchio e il diacono Luca Gentili che ha richiamato il valore spirituale del dipinto auspicando che il nutrimento che la Vergine offre favorisca un ritorno alle sorgenti della fede, sono intervenuti Jennifer Celani e il restauratore Simone Vettori, che hanno ben spiegato il valore e il significato di quest’opera d’arte.
La funzionaria della Sovrintendenza ha avuto parole di lode per il dicomanese Vettori, ricordando la sua bravura e competenze e rivelando che egli di recente ha lavorato anche alle stanze di Raffaello nella Città del Vaticano, ed elogiando il lavoro compiuto a Vespignano, “un restauro che non si vede, quel restauro che ripristina senza intervenire sull’opera e che ha restituito tutto”. Ha poi tenuto una breve ma intensa lezione di storia dell’arte, soffermandosi sulla rarità delle immagini delle Madonne del Latte, dando una lettura affascinante del dipinto e del suo significato, e soffermandosi anche sull’autore, “un pittore estremamente interessante”,quel Paolo Badaloni, che si è formato accanto a grandi pittori, un artista quotato e noto che ha lavorato in diverse parti d’Italia; concludendo con alcune notazioni che confermano l’attribuzione del dipinto al pittore quattrocentesco.


Mentre il restauratore dicomanese, con l’aiuto di numerose immagini ha raccontato il non semplice lavoro di restauro. “Sono molto emozionato -dice Vettori-: quando si restituisce un bene come questo alla comunità è un guadagno per tutti e una grande emozione. E come restauratore, pensare al fatto che in qualche modo questa opera abbia aspettato proprio te, dà un orgoglio speciale. L’affresco di Vespignano ha un alto valore qualitativo, per la sua definizione, il disegno e l’impostazione, è il Paolo Schiavo più raffinato, un pittore che in Mugello ha lavorato tanto ma che qui ha dato davvero un’alta prova di sé”.

Gianna Bacci, a nome della comunità di Vespignano, esprime soddisfazione per essere riusciti nell’impresa di restaurare l’opera, “che -dice- è qui da tempo immemorabile, anche se in altra posizione all’interno della chiesa. L’abbiamo vista sempre sporca, danneggiata ma si capiva bene che sotto lo sporco c’era un’opera bellissima, di un grande artista, e abbiamo tentato, fin dal 2005 di restaurarla, cercando dei finanziamenti, perché questa è una parrocchia povera. Per due volte era andata male, ci avevano rifiutato il finanziamento. Poi un nostro parrocchiano, Francesco Boni, voleva che fosse restaurata, ci ha detto, ‘prima di morire’ e ha dato um impulso importante e così abbiamo ripreso anche la ricerca di altri finanziamenti: ha dato un aiuto rilevante il Banco Fiorentino e anche molte aziende locali e gli stessi parrocchiani hanno contribuito. E così ce l’abbiamo fatta”.

“E’ importante e meritevole -sottolinea Fabrizio Scheggi- cercare di valorizzare quello che è rimasto nelle nostre campagne, dove le chiese vengono sempre più abbandonate. Invece qui a Vespignano c’è ancora un popolo che segue le funzioni religiose e dove vengono fatte attività importanti, come qui vicino con la Casa di Giotto; quindi recuperare un affresco del Quattrocento, posto in una chiesa così importante sul piano storico, perché non dimenitchiamo che è una chiesa antichissima nella quale il figlio di Giotto fece il parroco per alcuni anni ed è una chiesa che al suo interno ha alcuni elementi interessanti, recuperare un affresco di così grande valore è un modo per valorizzare tutto il patrimonio artistico del Mugello”.
Paolo Guidotti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 15 settembre 2019